FICTION? SÌ, TRADOTTO VUOL DIRE FINZIONE’ Di Luciano Scateni

FICTION? SÌ, TRADOTTO VUOL DIRE FINZIONE’

Di Luciano Scateni

I soliti noti, gente senz’arte né parte, un cast infinito di donne, e uomini fanno della propria modestia intellettuale una ragione di vita, ingaggiati dalle cosiddette tv generaliste nel ruolo di comparse parlanti  a comando di conduttori/conduttrici che raccontano la società del gossip, dell’efferatezze come fossero succursali della sala stampa di polizia e carabinieri e trasformano studi e salotti televisivi in aule di tribunale, mentono, trincerandosi dietro l’ipocrita farsa di negarlo, mentre si esibiscono criminologi, avvocati, testimoni e opinionisti da strapazzo. Questo genere di trash televisivo non costa poco in remunerazioni ai network, ma rende tanto in termini di pubblicità, quasi quanto i film che in frequenti intervalli infilano nella proiezione sequenze di spot quasi pari alla durata della pellicola. Un ‘je accuse’ speciale meritano i programmi ‘ring’ dove se le danno di santa ragione mogli e mariti, madri, padri e figli, ovvero filodrammatici ignoti al pubblico teatrale ingaggiati per litigare su tutto come prescrive il copione di giornata. La farsa del ‘caramba, che sorpresa’, supera ogni altra strategia strappalacrime, con baci e abbracci di innamorati con i capelli bianchi che si erano persi di vista per cinquant’anni. Il tam-tam di questa televisione fiction, progettata per un pubblico credulone, ha radici antiche, è il lato oscuro di interviste fasulle a presunti mafiosi pentiti ed ex corrotti vendicativi, ripresi di spalle o incappucciati, con la voce truccata, irriconoscibile, insomma a comparse ben retribuite. Non è provato, dunque è un’illazione, ma non così distante dalla verità: l’eroico Pippo Baudo, in pieno svolgimento di un Festival, abbandonò coraggiosamente il palcoscenico per impedire a un presunto contestatore di gettarsi dal loggione in platea. Tutto vero? Sanremo ha fatto tesoro del picco di ascolti riservato a quell’episodio e da quella edizione in poi non c’è stato una sola edizione senza incidenti di varia natura: ma veri? Un caso a sé sono i talkshow politici, a uno dei quali è molto affezionato il conduttore Paolo Del Debbio, al punto di rinunciare alla candidatura a sindaco di Milano, offerta dalla destra.  Per il suo “Tutte le ragioni, tutte le opinioni”, ovvero per il programma Mediaset “Diritto e Rovescio”, ha pensato di raccontare la piaga delle baby gang e ha ospitato in trasmissione il trapper Baby Touché, che, colpo di scena, ha detto di essere stato pagato per litigare con il conduttore a vantaggio dell’audience. Invitato a parlare della microcriminalità a Milano, considerati i precedenti penali e i testi delle sue canzoni su modelli di vita problematici, in disaccordo con il pensiero di Del Debbio, i toni sono diventati accesi e di qui l’‘invito’ del conduttore: “Levati dai c…ni!”, seguito dall’espulsione violenta del rapper. Tutto vero, o finzione? Dichiara Touché: “Avevate la possibilità di capire il motivo per il quale la nostra generazione è arrabbiata, ma trovate sempre il modo di fare uscire il male che c’è in me per strumentalizzarmi. Sono stato pagato in quello studio, ho preso più soldi di quanti ne prende il conduttore in un mese. Non mi ha invitato lui ma la direttrice di Mediaset. Non vedo l’ora di venire ripagato per ascoltare dei frustrati parlare di me”.  E noi, siamo in attesa di una smentita di Del Debbio, di Mediaset.

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