I VACCINI FUNZIONANO

sociologia sanitaria clinica


di Marco Cosentino 
Professore universitario – Farmacologia nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi dell'Insubria.

Mai discutere con nessuno di politica o religione, se si vogliono evitare reazioni sgradevoli, infastidite e talora anche aggressive. Oggi agli argomenti da evitare si aggiungono i vaccini covid: si può al massimo dire che “funzionano”, senza aggiungere altro. Non si commetta l'errore di citare gli studi autorizzativi che documentano unicamente una generica riduzione del rischio di covid sintomatico di qualsiasi gravità su un periodo di due tre mesi, e che arrivati a sei mesi mostrano un declino della protezione ma con decessi analoghi tra vaccino e placebo (fortunatamente, dico io, ma è meglio non dirlo).

Mai citare Israele che a sei mesi documenta – certo per errore legato alla natura osservazionale del dato – un declino della protezione sotto la soglia minima fissata dagli enti regolatori, peggio ancora se poi si menziona “la terza dose” per cui non esistono a oggi studi di efficacia e sicurezza (ma inevitabilmente arriveranno, non come studi bensì come osservazioni nel mondo reale). E ancor peggio se si facesse riferimento ai paesi più vaccinati in cui i contagi sono fuori controllo. Fortunatamente, per ogni paese con contagi fuori controllo ce n'è un altro con contagi bassi. E se quest'ultimo avesse anche bassa copertura vaccinale, si abbia la cortesia nei confronti dell'interlocutore di citarne un altro che abbia copertura elevata, così da esser certi di finire in concordia.

E nemmeno si affronti il tema dei contagi, tanto meno dei contagi dai vaccinati. I vaccinati non si contagiano e non contagiano. Mai. La certificazione verde al massimo contravviene qualche norma secondaria, tipo la carta costituzionale del nostro paese, che peraltro da decenni ci diciamo non esser mai stata pienamente applicata: vorremo mica iniziare ora che siamo in emergenza? Al massimo sul lasciapassare si può azzardare che non sia proprio sempre indispensabile. Ma almeno si concordi sulla sua necessità negli ospedali e nelle case di riposo (e in scuola e università, ca va sans dire). E quindi se lo usiamo lì, che problema c'è a usarlo altrove? Anche perché se ci si ferma ai semafori pare ovvio che per circolare qualcosa di verde sia irrinunciabile.

Insomma, per dire che ormai nella pubblica percezione i vaccini covid paiono non esser più (se mai lo sono stati) un intervento medico, bensì un principio, un valore. Un riferimento che si condivide senza se e senza ma. Li ami o li odi. Niente mezze misure. Impossibile ricordare che sono medicinali come tanti altri e che, come tutti, hanno benefici, rischi, indicazioni e controindicazioni. E che è proprio dalla loro conoscenza e dal loro consapevole e ragionato bilanciamento che ognuno può scegliere.

E, infine, tenere ben presente che le varianti con i vaccini non hanno nulla a che fare. Sono semmai i non vaccinati (guariti o mai malati che siano, non fa differenza) che consentono al virus di moltiplicarsi. Che poi le varianti preesistano tutte ai vaccini e si siano selezionate dopo la loro introduzione, e solo quelle per cui i vaccini evocano immunità, è un dettaglio. Grazie ai vaccini le varianti non sono letali. Questo è il punto.

Ora, chiedo preventivamente perdono per un post di scarso interesse e infarcito di banalità come questo, è solo che ieri a margine di una giornata densissima di impegni di vario genere mi son trovato a sostenere conversazioni di questo tipo avendo come interlocutori sia “addetti” che “non addetti ai lavori”, e non posso negare di esser stato colpito dalla sostanziale coincidenza dei temi di fondo malgrado le argomentazioni superficialmente differenti. E nemmeno nego di trovare atteggiamenti del genere molto preoccupanti (“of concern”, questi sì “of concern”).

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