O nessuno o onnipotente

etnopsichiatria

di A.M

Qualche anno fa diedi le dimissioni dall'incarico di responsabile del CSM (che non è il consiglio superiore della magistratura ma giù di lì: Centro di Salute Mentale).
Diedi le dimissioni perché qualche mese prima un responsabile UOSM (unità operativa salute mentale), dunque uno di cui sarei stata la vice, mi aveva detto: 'Come ti permetti di parlare con me? Tu non sei nessuno.'
Premesso che la persona era nota a tutti quale personaggio sgradevole, quest'uomo mi aprì comunque la mente.
'Tu non sei nessuno', niente di più vero, un'interpretazione valida, come si dice in psicoanalisi, con relativo insight da parte mia.
Dopo qualche mese da quella presa di consapevolezza, mi fu chiesto, in qualità di responsabile di CSM, di organizzare un ulteriore carico di lavoro, ovvero di trovare una soluzione all’andata via dell’ennesimo collega.
Quando obiettai che non ero in grado di organizzare un servizio senza avere a disposizione mezzi e strumenti e risorse, a meno che non volessi farlo sulla pelle dei soliti quattro gatti già sufficientemente sfruttati, mi fu risposto: ‘Tu sei la responsabile, lo devi fare!’.
Eh, no, ti sbagli, io non sono nessuno!
Insomma, da nessuno a onnipotente e viceversa il passo è breve.
E così in un attimo ripensai ai quasi dieci anni passati come responsabile del CSM, a fare da parafulmine ai conflitti creati da altri e da capro espiatorio ai problemi creati da altri.
Eh, no, basta, che sollievo poter dire: ‘Mi dimetto, perché non sono nessuno, non sono capace!’.
Non ero capace di servire più un servizio pubblico che aveva deciso di risparmiare sulla pelle di lavoratori e pazienti (ma da qualche parte c’era probabilmente qualcuno che continuava a ingrassare allegramente).
Qualcuno potrebbe dire che però avrei potuto ritirarmi, che così ho continuato a far parte del sistema.
Vero anche questo, resto complice, ma ci sono due grosse ragioni: una, aggia campà; due, amo il mio lavoro. Come amo il Napoli. Fiera di essere nessuno.

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