Cilento Ricerche. Di Pasquale Martucci

Articolo già pubblicato nel sito Cilentano.it, all’indirizzo https://www.cilentano.it/nel-1982-iniziarono-le-attivita-dellassociazione-centro-culturale-cilento-ricerche-ci-ri-di-pasquale-martucci/  , ricevuto dall’autore Pasquale Martucci, che autorizza la pubblicazione.  

Identità territoriale
Metodologia della ricerca

Cilento Ricerche

Nel 1982, quant’anni fa, iniziarono le attività dell’Associazione Centro Culturale Cilento Ricerche (CI.RI.), con la finalità di compiere studi e ricerche per promuovere e valorizzare la Storia e la Tradizione Orale di un territorio che si estendeva dal Sele ai confini a sud della Campania.

Di Pasquale Martucci

Quell’esperienza fu importante: coloro che si occuparono attivamente di quel Centro Culturale furono Antonio Di Rienzo, Amedeo La Greca ed Emilio La Greca. Il loro lavoro fu indirizzato agli studi storico-culturali e sociali, riguardanti il mondo rurale, per la valorizzazione del dialetto, recuperando il folklore legato ad espressività, gestualità, oralità.
Il termine folclore o folklore, dall’inglese: “tradizione del popolo”, si riferisce a quelle forme di cultura popolare, in una determinata area geografica, comprendenti le tradizioni tramandate spesso oralmente, riguardanti: usi e costumi, credenze, miti, fiabe, leggende, filastrocche, proverbi, musica, canto e danza. Gli studi sul folklore italiano sistematici ebbero inizio nei primi anni del novecento con Giuseppe Pitrè; le successive ricerche furono compiute da Giuseppe Cocchiara e Carmelina Naselli, dagli anni ’30 agli anni ’60 del novecento. Dopo la seconda guerra mondiale, in Italia fu determinante la pubblicazione delle Osservazioni sul folclore, tratte dai Quaderni del carcere di Antonio Gramsci. Ernesto de Martino condurrà ricerche sui contadini del sud: Morte e pianto rituale, Sud e magia, La terra del rimorso, scegliendo le classi sociali considerate fuori dalla storia, con l’obiettivo di individuare le tradizioni popolari come folclore progressivo, elemento fondante una futura coscienza di classe. Su questa scia si mosse Alberto Mario Cirese che, a partire dagli anni sessanta, mise in rilievo i processi di costruzione sociale dei soggetti che si dedicano al folklore. Luigi Lombardi Satriani ammonì infine che la riscoperta del folklore avrebbe potuto confinare il mondo popolare entro la logica della subalternità e della negazione culturale.
Mentre tutto ciò accadeva, nel Cilento solo negli anni settanta qualche studioso si occupava di tradizioni popolari, descrivendo i comportamenti delle popolazioni, i modi di vivere la vita comunitaria, attraverso raccolte di canti, poesie, racconti. Tra essi, cito Giuseppe Stifano: Canti popolari cilentani, 1973; Canti politici e sociali del Cilento, 1975; Pietro Carbone: Racconti ribelli del Cilento, 1977. Solo più tardi lo stesso autore pubblicò: Li cundi re li vavi nuosti (poesie dialettali), 1984; Proverbi, ritti antichi, espressiuni, 1992; ‘Ste ‘ccose noste’(poesie dialettali), 1994.
Lo scopo principale del CI.RI., in sintonia con gli studi che si svolgevano in altre aree, si prefissò il compito di raccogliere, catalogare e tenere una biblioteca, con tutti i materiali di ricerca, per cercare di conservare il ricco patrimonio culturale del territorio.
Nel 1982, fu pubblicato il primo libro: Voci e volti del Cilento, una raccolta di racconti, poesie, storie, per far emergere le parole dei vecchi cilentani, con lo spirito di ricercare, trascrivere e valorizzare la Tradizione Orale del Cilento ed evitare che con il tempo rischiasse di scomparire. Nella prefazione di quel libro si legge: “a lavoro ultimato (…) resta il ricordo delle giornate passate con la gente cilentana a dialogare parlando del più o del meno, perché pochi restano ormai quei protagonisti di un’epoca passata che ricordano strambotti e canzoni di un tempo”. È sottolineata la tradizionale saggezza del popolo cilentano e riportato un quadro storico della vita passata. Lo scopo di quel primo lavoro era legato ad una valorizzazione delle civiltà intese in quel periodo ancora come “sottocultura”, nonostante gli studi antropologici e quelli legati alle tradizioni popolari stessero compiendo un processo di legittimazione culturale.
Negli anni successivi furono pubblicati i volumi: Cilento … c’era una volta, 1983; Viaggio nel Cilento, 1984; Usi e costumi del Cilento, 1984; I borghi del Cilento, 1985. Un libro riguardò: Feste pagane e feste cristiane nella tradizione del Cilento, 1985; poi fu pubblicato un lavoro di Ferdinando Dentoni Litta: Antiche tradizioni del Cilento, 1986.
Credo che questi volumi abbiano costituito una svolta in ambito socio-antropologico, legato essenzialmente alla ricerca sul campo utilizzando l’intervista e la raccolta di dati come metodo per far conoscere e valorizzare la cultura popolare.
Ritengo di interesse ritornare su quei volumi, che vanno dal 1982 al 1986.
In: Voci e volti del Cilento (Antonio Di Rienzo, Amedeo La Greca, Emilio La Greca, Giovanni La Greca), si sottolineava l’importanza di una cultura che ha valore in quanto esiste e soprattutto perché poesie, strofe e canti sono espressione autentica dell’arte popolare. Per gli autori, ascoltando soprattutto le canzoni, si sente “la musica penetrarti dentro, perché appartieni ad un mondo che non puoi rifiutare perché tuo”. Una considerazione interessante è che canzoni e poesie sono rimaste nella tradizione: si tratta di “una poesia fatta di piccole cose, di sentimenti comuni, comunque bene radicati nell’animo cilentano”. Nel libro ci sono: filastrocche, strofe, canti, storie di vario genere, dall’amore, alla religione, alla superstizione, al fatalismo.
Il volume: Cilento … c’era una volta (Antonio Di Rienzo, Amedeo La Greca), è dell’anno seguente. Il libro insiste sull’importanza della Tradizione Orale di un mondo destinato al tramonto, e trova gli elementi legati a: “la lotta tra il Bene e il Male, il desiderio di liberarsi dalla miseria e dalla fatica, la Sciorta che perseguita e contro cui l’Uomo è condannato a lottare, la paura dell’Aldilà”. Scrive Vincenzo Aversano nella “Presentazione”: “il merito degli autori è di aver aggiunto, facendo ricerca sul campo: un’indagine pionieristica che merita di essere approfondita per scendere più in profondità alle radici della terra cilentana”. Del resto, fare ricerca è proprio cercare di arricchire ma anche eventualmente confutare studi compiuti in precedenza. Il volume si occupa della trascrizione fedele dei racconti, rispettando le cadenze, i modi di dire, il dialetto dei vari paesi. Comprende Fiabe, Novelle, Favole, Poesie.
In: Usi e costumi del Cilento (Emilio La Greca, Amedeo La Greca, Antonio Di Rienzo), si riportano le antiche usanze e i costumi cilentani, i modi di dire, motti, proverbi, canti; ci si sofferma su credenze e religiosità popolare. È un mondo in cui il passato si incontra nel presente, e dove le tradizioni hanno significato e potere, perché rimaste nel nostro substrato culturale. Si legge: “la Tradizione Orale è la forma espressiva popolare della vita passata. È la vita e la società di una volta che abbiamo cercato di ricostruire”. I temi sono quelli della vita quotidiana: fanciullezza, innamoramento, matrimonio, partenza e lontananza (emigrazione), feste, riti funebri, religione, superstizione, fatalismo.
Antiche tradizioni del Cilento è un libro di un autore interessante, Ferdinando Dentoni Litta, anche se non strettamente legato all’Associazione. Si occupa di usi e costumi, partendo dalla comunità di San Mauro Cilento ed estendendo certamente a tutto il Cilento le antiche tradizioni. Con analisi molto dettagliate, si parla di tutto ciò che interessa la vita comunitaria: ad esempio, per ciò che riguarda il matrimonio, si va dai preparativi, a tutte le consuetudini ad esso connesse, al corredo, agli obblighi degli sposi, alla casa. Poi ci sono le ricorrenze e le feste, le credenze, il lavoro, la cucina cilentana, i giochi.
A proposito di cucina, Antonio Di Rienzo, Amedeo La Greca, Emilio La Greca, Gerarda Funiciello, pubblicano: Feste pagane e feste cristiane nella tradizione del Cilento. Attraverso la voce delle persone anziane riportano i piatti della tradizione culinaria, comprensivi di ingredienti e preparazione. Sono le ricette antiche, oggi particolarmente apprezzate, visto il proliferare di libri di cucina. Nel libro è centrale il pranzo come espressione di comunità, seguendo un calendario preciso: si tratta il Natale, Carnevale, Quaresima, Pasqua, le feste in onore del Santo Patrono. Non si trascurano le occasioni legate all’uccisione del maiale, alla panificazione, alla cucina marinara, ai cibi quotidiani, ai dolci.
Nel 1984 e 1985 sono pubblicati due libri, all’apparenza differenti dai precedenti, ma comunque riconducibile ai luoghi e ai significati della tradizione, questa volta dei vari paesi: Viaggio nel Cilento (Amedeo La Greca, Antonio Di Rienzo, Emilio La Greca), 1984; I borghi del Cilento (pubblicato come CI.RI. Cilento Ricerche), 1985. Il primo è una guida turistico-culturale di tutti borghi del Cilento, tra storia e Tradizione Orale, riportando fonti, etimologia, curiosità, e un brano della Tradizione Orale di ogni paese. Il territorio è suddiviso in alcune aree: Monte Calpazio, Monte Stella, Monte Cervati, Monti di Capizzo e Alto Alento, Monte Sacro, Monte Bulgheria, Fiume Bussento. Nel secondo volume, sono quattro gli itinerari: Cilento Storico, Calore, Cilento Interno e Basso Cilento. Si riportano usanze, costumi, leggende, fiere, festività, sagre, gastronomia, tra paesaggi marini e montuosi, scavi e riscoperta dell’arte popolare, per una rinascita culturale.
Nel 1986, lo statuto del CI.RI. fu modificato per individuare in maniera più definita ruoli e compiti, ma anche per specificare gli scopi dell’Associazione: ricerca della Tradizione Orale, tradizioni popolari e storia popolare; itinerari folkloristico-culturali; studi storici, culturali e sociali del mondo rurale; espressività dialettologica. Agli inizi dell’anno seguente, iniziarono le pubblicazioni del periodico: “Il Mezzogiorno Culturale”, un giornale cui aderì anche il sottoscritto, che pubblicò 34 numeri fino al 1995. Il primo direttore fu la giornalista Bianca Fasano D’Aiuto, allora giovane donna impegnata nell’attività di mettere in rilievo gli aspetti socio-culturali di questa terra. Quel periodico sviluppò una serie di inchieste sul territorio, che raccontavano le condizioni sociali, economiche e culturali, in seguito allargate anche agli Alburni e al Diano. Si dedicavano diverse pagine ai comuni del territorio, senza tuttavia trascurare la cultura e la società in ambito più ampio.
In quel periodo, c’è l’uscita dal CI.RI. di Amedeo La Greca, che fonda il “Centro di Promozione Culturale per il Cilento”, e pubblica innumerevoli volumi sulla storia e la cultura cilentana. Ne cito alcuni, scritti a volte con altri studiosi cilentani: Storia delle terre del Cilento antico, voll.2, 1989; I Beni Culturali, Il Folklore, I Paesi, 1993. Tra gli ultimi libri: Appunti di storia del Cilento, 2006; Mitografia del Cilento. Luoghi e memorie di una terra del sud, 2013; Storia delle confraternite nel Cilento (diocesi di Vallo della Lucania), 2016; Le sacre rappresentazioni nel Cilento, 2017; Le nove muse del Cilento. Viaggio nell’immaginario culturale di una terra del Sud, 2018; Uno scrigno per l’Unesco. I siti, la cultura immateriale e le aree di interesse comunitario nel Cilento e nel Vallo di Diano, 2019. Amedeo La Greca ha realizzato poi le riviste di studi storici: “Annali Cilentani” e “Annali Storici di Principato Citra”, che hanno ospitato molti interventi critici sulla storia e cultura territoriale.
Nel 1990, il CI.RI. Cilento Ricerche compie una modifica statutaria. Lo scopo continuava ad essere la valorizzazione del patrimonio culturale, storico, archeologico, linguistico, come “espressione di identità e autonomia storico-culturale della comunità”. È la prima volta che si introduce il termine identità e si fa riferimento al concetto di comunità, piuttosto che analisi riguardanti i singoli paesi. Questi aspetti saranno approfonditi nelle ricerche successive.
Nel documento del 1990 il campo è più largo: si parla di “patrimonio campano”, prima era citato solo il Cilento; si individua la memoria storica, l’artigianato locale, la cultura popolare, le manifestazioni culturali. Si insiste sul patrimonio linguistico (dialetto) e sulla cultura storica.
Nei primi anni novanta iniziano una serie di ricerche sul campo per studiare l’identità cilentana, le comunità, la vita quotidiana, le forme espressive dei vari contesti, le feste e la ritualità, che si concretizzerà in una serie di volumi: Identità cilentana e cultura popolare, 1997; Il sacro e il profano, 1998; Società, comunità e nuove generazioni, 1999; diversi saggi pubblicati su riviste storico-culturali. Da segnalare, in seguito: Re frasche re Santu Liu. Una ricerca sulla religiosità popolare nelle comunità degli Alburni e del Fasanella, 2000; Le comunità cilentane del Novecento, 2005; Cilentanità, 2008.
In conclusione, l’esperienza del CI.RI. Cilento Ricerca, iniziata quarant’anni fa, ha introdotto in maniera sistematica ricerche sulla Tradizione Orale e la raccolta di dati, interviste e documentazione, che hanno certamente caratterizzato gli studi successivi ed avviato la ricca ed ampia produzione bibliografica di un territorio che sulla cultura ha fondato la propria identità.

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