SE IL NON GIOCO VALE 3 PUNTI
Di Luciano Scateni
Niente di certo, ma se l’esperienza vale qualcosa si può azzardare non senza amarezza, l’ipotesi che Conte ha già in chiaro il dopo Napoli e che poco gli stia a cuore il calcio spettacolare, che nel guidare gli azzurri sia impegnato da tempo a incamerare punti su punti con un quarto d’ora venti minuti, mezz’ora di calcio aggressivo e quasi un’ora di difensivismo esasperato, di sonnolento, ma tenace boicottaggio del nemico di turno, di calcio inguardabile considerata la mediocrità delle avversarie. Per chi ha amato la perfezione del Barca a guida Guardiola e scansionando la storia della squadra partenopea si è orgogliosamente emozionato per il calcio spettacolare del mister Vinicio, di Sarri, dell’era Maradona, il gioco iper utilitarista di Conte intristisce, perfino annoia e non di rado tiene in ansia per il rischio di non resistere al pressing di squadre tecnicamente inferiori a cui è permesso di diventare dominanti, fino a meritare il pareggio e perfino il ribaltamento totale del risultato. Cronaca succinta, perché l’uno a zero inflitto al Lecce offre ben poco al racconto dei 96 minuti che potrebbero aver regalato in anticipo ai “Forza Napoli sempre” la festa fantasmagorica per il quarto scudetto degli azzurri.
NEANCHE IL TEMPO PER CAPIRE quanto è duro stare in campo con 32 gradi della temperatura massima e il belga va in gol, annullato al minuto 1 e 50 secondi per un fuori gioco di pochissimi centimetri. Poi il mancato bomber belga è letteralmente scomparso. Un Napoli senza fantasia il gol lo trova al 24°. Punizione dal limite, calcia a ‘giro’ Raspadori, proprio dov’era il distratto portiere del Lecce. Lo imita Meret al minuto 37. Corner, testa di Gaspar, Meret sorpreso, salvato dalla traversa. Uno a uno sfiorato! Poi la noia mortale del Napoli in campo solo per difendere lo striminzito 1 a 0 e a fine gara esplosioni di orgogliosa napoletanità in quel di Lecce, a Napoli, nel vasto mondo della tifoseria degli azzurri. Difficile, ma proviamo a dimenticare il secondo tempo degli azzurri, che si sono consegnati al ‘nemico’, conseguenza della filosofia utilitarista di Conte che non smentisce chi lo considera esule da Napoli a campionato concluso. Dicono i detrattori che poco gli sta a cuore il bel calcio, molto di più l’arma di trattare per il suo futuro da allenatore-scudetto. Ridateci Sarri! DA STASERA IN POI, cioè fino al 90esimo più recupero dell’ultima di campionato, caro mister Conte “qui si evince la tua nobilitate”. Lei è fortunato. Tutto congiura per liberare l’energia a lungo repressa della città, perché Napoli, non solo del calcio, esploda di allegria contagiosa per un altro racconto della grande bellezza di Partenope, da Nisida alla Punta della Campanella. Freme d’impazienza la Napoli dei fuochi d’artificio, dell’esuberanza popolare. Lei ha fortuna: anche stasera non è mancata la celeste, compiaciuta strizzatina d’occhio di San Gennaro. E allora, le facciate dei palazzi nei quartieri spagnoli, si preparano diventeranno settori della galleria di murales celebrativi degli azzurri. Sogna Napoli, favorito nello lo sprint per il tricolore dalla sequenza finale di sfide almeno in teoria abbordabili. L’Inter, diretta contendente al titolo, è oberata di impegni più numerosi e ostici di campionato e Champions. Ci sarebbe dunque da gioire, ma almeno questa sera si oppone alla festa in arrivo la memoria ravvicinata di stasera, del Napoli messo alle corde dal derelitto Lecce.