Che rapporto esiste fra linguaggio e diritto? e quanto grande è la distanza del diritto dal sociale ovvero dai problemi nel sociale.

Che rapporto esiste fra linguaggio e diritto? e quanto grande è la distanza del diritto dal sociale ovvero dai problemi nel sociale.

Di Rita Felerico

 Due domande all’avvocata Alessandra Pinto (specializzata in diritto tributario, civile e di famiglia – mediatore familiare) al margine dell’interessante e importante convegno “Riconoscimento delle Famiglie Omogenitoriali – L’importanza di un linguaggio gentile ed inclusivo” organizzato da Città Metropolitana nella Giornata Internazionale   contro l’omolesbobitransfobia.

E’ un legame molto importante, linguaggio e diritto sono accumunati dal fatto che costituiscono il prodotto immediato della coscienza collettiva. Così come il linguaggio muta con l’evolversi del sentire comune, il diritto si adegua alle esigenze e richieste del tessuto sociale secondo un rapporto di reciproca e continua influenza.

Il rapporto fra linguaggio e diritto è ancora più evidente in tutti i casi di linguaggio di odio, soprattutto in rete. La necessità di intervenire sul linguaggio è purtroppo sottovalutata perché non si comprende il forte legame che li unisce. Se consideriamo che molti reati sono compiuti soltanto con l’uso del linguaggio (parole, atti, comportamenti … ).

Il nostro comportamento deve così mutare alla base, prima che si verifichi un evento che possa essere considerato reato: dobbiamo avere un atteggiamento che non determini una ipotesi di violenza. Prendiamo ad esempio la diffamazione; per rimanere nel diritto di critica ed evitare che si configuri il reato di diffamazione è necessario usare espressioni non violente.

Abbiamo comportamenti verbali e non verbali di violenza che possiamo definire micro-aggressioni, termine coniato nel 1970 da uno psichiatra americano che studiò le violenze che subivano gli studenti afroamericani.

Le micro-aggressioni sono volontarie e inconsapevoli, si tratta di atti e comportamenti reiterati nel tempo volti ad insidiare, offendere, minimizzare la sensibilità altrui, anche semplici atti di scortesia o sguardi di intolleranza che ripetuti nel tempo si ripercuotono sul piano psichico e fisico soprattutto per chi vive una situazione ostile in famiglia, sul lavoro, sociale. Tali comportamenti all’apparenza innocui possono sfociare in veri e propri reati: bullismo, cyberbullismo, discriminazione, atti persecutori etc…

Come intervenire prima? Come evitare che diventino reati?

E’ possibile modificare il nostro sentire attraverso l’informazione e lo studio di nuovi fenomeni sociali. La società è mutata e dobbiamo cambiare le parole per spiegarla. Un esempio è il romanzo giallo, che ha assunto nel tempo nuove forme e quindi nuovi termini, il noir, i thriller, thriller psicologici o legali…

Queer non esisteva come parola fino a qualche tempo fa, così come gli atti persecutori o il revenge porn; il mutamento si sposta dal piano sociale a quello del diritto che trasfonde le regole nuove sociali nel diritto e che divengono regole a carattere normativo (propongo di dare vita ad una rubrica che spieghi il valore e il significato delle nuove parole)

Linguaggio e diritto sono interconnessi. Così come il rapporto diritto e società è interconnesso e anche in questo caso è necessario analizzare un comportamento reiterato dei soggetti.

Quando esistono forme di discriminazione, quando il governo e le istituzioni ritengono per esempio pericoloso per la società l’esistenza di gruppi, vengono adottati sistemi per comprimere le libertà e i diritti di questi gruppi. La famiglia omogenitoriale viene considerata pericolosa per il concetto di famiglia tradizionale (coppia eterosessuale con prole), speculare a tale pregiudizio è l’assenza di pari riconoscimenti e tutele sul piano giuridico: il genitore elettivo non biologico per lo Stato non esiste, le coppie omogenitoriali non sono considerate idonee all’adozione … con tutti i problemi e le conseguenze che anche questo Convegno ha posto in luce e che la società che muta vuole e deve affrontare.

Si sente spesso dire che i figli di coppie genitoriali crescono con grandi problemi, ma al contrario molti studi anche non recenti dimostrano il contrario: esiste una grande apertura mentale dei figli e delle figlie di coppie omogenitoriali rispetto ai bambini cresciuti con coppie eterosessuali perché non vivono situazioni dove esistono ruoli prestabiliti.

 

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