Controcorrente

Controcorrente

Di Luciano Scateni

Due vittorie (Braga e Cagliari) hanno parzialmente spento il malumore dei “Forza Napoli  sempre”, viziati un anno fa dalla grande bellezza degli azzurri, ma certo, anche  per la globale mediocrità dei loro competitors: da un anno al successivo, netta la trasformazione della colonna sonora che fa da sottofondo alla cronaca full time delle ‘cose’ del Napoli, su cui dissertano giornalisti, sportivi e non, anchor men a vario titolo, ex giocatori, arbitri in pensione, vecchie glorie anche se transitate con  brevi comparse negli stadi del Vomero, del San Paolo, del Maradona. Oggi c’è una duplice occasione per lasciare a tutti loro il classico “dico la mia”: il sorteggio propone la sfida al Barcellona per andare oltre gli ottavi di finale della Champion League e, nell’immediato, il test di Coppa Italia contro il Frosinone. In proiezione Champions pensano positivo in molti, indotti a ottimismo dal parziale declino dei blu grana. Errore di valutazione?  Se il metro di giudizio fosse collegato all’agevole eliminazione del Braga, squadra da serie B italiana, non sarebbe probante: quel Napoli non ha mostrato l’autorevolezza richiesta dal test spagnolo. L’evento numero due conferma lo scetticismo sul valore intrinseco della Coppa Italia, riempitivo di un calendario sempre più fitto di impegni infrasettimanali, scelta a vantaggio del calcio business. Il clamoroso effetto collaterale di un torneo scarsamente attrattivo è ben interpretato da mister Mazzarri, che riduce l’impegno con il Frosinone a sgambatura per gli arti anchilosati dei panchinari, a vetrina dove esporre le loro qualità oscurate, per offrirli ai prossimi appuntamenti di ‘mercato’. Gli estimatori di Mazzarri, liberati dall’incubo Garcia, apprezzano la filosofia ‘turn over’ del tecnico, consapevole della ridotta resistenza degli azzurri alle fatiche di novanta minuti, per di più ravvicinate, impegnate su più fronti. Che dire, ogni allevatore conosce pregi e limiti del suo gregge, ogni allenatore la tenuta psicofisica dei suoi giocatori. Meno compatibile con le attese dei tifosi è la ‘rivoluzionaria’ capriola che propone ai 40mila del Maradona Stadio un Napoli ‘altro’ per nove undicesimi, ovvero Gollini, Zanoli, Ostigard, Mario Rui, Gaetano, Demme, Lindstrom, Raspadori e Simeone.  Beninteso, non si tratta di dilettanti allo sbaraglio, sono calciatori per i quali i signori esperti nell’anno dello scudetto hanno applaudito l’asse De Lau-Giuntoli, che ha fornito a Spalletti un Napoli al quadrato, di ventidue giocatori, tutti teoricamente titolari. Qualcosa è cambiato, lo sciagurato addio a Kim non è vicenda di poco conto, ma quel che accade ora, nel complicato percorso di risalita ai vertici del campionato, è che le carte vincenti di Mazzarri sono la mitica coppia Osi-Kvara, la qualità Di Lorenzo, Lobotka Zielinski, Politano. Per contrastare il Frosinone Mazzarri si vede privato anche di Elmas e Anguissa, ultimi due di un elenco infinito di infortunati. Ha senso la seguente domanda controcorrente al tecnico degli azzurri: “È lecito proporre ai quarantamila aficionados che in giornata feriale e di shopping prenatalizio affollano il Maradona una partita snobbata da De Lau e Mazzarri? Commenti, estrapolati qua e là: “Cajuste? Lui è un grande prospetto ed è adatto per il modo di giocare del Napoli. Può diventare un calciatore molto forte”. Sarà, ma l’affermazione è il risultato di capacità profetica o è solo un pio desiderio? “Se il Napoli fa delle prestazioni di livello può arrivare a qualsiasi obiettivo”. Vero, ma se gioca come il Manchester City di Guardiola.  “Il Barcellona è una squadra con calciatori giovani e di talento, ma manca l’esperienza degli anni scorsi. Le due squadre se la giocano alla pari”. Parere imparziale?

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