Intervista all’architetto e artista Franco Lista

Intervista all’architetto e artista Franco Lista

a cura di Maurizio Vitiello

Ecco una breve scheda su Franco Lista:

Franco Lista, architetto e artista, opera tra Napoli e Procida. Ispettore Istruzione artistica MIUR. Commendatore della Repubblica. Già Docente a contratto Unisob, Ricercatore confermato, Unina. Cultore della materia di Estetica, Unina. Membro del Consiglio Nazionale del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Ha partecipato a numerose rassegne di arte e architettura, tra cui la X Quadriennale d’arte di Roma, la XV Triennale di Milano, la Bienal de Arquitetura di San Paolo do Brasil, La Pittura di Storia a Palazzo Farnese, Caprarola, Mart di Rovereto nel 2022. Sulla sua attività hanno scritto: Maurizio de Joanna, Giuseppe Gatt, Clementina Gily Reda, Giuseppe Antonello Leone, Luca (Luigi Castellano), Mimmo Grasso, Ugo Piscopo, Pierre Restany, Paolo Ricci, Maurizio Vitiello, Sergio Zazzera, Bruno Zevi.

Ma volendo ricapitolare in maniera più estesa, data la sua lunga attività:

Architetto (laurea con lode e pubblicazione) e artista (Maestro d’Arte, Diploma di Magistero Artistico con 10/10, Liceo Artistico), opera tra Napoli e Procida.

Ispettore per l’Istruzione artistica del M.P.I, MIUR, Commendatore della Repubblica, Docente universitario con contratto annuale (Unisob), Ricercatore confermato, Cultore della materia degli insegnamenti di Estetica e di Educazione all’immagine (Unina), Membro del Consiglio Nazionale del Ministero per i Beni culturali e ambientali, Autore di scritti di arte, architettura, pedagogia e didattica dell’arte. Vince il 2° premio dell’Istituto nazionale di architettura (InArch, 1964). Invitato, espone alla “Bienal de Arquitetura (San Paolo do Brasil, 1973) e alla XV Triennale di Milano (1973). Concorso internazionale “Sassi di Matera”: progetto segnalato (1975). Concorso per il liceo scientifico di Castellammare di Stabia: 3° premio (1973). Concorso Aniacap-IN/Arch per nuove tipologie architettoniche (1978). “Intenzionalità progettuale del disegno”, Galleria Numerosette”(Napoli 1978). Coordina la Sezione artigianato alla rassegna “La settimana nel Castello” Napoli, Forte Sant’Elmo (1979). “L’immaginario urbano”, progetto per la Biennale di Napoli (1982). Promuove e organizza il restauro del “Cristo morto di Procida”, d’intesa con l’Accademia di Belle Arti di Napoli, la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli (1990). Cura l’allestimento delle mostre di Manzù e Brandi (Procida 1988) e Bruno Munari (Napoli, Sette grandi sculture sul Lungomare Caracciolo, Studio Morra, 1990). “Prop Art”, con Luca Castellano (Napoli 1973-74); “X Quadriennale nazionale d’arte di Roma; gruppo “Prop Art” (1972-73). “Dall’opera al coinvolgimento”; Galleria di arte moderna (Torino 1977); “L’inganno dell’arte”, Università popolare di Napoli (1979). “Per esempio il Mito” (New York 1983); “Chartae illecebra”: performance alla rassegna “Il Fascino della carta” (Cavriago 1984); “L’eco di Worms”, pittura di storia a Palazzo Farnese” (Caprarola 1984); Gabinetto grafica della Galleria d’arte moderna di Bologna (1984); “L’impassibile naufrago: le riviste sperimentali a Napoli negli anni ’60 e ‘70” (Museo Pignatelli, Napoli 1986); “A di Artes” (Cuba 1999); “Vesuvius” (Napoli 2005); “Le porte di Tiberio” (Capri 2006); “Segni per libri” (Civitanova Marche 2009); “Percezioni” (Workshop internazionale, San Menaio,  2014). Premiato alla XLII Rassegna d’arte “Premio Sulmona 2015”. “Che dici Totò?”, Castel dell’Ovo, Napoli 2017. “Terra”, Il Ramo d’Oro (Napoli 2018). Rassegna di artisti “Novecento&Oltre” (Saletta Rossa, Guida, Napoli 2010-13). Progetto “Pedagogia della bellezza” (Oscom, Federico II, 2005-15). Seminari di autocoscienza estetica (“Il Ramo d’oro”, Napoli 2013-2016). Rassegna di artisti “Novecento&Oltre” (Saletta Rossa, Guida, Napoli 2010-13). Progetto “Pedagogia della bellezza” (Oscom, Federico II, 2005-15). Seminari di autocoscienza estetica (“Il Ramo d’oro”, Napoli 2013-2016). “Il senso del sacro” (Napoli, 2018-20).

E si potrebbe continuare …

 

Franco Lista dal 3 febbraio 2024 presso Il ramo d’oro b&b, in Via Omodeo 124, Napoli, tel. 3386342511, ha presentato “Il viaggio tra realtà e fantasia“.
Le opere esposte saranno visibili su appuntamento.

Secondo Franco Lista: “Il viaggio, al di là dell’intrinseca esperienza di mobilità territoriale, del cosiddetto “andar per luoghi”, è soprattutto recupero dell’immaginario stimolato dal percorso, sollecitato dal viatico scelto.
La concretezza del cammino fonde sempre la tattilità dei segni antropogeografici, con il mitico, con le tracce mnestiche del fantastico che sono pur sempre la substantia della creazione artistica.”

Ecco l’intervista a Franco Lista:

Da quanti anni vivi al Vomero?

Vivo da 34 anni in una abitazione che mi è molto cara nella quale hanno vissuto il maestro Giacomo Saponaro e la moglie Paola Galante e frequentata da persone di rara creatività; per citarne solo qualcuna, il pittore Francesco Galante.

 

Tu che hai vissuto in diversi quartieri, come trovi cambiato il Vomero? Cosa persiste di positivo, cosa c’è che non va?

Sì, i cambiamenti sono evidenti e anche consistenti!

Nel ’90 il Vomero offriva il suo paesaggio visivo con una maggiore dotazione di alberature nelle vie e in particolare nella piazza Vanvitelli.

Il cosiddetto “paesaggio olfattivo” (componente importante del paesaggio complessivo che determina la qualità della vita) al quale concorrono gli odori dell’aria, del verde, dei giardini, era decisamente migliore.

Oggi, il traffico intenso con file ininterrotte di auto, specie su via Cimarosa e via Bernini, non solo compromette visivamente la scena urbana, ma determina, con i gas e le particelle incombuste degli scarichi, un’aria davvero poco salutare.

I rumori del traffico, l’uso incivile del clacson, il vociare maleducato della movida notturna del fine settimana, aggiungono un insopportabile “paesaggio acustico”.

Per gli abitanti di via Bernini, vanno aggiunte le vibrazioni della sottostante metropolitana che il sabato e la domenica funziona fino a notte inoltrata.

Tutto questo, a mio avviso, determina la scomparsa del paesaggio sensorialmente inteso: caratteristica propria della collina vomerese e aspetto di rilievo per la salute psicofisica degli abitanti.

Valori neanche tanto remoti, assolutamente fruibili!

 

Cosa pensi dei nuovi poli museali vomeresi?

Mettere a sistema i musei vomeresi, sia sul piano organizzativo sia su quello propositivo, potrebbe significare molto, soprattutto in termini di qualità complessiva di questa bella e interessante dotazione storico-artistica del nostro quartiere.

Il turismo, negli ultimi tempi, ha messo in maggiore risalto Napoli, come città assolutamente unica, impareggiabile!

Proprio l’insieme di valori storici, artistici, paesaggistici, antropologici, nonché quel quid di atipico, di curioso e contemporaneamente originale (tutti fortemente intrecciati!) costituisce un connubio introvabile altrove.

Ed è questo a fare della nostra città un centro d’interesse turistico assai complesso e attraente.

Quale potrebbe essere il futuro del Vomero, città nella città-mondo che è Napoli?

Credo che ogni cittadino (nativo o acquisito che sia) faccia i conti con il personale “magazzino della memoria”, nel quale sono stati acquisiti i ricordi e, a ritroso nel tempo, vada considerando i mutamenti avvenuti nell’ambiente di vita.

La rappresentazione autentica del Vomero rivive solo ritrovando nella propria memoria le sensazioni e le suggestioni, gli odori e i “sapori” di una volta.

Sono le atmosfere affettive e i sentimenti che si manifestano con nostalgia.

Ma il “diritto alla nostalgia” non è fatto solo di desideri rivolti a un anacronistico ritorno al passato, bensì di un conseguente e rinnovato impulso in direzione del ripristino, in chiave moderna, di quel clima complessivo, fisico e comportamentale, che del Vomero faceva un luogo turistico, culturale, escursionistico, panoramico.

Questo dovrebbe essere il primo obiettivo da porsi per il futuro del Vomero; prima ancora degli eventuali interventi settoriali che inevitabilmente non partono organicamente da una visione complessiva.

Peraltro, non è affatto secondario considerare come nel nostro quartiere vi siano un ventaglio di competenze culturali e professionali, tali da poter configurare una olistica elaborazione progettuale, con la necessaria concretezza e intensità partecipativa

 

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