Quando la solidarietà diventa storia e la storia diventa romanzo. Le quattro giornate di Napoli nell’opera di Enzo Stasino.
Di Serena Cirillo
E’ un romanzo storico a tutti gli effetti quello scritto da Enzo Stasino, attore che esordisce come scrittore con “Il quartiere labirinto”, storia semi-autobiografica in quanto vede protagonista suo nonno. Ambientato nella Napoli del 1943, racconta il momento più tragico della Seconda Guerra Mondiale, quando la città, già dilaniata dal conflitto, era tormentata dal regime fascista e dai tedeschi. Parla di una città perseguitata ma non vinta, di un popolo che ha scacciato gli oppressori tedeschi prima che arrivassero gli Alleati americani con la forza del suo orgoglio e la solidarietà tra esseri umani. I fatti storici, narrati con la precisione della cronaca, si intrecciano alle vicende personali, descritte con sensibilità e delicatezza. Stasino racconta la vita difficile della gente di un quartiere popolare del centro storico di Napoli sopravvissuta agli stenti, alla fame e alle crudeltà del regime grazie alla tenacia, alla generosità e alla solidarietà che solo i napoletani hanno saputo dimostrare nelle circostanze più tragiche. Lo scopo dell’autore è quello di rendere nota la storia di un uomo comune nella Napoli del conflitto mondiale per rendere omaggio a suo nonno e a tanti altri eroi silenziosi che hanno resistito e, insieme, hanno liberato la loro città, dimostrando coi fatti che l’unione fa la forza. Senza trascurare le vicende storiche, tra le più dolorose che ha attraversato il nostro paese, Stasino si concentra molto sul lato umano; riesce a tenere il lettore col fiato sospeso per tutta la narrazione, suscitando un caleidoscopio di emozioni e sentimenti che vanno dalla rabbia alla pietà, dal dolore all’amore verso il prossimo declinato principalmente sotto forma di fratellanza e solidarietà. Per essere fedele ai fatti, lo scrittore ha attinto ai racconti del nonno, ai ricordi di famiglia, e alle interviste fatte a vari personaggi del quartiere ancora in vita che rappresentano una sorta di archivio vivente, oltre che alla consultazione di documenti storici. L’impatto, quindi, è ancora più forte se pensiamo che si tratta di una storia vera e che i personaggi, in cui molti si identificano e molti altri riconoscono parenti, amici o conoscenti, sono realmente esistiti.
Enzo Stasino spiega così il contenuto del suo romanzo: “Con l’armistizio dell’8 settembre Napoli si trova in una doppia morsa: oppressa da terra dai vecchi alleati, colpita dal cielo dai nuovi. L’occupazione tedesca porta sofferenza, restrizioni e soprusi, che si aggiungono al terrore dei bombardamenti angloamericani, eppure lo spirito dei napoletani resta fiero”. “Tra le rovine – prosegue – la loro resistenza brilla forte, alimentata da un umorismo che strappa sorrisi anche nei momenti più bui. Napoli – sottolinea – subisce più di ogni altra città i bombardamenti, ma è anche la prima a rialzarsi e ribellarsi. Le sue cicatrici diventano simbolo di resistenza, che raggiunge l’apice nelle quattro giornate: un’insurrezione popolare che diventa leggenda”.
Una storia tanto personale e tanto universale, come si evince dalla struggente prefazione scritta da Alessandra Camporota, prefetto di Modena e nipote di un eroe di guerra. “Nel libro di Stasino – racconta – c’è un po’ di me, nella figura del Sottotenente Maurizio Camporota che, lasciata l’Accademia Militare di Modena dopo l’8 settembre, torna nella sua Napoli, lotta insieme ai suoi concittadini e poi decide di continuare a combattere la guerra al fianco degli Alleati, sacrificando i suoi 21 anni nella battaglia di Mignano Monte Lungo l’8 dicembre del 1943”.
“Il quartiere labirinto”, intriso della napoletanità più autentica, si legge tutto d’un fiato. Apprezzato da chi ama Napoli, da chi conosce bene le vicende relative alla Seconda Guerra Mondiale, e anche dai giovani, in quanto diffonde presso le nuove generazioni, in modo leggero e divulgativo la conoscenza di un momento storico tanto importante per il nostro paese.