Il teatro secondo la regista Francesca Esposito

Il teatro secondo la regista Francesca Esposito

n° 1 incontro / intervista

rubrica a cura di Rita Felerico

 Con questa rubrica desidero incontrare e dialogare con le voci emergenti della drammaturgia e del teatro più attive sul nostro territorio, per scoprire quanto rispetto al caos e alla incomunicabilità dei linguaggi, l’arte, il teatro, la scrittura rivestano un ruolo ben preciso nel coltivare e trasmettere idee e valori.  

Teatro come formazione dell’individuo attraverso il sapere, il dialogo, la bellezza che pur se in diverse declinazioni sono vivo linguaggio capace di svelare, interrogare e connettere.       

 

Ho rivisto lo spettacolo ISIDE E LA LUNA al Teatro Instabile – dove ha inaugurato la stagione – spinta da due motivi: a) perché desiderosa di immergermi nell’atmosfera di un rito b) perché incontrare l’esperienza delle donne in scena dona sempre nuove prospettive.  Ti chiedo: come nasce l’idea di riparlare di rito? Convieni con me che oggi viviamo di pochi riti e che il teatro ne ha invece necessità? 

Il rito ha sempre avuto un’attrattiva particolare ai miei occhi, per la sua dimensione intima e collettiva a un tempo. Il mio maestro Michele Monetta parlava tantissimo del teatro come rito, sottolineando la potenza di un atto collettivo, un’azione con il potere di cambiare il corso delle cose. Nel rito ogni gesto concreto, ogni parola, assume un significato altro ponendosi come ponte nella dialettica tra l’individuale e l’universale. Il rito ha come aspirazione quella di andare oltre la separazione tra me e te, senza perdere il sé. il rito è un’azione concreta nella quale si intravede l’Infinito.

Oggi il rito risponde al desiderio di “tornare a casa”, ristabilire il contatto naturale con sé stesse, lasciare spazio al vuoto fertile, un vuoto in cui nasce e muore ogni cosa.

Proporre un rito teatrale oggi per me ha l’intenzione di togliere ciò che non ci serve in teatro come nella vita.

 

Come si lavora fra donne?  L’elemento che dà più il segno? Qual è l’incipit del ritmo?

Iside ha avuto una dimensione collettiva nel processo creativo e le artiste in scena le sento e le vivo come compagne di creazione: Anna Bocchino, Carmela Ioime, Adriana D’Agostino e Maria Gerarda Cavezza. Insieme abbiamo creato un organismo unico in cui il totale non è la semplice somma delle parti ma un’integrità nuova.

Io ho scoperto di “essere donna” molto tardi. Mi sono sempre sentita un essere umano, in mezzo ad altri esseri umani. Per lungo tempo non ho sentito su di me il peso di appartenere ad una “serie B” dell’umanità. Me ne sono accorta quando ho approcciato la regia teatrale e la drammaturgia. Ho conosciuto e visto persone come me avere difficoltà ad affermarsi o, peggio ancora, guadagnare una voce solo su determinati argomenti, come se noi donne fossimo capaci di parlare in teatro solo del fatto di essere donne e delle tematiche connesse. Ed è con questo spirito che ho approcciato la regia di Iside e la Luna, uno spettacolo che parla del femminino sacro, non nel senso di “essere donna” ma nel senso di parte femminile di sé. Il genere non c’entra. Anche un uomo può perdersi e raccogliere i pezzi di sé come fa la nostra Iside.  E’ un racconto per me prima di tutto dell’anima e poi un mito.

 

Lo spettacolo è andato in scena in luoghi diversi già diverse volte. Desideri allestirlo in un posto particolare non ancora calcato e se sì perché?

Io vengo dall’area flegrea. A luglio Iside è andata in scena nel Castello Aragonese di Baia nell’ambito del festival Antro. Sono molto attirata dall’idea di riproporre lo spettacolo in quelle zone. D’altronde anche la primissima versione ha visto la luce nel Tempio di Serapide, altrimenti detto Macellum. Mi piacerebbe ora guardare sull’altro versante, il vesuviano. Da un vulcano all’altro. Gli scavi di Pompei sarebbero un sogno! Lì c’è un tempio di Iside. Proporre “Iside e la Luna” in un luogo del genere sarebbe davvero realizzare il disegno del rito a cui questo lavora aspira sin dal principio.

 

Lo proporresti – magari con alcune modifiche- in progetti di laboratorio scolastico?

Assolutamente. È già stato presentato alle scuole in forma di spettacolo in occasione della giornata contro la violenza di genere ed ha destato molta curiosità nelle studentesse e negli studenti. La parte laboratoriale e l’incontro con le nuove generazioni fa parte della mission di Teatro Nudo, la base del cui lavoro è la pedagogia teatrale e il counseling modello GATES.

 

La tua vena creativa rispecchia molto gli accadimenti e lo status della società. A cosa stai lavorando? Le prospettive future?

Mi sento sempre nuova rispetto ai progetti nuovi. Come se fosse sempre la prima volta. E’ destabilizzante ma allo stesso tempo elettrizzante. Mi sento in un processo evolutivo in cui il teatro e la psicologia si incontrano e scontrano trovando sempre nuovi luoghi in cui stare insieme, scambiandosi pratiche, visioni del mondo, metodologie, argomenti, tematiche. La prospettiva per il futuro è rendermi disponibile attraverso il mio lavoro di regista e drammaturga affinché il dialogo tra teatro e psicologia sia fertile e vitale.

 

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Note bio

Francesca Esposito è una regista teatrale, drammaturga e progettatrice per una scena radicale e inclusiva. Fondatrice della compagnia Teatro Nudo, un collettivo di ricerca artistica nato nel 2022, lavora su progetti che intrecciano corpo, parola e visione filosofica.

Si è formata in ambito teatrale, letterario e audiovisivo: Laurea Magistrale in Produzione Multimediale (Arte, Teatro, Cinema), Laurea Triennale in Lettere Moderne, licenza di mimo e attore presso l’I.C.R.A. di Michele Monetta, formazione in Commedia dell’Arte al Teatro Mercadante e un recente Corso di Drammaturgia presso XNL (Fondazione Fare Cinema, Piacenza).

Ha collaborato con AlmaKalma (compagnia di arti performative ispirata al metodo Grotowski, Integrando pratiche teatrali e  attenzione alle dinamiche psicologiche e relazionali è Counselor diplomanda presso l’IGAT.

Nel 2023 ha vinto il premio “Regista con la A” per lo spettacolo “Umana” e ha ricevuto una menzione speciale per l’art direction con il corto teatrale “Cage 47” al festival I Corti della Formica. Le sue produzioni recenti includono: “Cage 1. Secondo movimento del progetto Human Zoo-M”(2024), “Umana” (2022–23), “Iside e la Luna” (2022), “Occhi sospesi” (2021).

Con il progetto Teatro delle Abilità, porta avanti una ricerca sul teatro come spazio inclusivo, coinvolgendo performer con disabilità in un percorso di co-creazione e visibilità.

Fa parte delle reti C.Re.S.Co.

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