Covid: le terapie negate e le verità nascoste

sociologia sanitaria clinica

Intervista a Maurizio Bolognetti[1] sul suo ultimo video
(https://www.youtube.com/watch?v=kiepcYSebeg)

Le Sociologie: Hai appena postato un video con affermazioni più che drammatiche. Che cosa ti ha spinto a realizzarlo?

Bolognetti Da mesi sto provando a far emergere le gravi responsabilità del nostro Ministro della Salute e del Governo della fu Repubblica in relazione alla morte di migliaia di persone. Le linee guida ministeriali di Speranza and co, consistenti in una poco vigile attesa e Tachipirina, hanno mandato in ospedale e al camposanto tanta, troppa gente. È quanto vado affermando dal 2020 e questa mia certezza, nel 2021, ha poi trovato un inaspettato conforto nelle parole pronunciate dal dr. Guido Rasi, principale consulente del Commissario all’Emergenza Covid.
Il 10 maggio 2021, infatti, Rasi dichiara: «In Italia, dove le strutture sanitarie ci sono, i medici ci sono e ci sono degli ottimi clinici, mi si deve spiegare perché la mortalità per Covid-19 è così alta. Qualcosa non deve aver funzionato in termini di standardizzazione delle cure perché non è possibile che si muoia così tanto. Sicuramente ci sono da rivedere gli standard di cura, anche domiciliari. Perché probabilmente l'approccio tachipirina e vigile attesa è un po' troppo minimalista».
Già, qualcosa non ha funzionato e questo qualcosa, che lungi dall’essere stato “minimalista” va rubricato alla voce criminale, è imputabile al Ministro Speranza.
Inutile dire che le parole di Rasi, che ho incalzato per mesi, sono state immediatamente inghiottite dal silenzio ed egli stesso le ha convenientemente dimenticate.

LS: Per il tuo abituale modus operandi non fai “complottismo” in quanto, da “sociologo honoris causa” come qualcuno ti definisce, citi accuratamente dati certi e verificabili. Perché, a tuo avviso, fatti così rilevanti trovano tanto difficilmente dei critici parlanti come te?

Bolognetti – Perché si tratta di andare contro una narrazione di regime ossessiva, ossessionante e pervasiva. Rompere gli schemi e andare contro l’establishment finisce per renderti la vita difficile. Non è un caso che dall’ottobre 2021 la mia voce sia stata cancellata dal palinsesto di Radio Radicale dopo 34 anni, di cui circa 12 di collaborazione anche giornalistica.

LS: Probabilmente, con il tuo ultimo e recente libro La settima dose hai aperto una via di analisi non condizionata che trova generalmente, almeno da noi, ascendenti solo in grandi pensatori come Ivan Illich. È così?

Bolognetti – Grazie, in effetti Illich rientra tra le mie letture preferite. Parlo di quel Ivan Illich che nel suo “Nemesi medica” scrive: «Le professioni sanitarie sono alla vigilia d’una campagna di pulizie senza precedenti. Qua e là sorgono “Club di Cos” (così chiamati dal nome dell’isola greca sacra ai dottori) che radunano medici, rinomati farmacisti e i loro padrini industriali». Dobbiamo essere consapevoli che tra i nostri antagonisti ci sono potenti multinazionali e che sul Covid si gioca anche una partita multimiliardaria. Di recente la Biontech, in un documento depositato alla Sec (l’equivalente Usa della Consob), nell’elencare i rischi d’impresa ha dichiarato di non esser certa di riuscire a dimostrare la sicurezza e l’efficacia del vaccino anti-covid prodotto in società con la Pfizer. Se non sbaglio, di recente Albert Bourla, Ceo della Pfizer, ha ricevuto un importante premio istituito dal Consiglio Atlantico. Lo sai chi l’ha premiato? La Commissaria europea Ursula Von Der Leyen.

[1]Maurizio Bolognetti, Giornalista,  Autore dei libri https://www.ibs.it/libri/autori/maurizio-bolognetti , Segretario di Radicali Lucani. Già membro del Consiglio Generale dei Club Pannella

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