Intervista esclusiva all’artista Mauro Russo
a cura del sociologo e critico d’arte Maurizio Vitiello.
È difficile concretizzare opere in diverse discipline operative, oggi?
Credo, fermamente, che oggi rispetto ad autori del passato abbiamo molti più strumenti per poter produrre, in qualsiasi mezzo espressivo, l’avere le idee chiare con un ideale preciso però è determinante.
A mio avviso oggi non vi sono correnti o movimenti precisi che possano indicare una via, ma è compito dell’artista con le sue conoscenze e sensibilità, operare per inserire quella tessera mancante nel grande mosaico, a costo di impiegarci una intera vita, o quanto meno tentare di fare chiarezza, come in una sorta di “ritorno all’ordine”, poiché, il compito dell’artista oggi, come diceva Puskin è quello di “descrivere senza fare il furbo”.
Vuoi trasferirti a Parigi, Londra o NY?
Senza discreditare Londra e New York, sono legato alla capitale francese da diverso tempo, per via di certe affinità con certi autori, che ho visto e approfondito al Musée d’Orsay ed al Louvre.
Sono un pittore orgogliosamente italiano, non potrei stare a lungo fuori dall’Italia, ma torno spesso con piacere a Parigi, per me è’ la mia seconda casa.
Quali progetti vorresti sviluppare nel 2024, e dove e con chi?
Indubbiamente approfondire, indagare, creare sinergie con linguaggi espressivi anche differenti dal mio.
Quello di conoscere ed ampliare i punti di vista, è un fatto determinante, non solo per l’anno corrente, ma sicuramente per una buona parte degli anni venturi.
Musicisti, scultori, fotografi, personaggi di spettacolo e cinema, possono essere di sicuro degli ottimi “ponti” per l’arricchimento, sia culturale che morale, che in questo momento sto perseguendo.
La stampa ti ha seguito, ultimamente?
La stampa per un artista come me, che fin da subito ha lasciato spazio alla divulgazione mediatica della propria arte, è cosa seria.
I professionisti della divulgazione ritengo che siano figure importantissime, da sostegno e a favore del bello.
Sono da tempo a stretto contatto con la stampa, che mi segue e pubblica il mio operato con interesse e stupore.
Credi che l’arte andrà avanti su altri canoni e codici?
Ho ribadito più volte, anche in altre interviste, che l’arte non cambia, ma si può evolvere, se teniamo conto che il passato è l’unica strada per il futuro.
Si tratta solo di sapere vedere e di farne buon uso.
Attualmente, il mercato dell’arte è florido?
Vedo una netta ripresa, ma la strada è ancora lunga, poiché il lavoro è costante, nel “rieducare” la gente ad avvicinarsi al prodotto d’arte senza preconcetti e di fare scoprire che in un dipinto, in una scultura, in un lavoro di design o in una fotografia si può ritrovare il tempo che era andato perduto.
Perché l’arte va avanti, nonostante alti livelli epidemici e stati di guerra?
La Storia ci insegna che l’arte non è mai cessata per questi avvenimenti, anzi è proprio nella sofferenza che a volte ha avuto maggiore sviluppo.
Già nel buio medioevo vi abitava il germe della rinascenza e tra i futuristi, per citarne uno, Umberto Boccioni ha ottenuto la sua massima espressione sotto i bombardamenti della prima guerra mondiale, essendo lui stesso un ardito volontario.
Questo la dice lunga sull’importanza dei mezzi espressivi, in momenti dove solo l’uso della parola rischia di rimanere a livello epidermico.
Vedi la tua città nel contesto attendibile del circuito dell’arte contemporanea?
La mia città attualmente è Roma, la quale da sempre ha detto la sua nell’arte contemporanea.
E’ chiaro che per essere scaramantico vedo questa città una capitale importante nella contemporaneità e per il futuro.
Gallerie, divulgatori d’arte, personaggi legati al cinema e allo spettacolo tendono costantemente ad alimentare l’importanza culturale e il valore dei profondi significati legati all’arte contemporanea in questa città.
Il tuo prossimo obiettivo espositivo?
Non ho grandi obiettivi espositivi, ma, piuttosto, penso di divulgare e di mostrare le mie opere, soprattutto, nei piccoli centri o nei luoghi dove in pochi scommetterebbero di portare il mio lavoro in giro per il mondo in luoghi anche molto distanti, questi sono i miei obiettivi espositivi.
É chiaro che, però, e non lo nascondo, “La Biennale di Venezia” rimanga sempre la Mecca.
2 – Mauro Russo, FIORITURA AL GIANICOLO, olio su tela, cm. 100×100, 2023