La linguistica nella letteratura e la letteratura nella sociologia.

Di Serena Cirillo

Ironico, irriverente, bizzarro, semiserio, ma più serio di quanto possa sembrare alla prima impressione. Le chiavi di lettura sono molteplici per quello che si può definire un mini trattato di filologia dall’aspetto ludico, almeno in riferimento alla veste formale, che è l’ultima creazione di Luciano Scateni: il suo libro intitolato “Uffa”. E’ lo stesso autore che ci suggerisce, nell’introduzione, la doppia interpretazione del testo: “Confesso, il preambolo appena proposto è un furbo alibi che prova ad assolvere il caos controllato delle pagine che seguono. Lo so, sembrano sconnesse, sconfinferate con spregiudicata spavalderia, eppure hanno un loro senso/non sense”.

Esordisce così Luciano Scateni subito dopo l’introduzione al suo nuovo libro dal titolo “Uffa”. Noto come capo redattore del quotidiano Paese Sera, e ancor di più come volto della televisione grazie ai TG Regionali e alle varie trasmissioni che ha condotto, Scateni ha affiancato da sempre alla carriera di giornalista una fervida produzione letteraria. Ha scritto romanzi, racconti e saggi su tematiche prevalentemente politiche e sociali, spesso prendendo spunto da fatti di cronaca e dalle sue esperienze di giornalista impegnato. Ma dopo tanta letteratura “seria”, ha voluto cimentarsi in un “divertissement” a modo suo. La sua ultima opera denota una grande passione per la lingua, e soprattutto per le parole sia dal punto di vista morfologico che semantico; gioca con il lessico e stravolge il modo di comunicare. Il piccolo trattato ha l’aspetto di un glossario: Luciano prende dal dizionario Devoto-Oli (compagno di tanti di noi nella buona e nella cattiva sorte) le parole desuete, ma quelle proprio tanto desuete, ne studia la definizione canonica, e, stravolgendola, le ridefinisce a modo suo. Ridefinisce le parole in modo sicuramente fantasioso, ma senza allontanarsi troppo dal loro valore semantico. Poi con ognuna di esse crea dei microracconti, o anche solo semplici scenette, divertenti, ironiche, a volte sarcastiche, a volte tragi-comiche. Il testo si presenta come un glossario: ogni lettera dell’alfabeto dà inizio ad un capitolo, e in ogni capitolo sono raggruppate le parole desuete scelte dall’autore con la lettera corrispondente. L’ elenco termina con un tautogramma: gioco linguistico che consiste in un brano in cui tutte le parole iniziano con la stessa lettera.

Il libro ricorda il saggio di Flaubert “Bouvard et Pécuchet”, che ha come sottotitolo “Le Sottisier ou Dictionnaire des idées recues” (sciocchezzaio o dizionario dei luoghi comuni). Pubblicato incompiuto e postumo, anche il saggio di Flaubert è strutturato come un glossario e concepito come un testo ironico dopo tanta letteratura seria, tra cui autentici capolavori della letteratura mondiale. Flaubert non raccoglie parole desuete, ma luoghi comuni, e fa lo stesso tipo di operazione di Luciano Scateni. Bouvard et Pécuchet denuncia il dilettantismo ossessivo e l’erudizione inutile o maldestra; Luciano prende in giro l’esasperato ricorso ai neologismi, agli anglicismi, alle parole prese in prestito da diversi gerghi (che oggi chiamiamo slang), e i condizionamenti delle mode nella comunicazione. La critica verso un certo modo di esprimersi a volte è un pretesto per trattare in maniera lieve argomenti seri, tematiche scottanti e fatti di cronaca. Con leggerezza, usando l’espediente delle definizioni, quindi frasi brevi e lapidarie, esprime le sue riflessioni con un occhio attento alle ripercussioni sociologiche di tanti fenomeni di attualità.  L’autore passa da un linguaggio ricercato, a tratti barocco, ad una scrittura stringata e diretta che ricorda un po’ il genere futurista. Luciano invoca e promuove la libertà di espressione, la creatività sia nella letteratura che nella pittura. In effetti Marinetti, noto come maggior esponente della corrente futurista, inventò uno stile che fu definito “paroliberismo” o “scrittura anarchica”. Proponeva l’uso delle parole in libertà, un totale anticonformismo nella letteratura, una rottura col passato e tutte le sue regole, una completa libertà nel creare.

Alla fine di ogni capitolo c’è un disegno, opera dello stesso scrittore, ad ulteriore testimonianza della sua creatività filo-surrealista. E poiché sono stati stampati come degli schizzi in bianco, il lettore ha la possibilità di colorarli attuando la terapia antistress per adulti tanto in voga negli ultimi anni.

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