DIVIETO DI EROS

DIVIETO DI EROS

Di Luciano Scateni

Castità, celibato, sessualità, erotismo, voti di astinenza, preti, frati, suore, cattolici integralisti, bizzoche, timorati di Dio, spose di Cristo, cattolici, protestanti, agnostici, eccetera, eccetera: il caos dei ‘si può o non si può, chi può e chi non può, il verbo del figlio di Dio e le varianti funamboliche della teologia, l’irrazionalità dei dogmi e la libera scelta di credenti contestatori del pensiero religioso unico: parliamone, in sintonia con il realismo dell’attualità. A rimorchio di tanti ‘confratelli’ che hanno lasciato l’abito talare appeso al chiodo dell’addio, l’onesta confessione di don Antonio Romano parroco ultradecennale di Chiusano San Domenico.  Da Facebook: “Ho scoperto di amare una donna con la quale condivido sentimenti, aspirazioni, progetti, valori, fede principi e ideali. Non posso continuare a combattere contro la mia natura”. Nell’avellinese la dichiarazione choc ha stupito, sconcertato, ma al contrario è stata condivisa come la libera, coraggiosa, anticonformista interpretazione di don Vitaliano Della Sala da sempre di prete di sinistra. Le parole testuali di don Antonio Romano (ma dovremmo citarlo come ‘ex don’): “Amici, amiche e fedeli, rinuncio allo stato clericale. Dopo un lungo travaglio interiore i tempi sono maturi. In questi anni ho acquisito maggiore consapevolezza di me e di ciò che mi circonda e questo mi ha dato più coraggio e determinazione. Resterò missionario laico nell’associazione ’Sulle tracce degli invisibili’ che ho fondato a favore dei bambini del Burundi. Continuerò a stare dalla parte degli ultimi”. E però nasconde un neo, non trascurabile, è un convinto ‘no vax’. Il ‘caso’ del parroco innamorato sollecita la domanda per capire se astenersi dall’amore ‘terreno’ sublimi la scelta del sacerdozio e non patisca effetti collaterali, o è violenza contro natura, perfino disobbedienza all’invito del dio dei cattolici “Crescete, moltiplicatevi”. Il celibato, l’astinenza sessuale, a detta dei medici più accreditati in materia, provoca scompensi psicofisici, perfino gravi patologie, e induzione a comportamenti deviati, fino alla pedofilia, determina sofferta disobbedienza, esperienze dell’eros ‘clandestine’ e domande, indotte da curiosità laica: “La vocazione a indossare l’abito di prete, suora, frate, è davvero così intensamente esaustiva da impedire innamoramenti alternativi allo ‘sposalizio’ con il Padre Eterno? Da cosa di irreale trae spunto l’idea del  celibato, la ‘consacrazione alla verginità’ riferita al clero e ad appartenenti degli istituti di vita consacrata, da cosa il voto che impegna a vivere senza gratificazioni sessuali? E che dire della castità dei laici? È tipicamente bi-partisan il detto “si non caste, tamen caute” (“se non riesci a vivere in castità, almeno sii prudente”), riferito alla morale sessuale dei religiosi con l’obiettivo di evitare scandali. Il ‘principio’ somiglia alla ‘generosità’ del cattolicesimo, che assolve da ogni peccato se chi lo commette si pente.

È anomalo astenersi dall’umanissima attività fisiologica sessuale: il celibato, l’astinenza, non sono norme prescritte dalla Bibbia, ma dalla Chiesa che, discrimine incomprensibile, esenta frati e suore dall’obbligo della castità, ma non i preti.

Conclusione interessante, perché illumina un aspetto del celibato: è stato un sistema visto con favore da chiesa e nobili. Spedivano in convento i figli in eccesso per controllare l’asse ereditario ed impedire dinastie e titoli ereditari all’interno della gerarchia della Chiesa.

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