Giovani contro
Di Luciano Scateni
Mai come in questo tragico esordio del terzo millennio, l’umanità degenere ha minacciato il futuro di figli e nipoti: milioni di bambini non festeggiano il primo compleanno, strappati alla vita dall’avidità criminale che amplifica ferocemente la dicotomia ricchezza-povertà; sono milioni le vittime delle cinquanta guerre provocate dai guerrafondai che le accendono e le alimentano per trarne profitti diretti e indiretti. Produzione e traffico di armi condizionano la politica estera dei potenti, eleggono capi di Stato, corrompono, silenziano le voci della pace, impiantano dittature addomesticate, rapinano risorse naturali dei Paesi assoggettati, mandano a morire milioni di giovani soldati, distruggono case, scuole, ospedali, fonti energetiche. È micidiale la gara di accaparramento per la fornitura di aerei e navi, droni, missili a breve e lungo raggio, mine, bombe a grappolo e al fosforo, armi chimiche, carri armati di difesa e d’attacco, artiglieria antiaerei; certifica la criminale ambiguità dei Paesi che fingono di trattare la pacificazione e al tempo stesso inviano armi ai Paesi belligeranti. Il caso degli Usa è clamoroso: condannano i massacri compiuti nella striscia di Gaza, il criminale di guerra Netanyau, ma approvano il continuo invio di armi a Israele. Non siamo da meno, il governo se ne infischia di quanto pensa l’Italia pacifista e invia all’Ucraina i micidiali missili ‘Storm Shadow’, notizia rivelata involontariamente dal ministro britannico della Difesa. Il nostro governo delle contraddizioni ha detto più volte che non avrebbe mai esportato armi offensive e i missili inviati a Zalenski lo sono. Al culmine dell’indignazione i giovani di mezzo modo assumono la leadership della contestazione e subiscono l’immediata repressione dei falsi pacifisti: cariche della polizia, feriti, 300 arresti. Dice la sua il governo italiano di destra (“Gli studenti che protestano? Delinquenti”), irrompe in questo scenario la violenza repressiva del truce Trump (a che titolo?) che ordina ai policemen di liberare il presidio studentesco della prestigiosa Columbia University. Studenti aggrediti, picchiati, arrestati brutalmente. E l’Italia? Da Torino a Bari, da Roma a Reggio Calabria, da Pisa a Bologna e Napoli, sono almeno 19 gli atenei italiani in mobilitazione pro-Palestina. In meno di un mese più di duemila adesioni di docenti, ricercatori, bibliotecari, tecnici e amministrativi. A Bologna in 500 tra docenti e ricercatori hanno firmato una petizione per il cessate il fuoco, a Roma è nato da poco il gruppo Docenti per Gaza. Ovvero, giovani contro. Condannano il sanguinoso raid di Hamas per rivendicare il diritto della Palestina al riconoscimento di Stato e la vendetta di Netanyau; imputano a Putin l’invasione dell’Ucraina, ridotta in macerie, la crudele responsabilità delle molte migliaia di vittime civili, di donne e bambini, gli interessi contrari alla pace, la minaccia di una terza guerra mondiale con armi nucleari; denunciano il rischio che i conflitti in crescendo pericoloso coinvolgano l’intera area medio-orientale e per drammatica estensione le grandi potenze della Terra.