“Minori: le vittime invisibili”

Minori: le vittime invisibili

avv. Alessandra Pinto componente della Commissione Minori dell’Ordine degli avvocati di Napoli

Non vi sono dati sistematici del fenomeno ad eccezione di quelli raccolti da associazioni non governative, attraverso le denunce di uno dei due genitori, dei dati raccolti in caso di lesioni dirette al minore.
Eppure spesso quanto accade all’interno dell’ambiente domestico ha degli spettatori: i bambini e le bambine che assistono alle varie forme di violenza perpetrate da un genitore a danno dell’altro (fisica, sessuale, economica e psicologica).
La violenza assistita cui sono sottoposti i minori è sottovalutata eppure i dati, agevolmente rinvenibili, seppur non derivanti da una visione di insieme, mostrano numeri impressionanti.
Può essere definita come una grave forma di maltrattamento sommersa, poiché le ferite inferte (anche per lunghi periodi) a bambini e bambine sono invisibili.
Si può intervenire solo se uno dei due genitori sporge denuncia e se dai fatti emerge la presenza di minori, oppure se da circostanze contingenti e causali (es. un tema scritto a scuola) ci si avvede dell’esistenza di un ambiente domestico violento.
Quando ciò accade i minori possono essere allontanati anche da ambedue i genitori; si ritiene che se chi ha subito violenza per anni non ha reagito mettendo in protezione i minori sia, seppur non in egual misura, parimenti responsabile dei maltrattamenti da violenza assistita.
I minori esposti per lunghi periodi a violenza assistita presentano dei traumi che impiegheranno tempo a superare, rischiano da persone adulte di perpetrare a loro volta quanto vissuto o di essere vittime considerando “normali” comportamenti violenti.
Troppo a lungo si è ritenuto che la violenza assistita dei minori fosse un danno collaterale della violenza perpetrata ai danni di un genitore (nella maggior parte dei casi la madre).
La violenza assistita non è prevista come reato autonomo, ma con la legge n. 69 del 2019 il legislatore ha previsto che essa sia identificata come un aggravante nelle ipotesi di maltrattamenti in famiglia; sono non pochi, quindi, i problemi di attuazione delle tutele adeguate.
Non bisogna dimenticare che il fenomeno della violenza domestica (nelle varie forme) ha profonde radici socio-culturali.
È necessario superare stigmatizzazioni che derivano, da un lato, dal ritenere un buon genitore colui o colei ha perpetrato violenza sol perché i soggetti direttamente maltrattati non erano i minori, dall’altro che il soggetto maltrattato per il sol fatto di aver subito violenza per anni non sia considerato un buon genitore.
La violenza economica, che va di pari passo alle altre forme di violenza più tangibili ed è spesso minimizzata, impedisce l’allontanamento nel timore di non poter prendersi cura dei minori se non vi è una rete amicale è familiare di supporto.
Non possiamo non ricordare la situazione peculiare in cui versano gli orfani da femminicidio qualora non vi siano familiari in grado di ottenere l’affidamento.
Ebbene non è sufficiente approntare rimedi giuridici se a livello sociale non si formano operatori in grado di riconoscere i casi di violenza assistita e che collaborino per formare una rete di protezione.
I minori vittime di violenza assistita rifletteranno nelle dinamiche relazionali e sociali il proprio vissuto; ecco perché l’importanza di un approccio multidisciplinare al fenomeno.
Gli studi sociologici sui modelli di comportamento all’interno della società e della famiglia potranno essere di ausilio per comprendere come la violenza perpetrata sui minori influenzi le generazioni future creando modelli relazionali in cui prevalgono disuguaglianze.
Tali condotte sociali inevitabilmente influenzeranno anche quelle che troveranno disciplina in contesti normativi.
Un forte contributo per la disamina del fenomeno è stato fornito dall’ISTAT attraverso una collaborazione scientifica con le Università di Napoli Federico II, Bologna, Brescia, Milano Bicocca e Ares 2.0 s.r.l. ha dato vita nel 2023 al progetto DORA “La violenza contro i minori. Misurazione del fenomeno e strategie per le politiche di contrasto”.
Il progetto tende non solo ad individuare strumenti di integrazione tra strumenti di raccolta dati, ma ad individuare i fattori di rischio, l’impatto sulla salute anche transgenerazionale.

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