ATENEO FEDERICIANO – SINAPSI: DALL’ANALISI ALLA QUESTIONE. Da una relativa egemonia spazio – tempo, verso il predominio assoluto di psicologi – pedagogisti. I possibili accomodamenti ragionevoli come da C.R.P.D. Esigibile a mezzo Sociologia e Rappresentanza Territoriale.

ATENEO FEDERICIANO – SINAPSI: DALL’ANALISI ALLA QUESTIONE. Da una relativa egemonia spazio – tempo, verso il predominio assoluto di psicologi – pedagogisti. I possibili accomodamenti ragionevoli come da C.R.P.D. Esigibile a mezzo Sociologia e Rappresentanza Territoriale.

 

di Claudio Roberti

Consigliere Associazione Nazionale Sociologi Dipartimento Campania – Coordinatore Regionale e Nazionale in Sociologia della disabilità.

 

 

I prodromi di un destino radicato, ma non ineluttabile

Il titolo alternativo di questa analisi critica con maggiore presa comunicativa potrebbe essere: Dalla costruzione medicale classica al possesso psicologico – pedagogico, causa sedimentate passività e/o complicità delle organizzazioni rappresentative dei disabili e della sociologia prima accademica, dopo associativa, tutte in ordine di prossimità e peso ponderale. Chiaramente, per sorreggere alla men peggio tutto ciò subentra una sequela di vuoti, mistificazioni, contraddizioni e finanche vicende – fatti di peso reale e/o potenziale, il tutto (o quasi) posto qui in rassegna.

Si rende necessario sapere e prenderne atto che l’assurdo, ma non inspiegabile “destino”, come indirizzo non ineluttabile del SINAPSI – Ateneo Federiciano, nei suoi presupposti deprivati della Sociologia e della centralità delle Persone con disabilità, si spiega in parte significativa in quell’egemonia vertente al predominio. In parole più dirette, secondo quegli assetti da vecchio paradigma gli approcci scientifici alla tematica disabilità non attengono alla assente o inerte sociologia e vertono sui disabili decontestualizzandoli secondo ogni dimensione sistemica. Questo perché In Italia tale complessità ha visto sempre la sociologia avulsa e passivamente estromessa o demandata ad interventi occasionali e/o marginali, a sua volta i sociologi con disabilità, pochi ed estromessi, sotto-mal-stimati. Ciò perché innanzi tutto la materia, nello spazio – tempo, è stata pervasa dai domini monopolistico – medicali, rientranti in una sistemazione geoculturale – geopolitica molto radicata, perché prima proto-moderna, dopo illuminista e successivamente specializzata in chiave positivista sotto le lugubri vesti del darwinismo sociale, incluso sue multiformi versioni para-democratiche da Secolo Breve[1]. Nel contesto italiano, di fatto semiperiferico – asimmetrico anche a fronte di tale specificità, incluso nella seconda parte del secolo breve, la sociologia è stata tenuta docilmente e rassegnatamente lontana e/o circoscritta a fronte della tematica. Ne consegue che, eccetto posizioni singole di varia entità identificabili fra il controcorrente antagonistico freelance e l’istituzionale di nicchia, essa ha accettato e/o subito tale destinazione, malgrado gli studi sociosanitari di Achille Ardigò, un sociologo accademico con disabilità distintosi in un’età e contesto globalmente non centrale a fronte del tema. Sia chiaro, è stato un antesignano in materia di concetti e categorie analitiche, visto che gli ICF-OMS in ogni versione, incluso quella vigente del 2001 e legittimata dalla Legge227/2021 e conseguenti D.lgsl,2024, costituiscono delle tipizzazioni che attingono molto dal suo Quadrilatero.[2] Comunque sia, in Italia vige la presunzione intellettuale in forma di protervia protesa a voler fare gli Studi di disabilità senza la sociologia – senza la disabilità, salvo poche eccezioni mal-trattate dalla comunità scientifica[3], però sarebbe riduttivo e fuorviante attribuire tale chiusura solo a stravaganti forzature, arroganze egoiche e/o limiti cognitivi. La base è Multi-Sistemica, poi vi è dell’altro da non ignorare e tanto meno sottovalutare. In ogni caso sia chiaro, va ben sottolineato che questa estromissione si spiega anche con indubbi limiti della sociologia italiana prima accademica e dopo associativa, ma su questa scomoda e ottenebrata verità in termini di effetto causa e viceversa, torneremo da varie prospettive.

Le conseguenze contestuali sul crinale fluido fra micro, macro e meso

Innanzi tutto, è necessario premettere che dalla sociologia del diritto sappiamo la grande differenza fra un mutamento sociale da cui scaturisce una norma e la norma che determina un mutamento socioculturale[4]. Questo ulteriore presupposto ha il suo peso, perché presso tutte le Università italiane la Legge 17/1999 che diede inizio agli assetti istituzionali inerenti ai variegati e troppo eterogenei servizi coordinati secondo Autonomia d’Atenei, non è scaturita da istanze organizzative della moltitudine e neanche da quelle della comunità scientifica, bensì allo stato nascente vi fu una Sentenza di Alta Corte[5], determinata da azioni in controtendenza di cittadinanza attiva. Pertanto, per mera induzione da cogenza della norma, i vari Atenei italiani dovettero offrire con criteri autonomi “fai da te” variegati servizi di accoglienza, implementandoli fra inserimento e integrazione come se si trattasse di sinonimi da scegliere alla rinfusa e non di ben differenti concetti. In seguito, per induzione implicita e/o esplicita, emerse il termine Inclusione, sostanzialmente entrando in sequenza con gli altri per mero lessico gergale in voga comunicativa, non come categoria sociologica ben distinta dall’atto esogeno/endogeno, comunque generico dell’inserimento e dalla esogena/endogena e comunque verticale e preordinata integrazione[6]. Le cause/effetti circolari di tali costruzioni calcificate sono verificabili risalendo ai vari siti web a tema degli Atenei in termini di analisi qualitativa, a partire dal presente sforzo[7]. In questa parte della disamina è necessario anticipare che la Sociologia sin dagli inizi non è presente in numero significativo, bensì si presenta in forma di eccezioni che verranno approfondite più avanti, ma non ci risulta che, a fronte di un trend generale inequivocabile, vi siano stati interventi propositivi e tanto meno contrasti da parte dei sociologi, siano essi accademici e/o associativi. Solo nel freelance attinente all’insieme degli N Saperi Sociali a tema vi è qualcosa, piaccia o meno dal punto di vista post-meta-ideologico.

Stando al presente da focalizzare, l’Università degli Studi di Napoli Federico II di Svevia, da qui in poi Ateneo Federiciano, a cui per conformità basilare d’ indirizzo in scala minore allineiamo per completezza territoriale anche gli altri Atenei con sedi a Napoli – Area Metropolitana[8], presenta un assetto originario che, dopo oltre un ventennio, sostanzialmente è immutato e stabilizzato in materia di profili specialistici e relative branche del sapere: Psicologi – Pedagogisti / Ingegneri, fra accademici e personale in organico, sottolineando che questi ultimi, godono di discrezionalità d’ indirizzo a dir poco singolari – inclusivamente impedenti e per prenderne atto sarebbero intercettabili vari indici e fatti, alcuni qui presenti, altri articolati in una monografia a questa propedeutica, ma inedita. Poi vi sono i volontari del Servizio Civile, dei profili indispensabili per ragioni residuali, non essendovi la Vita Indipendente in forma sistematica, ma anche qui torneremo[9] Ciò a dimostrazione empirica che, eccetto per la sola rappresentanza di Dipartimento nell’Ateneo Federiciano, molto formale e poco sostanziale, la Sociologia non ha e non aveva ruoli – campi di azione. Come accennato nella precedente nota, in qualche forma l’Università di Salerno presenta degli elementi di riflessione che, visto il medesimo contesto territoriale, meritano approfondimenti, tanto più a fronte di aspetti Regionali da riprendere in avanti. Stando alla destinazione Multi-sistemica generale circa l’Ateneo Federiciano, bisogna prendere atto che la Sociologia, prima in forma istituzionale di Corso di Laura, dopo per breve tempo, Facoltà ed in seguito Dipartimento, tale tematica l’ha sempre sottostimata – sottorappresentata e demandata ad estemporanee sensibilità e impostazioni inerenti talune poche cattedre, o meglio singoli docenti. Tale constatazione è riscontrabile in termini rispettivamente quantitativi e qualitativi a fronte di ciò che si è prodotto / non prodotto in materia di didattica e ricerca dal Vecchio Ordinamento ad oggi e segnatamente dal Triennio Accademico 2009 – 2011, un passaggio cruciale susseguente alla Ratifica dell’Italia della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con disabilità e Propedeutico Protocollo Opzionale, avvenuta nel 2009 e la Ratifica U.E. del 2011 , alla finalità di rendere Esigibile in forma Multi sistemica detto Trattato Internazionale che, da ora in poi, qui verrà citato con l’acronimo inglese UN.CRPD-OP, in dei casi solo CRPD. Attenzione, tale esigibilità non riguarda solo i diritti all’Inclusione Sociale delle Persone con disabilità, ma anche l’accesso ai fondi, incluso quelli U.E. in forma di Progetti come da Linee Guida, a partire dalla Ratifica del 2011 e giustapposti ai Piani di Azione, al più decennali, come verificabile [10], ma se necessario vi torneremo. Pertanto, il 2009 – 2011 arrotondati rappresentano una linea di demarcazione da leggersi come un rito di passaggio fra un prima ed un dopo. Del resto, va anche sottolineato che la Sociologia avrebbe dovuto iniziare a lavorare processualmente secondo l’approccio tematicamente inclusivo con conseguente piano didattico e di ricerca nel contesto della comunità dei docenti e degli studenti. Tale assetto da nuovo paradigma avrebbe necessitato la Presa in Carico di una graduale sistematizzazione in forma diretta (Direct) e/o in quella trasversale (Mainstream) iniziando ad applicare i Disability Studies Multidisciplinari a Cornice Sociologica[11], tutto ciò a vantaggio Diadico di Disabilità e Sociologia, e su tale tratto torneremo in varie forme, segnatamente entrando in contenuti di ricerca e progettualità territoriale concreti. Stando al contesto dell’Ateneo Federiciano, essendo sostanzialmente ancora in tal senso all’“anno 0”, malgrado interessanti sensibilità di taluni docenti ricostruibili da esperienze vissute in prima persona sul campo[12], a fronte di quel ritardo – limite a ricadute scientifiche e culturali molto negative, nell’A. A. 2013 – 2014 tentammo di porre allo stato nascente una inversione di tendenza a mezzo di una nostra iniziativa da attivisti e studiosi freelance, rendendoci promotori e protagonisti di un primo convegno internazionale tenuto a Napoli fra Facoltà di Sociologia e Facoltà di Giurisprudenza Ateneo Federiciano[13] Però, in sede accademica versante Sociologia, quel notevole sforzo restò sostanzialmente fine a se stesso, magari utile solo per favorire relazioni personali e comunicazioni social media da parte di qualche docente certamente interessato alle marginalità sociali, però in forme asimmetriche ed anche su tali grossi limiti mi accingo ad entrare perché in forma endogena al SINAPSI vi è un assetto contestuale che fa scuola riproduttiva – estensiva in tal senso. Però, dato che dalla World System Analisys sappiamo che le premesse segnano le fasi dimensionali successive macro – meso – micro ed ancor più in materia di disabilità, l’errore sta nelle premesse elusive ed è stato reiterato sino ad oggi anche in questo campo d’ applicazione. Infatti, la C.N.U.D.D., Conferenza Nazionale Universitaria Delegati Disabilità ovviamente conosce il nuovo paradigma insito nella CRPD con il suo bagaglio di concetti e conseguenti categorie analitiche. Essendo degli accademici il risultato non sarebbe da poco, inquadrandolo in termini di sociologia della conoscenza. Tanto è che anche nelle sue Linee Guida in vigore ne cita i vari contenuti rivolgendoli alla materia, ma al pari di altre istituzioni italiane si ferma alle Colonne d’ Ercole dei Principi come da Art. 3, saltando l’Art.2 onde evitarne le “scivolose” ragionevolezze …. tralasciando assolutamente l’Art.4 Obblighi. Da parte delle istituzioni italiane, centrali o periferiche, autonome o meno, possono essere sinteticamente configurate in base ai seguenti canoni: le strategie – tattiche elusive verso la CRPD si producono e riproducono addomesticando l’Art. 2 ed ignorando l’Art 4, interpretando in forma post-meta-ideologica l’ Art. 33 C. II ° e sigillando il Protocollo Opzionale grazie al Terzo Settore[14]. Evidentemente tale modello, articolato in forma di vecchio paradigma travestito da nuovo, è conosciuto anche in contesto CNUD e sarebbe singolare se non lo fosse, visto che trattasi di una contraddizione discendente da già citate contaminazioni Multi-sistemiche. Ciò che ne deriva in termini fenomenologici si estrinseca in meri buoni propositi idealistico – romantici, scadendo nella retorica, relegando di fatto l’approccio sociale obbligato dalla CRPD in un eterno divenire[15] Ecco spiegato perché la CRPD, pur essendo stata Ratificata da ben tre lustri dall’ Italia e poco meno dall’ U.E., anche presso le Università è mera filosofia del diritto. Chiaramente, assumendo tali premesse la Sociologia non servirebbe, se non vi fossero altre variabili intrinseche ed estrinseche. Però, fin quando prevarrà una data rappresentazione, modalità e finalità, prevarrà l’idea che servano altri profili fungenti da tamponi – paravento.

La diade psico-ped e le sue declinazioni dal generale al particolare

Fra gli effetti deleteri ne è scaturito, che anche presso la comunità scientifica territoriale, il vecchio paradigma negli anni dell’affermazione iniziale e solo formale della CRPD si è potuto riciclare e fortificare sotto mentite vesti, reiterando un’astrusità post-ideologica all’italiana spacciata per scienza: anche nel contesto del SINAPSI inteso come organo dell’Ateneo Federiciano, in forme “molto sue” si è calcificato un approccio alla disabilità senza la sociologia, ovvero una complessità antropologico-sociale, necessitante di metodi e categorie olistiche, ridotta a dimensioni e trattamenti esclusivamente psicologico – pedagogici, intesi come duopolio intra-asimmetrico, elevato a erede primo genito “gemellare dizigota” della costruzione medicale classica. In sintesi, si tratta di una rappresentazione – sistemazione post-meta-medicale, in cui la disabilità, in linea con la sua pre-sistemazione antropologico – sociale – storica di lungo raggio World System[16] e non per sua determinazione da moltitudine, passa di mano – cambia “proprietari”, diviene una materia di competenze innanzi tutto psicologiche, in subordine pedagogiche secondo indirizzi teorici meritevoli di attenzioni perché cognitivamente dissonanti, sicché fuorvianti e capziosi. Pur ribadendo che la disabilità è una diversità verso cui vengono esercitate discriminazioni negative e/o positive al più assistenziali con varie finalità – modalità e a vari livelli, rimarcando che tale dimensione multi sistemica fenomenologica è già stata analizzata dagli studi di disabilità di area centrale del World System e gli approcci odierni sperimentalmente più avanzati attengono il concetto – categoria analitica definito Abilismo[17], un sapere sociologico –politologico poco conosciuto, ma molto interessante, perché decodifica e smonta una serie di comportamenti banali e goffi, ma deleteri, nonché sotto-culturali, malgrado molto radicati e segnatamente in talune aree per ragioni multi-sistemiche e relazionali, dal post-moderno in poi speculari a mass media – social media. Messo in chiaro ciò, è indispensabile capire, tanto più in contesti accademici, che la disabilità è una Condizione Giusnaturalista, in tale parte, irredimibile. Essa, nel suo insieme e singolarmente, è Proteo-Poli—Morfa[18], nel senso che è mutevole in forme spazio – tempo plurime nelle sostanze e/o forme. Trattasi di una condizione che reca irreversibilmente e indelebilmente tali tratti per tipologie di menomazioni e conseguenti disabilità, ma detto presupposto, segnatamente, è mutevole, finanche nella medesima persona contestualizzata fra reale e virtuale. Tramutando in legge tali saperi costruiti per fasi paradigmatiche almeno in sette lustri di studi di disabilità a cui pensiamo di aver contribuito, ne deriva che nel nostro difficile contesto tutto questo inizia a tramutarsi in norme. Infatti, la Legge Quadro 227/2021, finalizzata ai nuovi criteri di accertamento secondo linee guida come da appositi Decreti Lgsl ad hoc, i più salienti a partire dal 2024 (vedi sul web), nel difficile percorso di giustapporre la CRPD con i già citati ICF, in detti Decreti Applicativi, il Dominus dovrebbe essere l’ INPS; una istituzione nata nella prima metà del secolo breve, strutturata per erogare prima previdenza e dopo assistenza secondo canoni medico legali classici e che quindi fino ad oggi ha sempre ragionato per dicotomie binarie: veri invalidi VS falsi invalidi. Ecco che all’ improvviso, con gli assetti organizzativi dati, dovrebbe cimentarsi in una lettura della disabilità Olistica, quindi Multi-Dimensionale, onde interfacciare – differenziare Diritti Umani – Soggettivi e Prestazioni Mirate ad Appannaggi Pecuniari e Servizi. I dubbi vi sono e per chi è Disabile & Sociologo a dir poco raddoppiano!…. Gli effetti di tutto questo, anche in relazione alle competenze degli Atenei in genere e di appartenenza territoriale vi sono e gli effetti potrebbero essere rilevanti in negativo o in positivo. Nell’ insieme, tali indirizzi in forme prospettiche dirette e/o indirette si relazionano con il nuovo profilo del Sociologo Territoriale come da LRC 16/2023, da connettere ai Progetti CE – UE a tema Inclusivo Armonizzante presso i territori dell’Unione. Un percorso in cui i ritardi dell’Italia e segnatamente del Sud, si stratificano con i ritardi delle ONG e della Sociologia[19].

Tornando a talune sovrapposizioni, gli storpi, nelle loro tormentate vicende umane, subiscono in varie forme geoculturali – geopolitiche sistemazioni- collocazioni e utilitarismi sin dal lungo XVI secolo, quindi talune pratiche non ci sono nuove[20]. Fra passato relativamente prossimo e dimensione odierna, nella nostra dimensione semi-periferica in varie forme asimmetrica, assistiamo al fenomeno che la disabilità, anche in dimensioni meso-micro modello SINAPSI, viene gestita – potremmo dire manipolata – neo-bi-gerarchizzata – egemonicamente secondo costrutti psicologici – pedagogici ordinati da gerarchia data, assumendo, fra le righe i connotati di una diversità da pensiero unico vertente a fare sommatorie fra diversità recanti pesi differenziati però messi assieme per fini a dir poco superficiali, contraddittori, probabilmente esposti all’eterogeneità dei fini, o meglio funzionali a scopi ammantati da opacità che qui possono definirsi in forma di una minoranza che a mezzo utilitarismi comunicativo – parassitari, si fortificano e riproducono su altre minoranze, così pesi differenziati, però unificati all’ingrosso [21]. A fronte di tale macro modello geo-politico-culturale – globale recepito implicitamente in dimensione istituzionale a tema in dimensione meso-micro, quella “proprietà” di esseri deformi, storpi, paralitici, orbi – sordi – minorati, insomma invalidi, oggi chiamata disabilità, finisce – per ora tendenzialmente – per essere data “in sub-appalto”, ossia assorbita – omologata a caratteristiche, bisogni e diritti ad appannaggio utilitarista di altra diversità, oggi nel post-moderno globalizzato in versione italiana dotata di maggior peso sociopolitico di contesto: la comunità LGBT con il suo Think Tank ben corporato e comunicato in forma di politically correct, reso ineffabile. Qui va chiarito che la dimensione umana LGBT e la/le disabilità, che difficilmente sarebbero accorpabili in un acronimo, ma vi torniamo, pur rientrando tutte nel novero delle diversità sociali da non confondere con l’inferiorità, sono entità disomogenee eccetto combinazioni. Quindi, anche trattandole sullo stesso piano etico e di problematica reciprocità, già a fronte di quello analitico, organizzativo e di indirizzo, si configurerebbe ciò che in statistica e metodi si definiscono errori alfa e beta. Va ribadito che la disabilità risponde ad una complessità, quindi non può essere semplificata con bonarie scorciatoie, tanto meno ridotta e sottoposta a calcoli dettati da altri fini[22]

Stando alla disabilità concettualmente definita a prescindere da distorsioni più o meno residuali – meso e micro-contestuali, va rimarcato che nella sua dimensione antropologica è irriducibile al punto che la parte sociale sarebbe auspicabile potesse essere configurabile tramite un acronimo utile per la comunicazione. Però, in tal caso, ne scaturirebbe un acronimo macchinoso, imperscrutabile, segnatamente, inutilizzabile nelle relazioni reali e tanto più virtuali. Pertanto, anche nelle costruzioni dei morfemi – fonemi, la disabilità è irriducibile, pena sortite patetiche e dagli effetti funzionali improbabili. Proseguendo nell’intento di tramutare impedimenti latenti, crescenti e stagnanti, in mutamenti inclusivi, va anche precisato che, a fronte di tutte le normative che regolano la materia successivamente alla Legge 17/1999, e in particolare il D.lgs.. 68/2012, e maggiormente dalla svolta impartita dalla Legge 18/2009 di Ratifica della UN.CRPD-OP, per tutti gli Atenei d’Italia la tematica Disabilità – DSA costituiscono un tutt’uno distinto e/o combinato, giustapponendo forme tematiche di menomazioni – disabilità liberate da vecchie e nuove costruzioni deterministiche circa la loro irriducibile peculiarità e qui torniamo al Quadrilatero di Ardigò e gli ICF-OMS2001. Allora, a fronte di tutto questo servono le regole del metodo sociologico articolate all’oggi a fronte di tale complessità. In tutti i casi è tematica assoluta, quindi centrale, scevra da dispersioni – distrazioni. L’assolutezza riguarda anche e per dei versi, innanzi tutto, i vincoli di spesa, legati a quella tematica, pena gravi illegittimità, trattandosi di danari di fattispecie a vincolo di scopo[23]. Pertanto, ne consegue che, ai fini dell’inclusione scientifico – culturale presso l’attinente comunità, gli Atenei possono, anzi devono occuparsi di LGBT solo nelle seguenti ipotesi facenti potenzialmente fattispecie: I) Qualora in ambiti scientifici interdisciplinari di ampio spettro si stabilisca che la dimensione umana definita LGBT sia una data forma di Disabilità – DSA; II) Qualora il dibattito – confronto sociopolitico culturale preceda e/o accetti e segua i contenuti – indirizzi del punto precedente; III) Qualora vi siano Studenti con Disabilità – DSA che in forme latenti e/o manifeste siano LGBT, ovvero rechino una combinazione fra le due dimensioni umane. Chiaramente, senza forzature post-meta-ideologiche ammantate di scienza, tanto meno auspici post-meta-ideologici e sofismi più o meno ben comunicati, magari da solerti influencer sempre in agguato[24] Bene, il punto I sarebbe interessante e attinente, ma ammesso ciò venisse riconosciuto, però non essendovi la sociologia della disabilità, mancherebbe chi possa fare tale ricerca con categorie e metodologie adeguate. Comunque, quel punto sarebbe pregiudicante dal punto di vista esistenziale, quindi liberatorio, però trattasi di un terreno variamente minato per “sensibilità” politico culturali inerenti due dimensioni che, in forme variamente latenti/manifeste, si discriminano e ovviamente la discriminazione di chi ha maggiore peso sociopolitico reca lo stigma più determinante, anche decisivo. In merito al punto III, lì risiede la correttezza scientifico – culturale, la fondatezza etica e la legittimità istituzionale, come da normative tematiche. Pertanto, appare omissivo e scorretto, definire il SINAPSI in forma di un generico centro servizi per studenti senza alcuna specificità[25]Sia ben chiaro, è in termini linguistici decodificabile un retro-proposito incline ad una versione di SINAPSI universale, neutro e quindi predisposto alla meta-trans-diversità in forma di esproprio gender-tario[26] , Non importa il contesto colloquiale sintetico da social media, piuttosto conta il peso ponderale non sta solo in ciò che si dice, bensì in chi lo dice, non trattandosi di un mero opinionista, bensì di un accademico con ruolo apicale passato e presente presso quell’istituto. E’ ipotizzabile che dietro quella uscita, in apparenza bislacca e veniale, vi possa essere un retropensiero strategico che si giustappone a varie altre cose presenti in questo sforzo ed oltre, visto che la materia è processuale, però il sociologo è lo studioso delle connessioni, tanto più facente sociologia della disabilità da molti anni e senza particolari condizionamenti carrieristici.

Attenzione, al culmine di questa parte dell’analisi, malgrado la precisazione dovrebbe essere pleonastica, è necessario puntualizzare che tale articolazione critica nulla ha da ridire e nulla vuole togliere ai diritti umani e soggettivi delle persone LGBT! Piuttosto, qui siamo a fronte di una tendenza comunque latente, e che, per prudenza metodologica, qui definiamo essere un’ipotesi a verifica sperimentale in fieri, ne deriva che: dietro e dentro una tendenza – assetto intercettabile, a fronte di vari indici e variabili con capacità di astrazione, decodificazioni di posture intra – extra contestuali, a mezzo approcci ipotetico deduttivi applicati, ribadiamo, in posizione Verstehen nello spazio – tempo da chi è sociologo freelance afferente da vari anni e modi spuri ai contesti in parola, ne deriva che dopo la notoria faccenda dei falsi invalidi ovvero un esempio lampante dell’utilitarismo in versione secolo breve, oggi siamo al cospetto di un altro utilitarismo, fino ad ora più grande di questo secolo, esercitato nel nostro contesto di provincia globale: quello parassitario di una diversità sull’altra. La materia esiste, serve la strada per farla diventare una questione partendo da un Dossier basilare da rendere processuale, ma vi torneremo in parte…

Altri concetti e prassi contestuali da chiarire attengono alla materia del counseling psicologico da rivedere concettualmente, dal pear-counseling, quello vero, riconosciuto a livello geoculturale[27]. Sia chiaro, solo la consultazione d’interfaccia paritaria garantisce il Solving Problem inclusivo in forma di “nulla su di noi senza di noi” foriero di Vita Indipendente. Un contenuto – aforisma geoculturale – geopolitico centrale riscontrabile alle fondamenta di tutto l’impianto della UN.CRPD-OP. All’inverso, l’altro counseling, quello vigente, pur essendo dotato di una sua fondatezza e legittimità, non solo andrebbe chiarito che deve essere implementato in un assetto multidisciplinare e non mono-bi-disciplinare ad libitum e non obbligatorio trattandosi di adulti. In tutti i casi, andrebbe anche messo in chiaro che tale tipologia nell’interfaccia è imperniata su di una verticalità di ruoli, chiaramente va fatto in modo che segua prassi – etiche autorevoli e non arbitrarie, segnatamente non maternal-paternalistiche e/o vertical-correzionali, deleterie ai fini istituzionali del SINAPSI, bensì prima di tutto etiche, poi empatiche nel senso di prassi, quindi volte al benessere e crescita complessiva della persona esposta e non genericamente fragile come si asserisce[28]. L’università è frequentata da studenti, non da scolari, costoro devono svilupparsi per diventare personale di concetto/ceto dirigenziale e magari studiosi, non restando vincolati ad un sostegno perpetuo verso l’insostenibilità prospettica, materializzando e virtualizzando una profezia che si auto-avvera perché tale distorsione sta nelle premesse. Invece, probabilmente per ragioni di status – protocolli prescritti e scorciatoie comunicative, il senso centrale e d’insieme di tale tratto viene taciuto e/o ignorato, reiterando anche qui il vecchio paradigma. Nell’insieme tali costruzioni, volute o meno, estrinsecano dei sofismi che presso una istituzione accademica non dovrebbero esistere, malgrado siamo in età post-meta-ideologica in cui omissioni e falsificazioni pullulano, tanto più in materia di disabilità. Comunque, la distorsione sta ancora nel blocco sequenziale standard psico-peda vertente ad interventi correzionali ritenuti indispensabili, perché segnatamente la disabilità, se da un versante il politically correct del pensiero unico la ha sdoganata, salvo eccezioni al più sportive e quindi in sé salubri, però in termini di senso intenzionato subliminale, reiterando i Freacks, riciclati nel post-moderno “para-limpico”, è ritenuta di fatto rientrante nel novero di quel capitale umano sostanzialmente inutile[29], o nelle migliori delle ipotesi comunque in sé fragile e eternamente infantile, e qui si spiega il ruolo della pedagogia speciale, malgrado l’Università attenga l’età adulta, ma, evidentemente, i disabili anche in tale contesto scientifico sono considerati degli eterni puerili sui generis, alias “speciali” per dimensione innata e indelebile. Qui ricorrono ben noti stereotipi socioculturali abilmente edulcorati – rafforzati da altri fini, molti già articolati. Nella sostanza, trattasi di una condizione infelice, destinata al fallimento (magari suicidio con la variante eutanasia…) e quindi deve servire a qualcosa, o meglio a qualcuno che conta di più sullo scacchiere. Attenzione, non si tratta di mero passato o lontani altrove[30], neanche di nostri nichilismi vittimistici, basta saper leggere i dati statistici, quelli istituzionali a partire da ISTAT[31] In sostanza, l’approccio meramente o centralmente psico-peda mette a sistema accademico il ritorno post-ideologico globalizzato all’italiana della devianza incolpevole di struttural-funzionalista memoria, roba ben nota alla storia dei saperi sociali[32]. Diciamo che il post-metaideologico può provocare anche tale rigurgito acido del passato, riproponendolo al centro del sistema mondo, tanto più se spurio. Detta devianza, esattamente perché incolpevole, è integrata con cure, qui in versione care-giver professionali, poi assorbita – colonizzata – strumentalizzata da una superiore diversità: quella di genere. Qui la vulgata semplificatoria è lapalissiana, nulla togliendo a possibili – probabili combinazioni fra tali diversità. Anzi, secondo categorie sociologiche questa è una dimensione da indagare nel bene e nel male, magari al di là del bene e del male e con rigore. Serve il Rasoio di Occam applicato nello spazio – tempo e senza temere risvolti da political incorrect, ipotizzando con disincanto che tali diversità, malgrado non siano inferiorità, covano, da ogni lato e forma, reciproche e reiterate discriminazioni latenti e manifeste. Qui abbiamo solo accennato agli utilitarismi strategici contestuali di una sull’altra, grazie a posizioni asimmetriche di potere volte al rafforzamento riproduttivo. Solo che, ammesso per assurdo tutto ciò sia accettabile, non lo è l’arena di esercizio, visto che si tratta di una istituzione accademica SINAPSI e/o similare, in ogni caso retta da finalità istituzionali ben precise e legittime. Ecco che i nuovi assetti endogeni al SINAPSI in materia di apparentemente repentini cambi di leadership si spiegano a fronte di queste articolazioni e solo per delle congiunture temporali essi non sono stati realizzati prima, e ne consegue che i risvolti odierni possono essere decodificati come un allineamento dal senso implicito della resa dei conti da parte di un vecchio paradigma mal travestito da nuovo a mezzo sortite, individualistiche. In ogni caso, per una serie di altre variabili endogene ed esogene, la disputa è ancora tutta da dispiegare.

Accennando al contesto SINAPSI prima e dopo la CRPD

Da tali premesse, come già anticipato, partendo da una originaria accoglienza per l’ inserimento a modello secolo breve, in seguito e a mezzo latenti “scarrocciamenti”… il SINAPSI da questo secolo in poi ha erogato, tutto sommato al meglio/meno peggio, un modello di inserimento – integrazione che in base ad adeguamenti meramente lessicali da qualche lustro si chiama “inclusivo”, senza i presupposti teorici e le corrette prassi dell’inclusione, ivi verso la comunità scientifico – culturale e ciò si evince a partire dall’unica ricerca sociologica fatta sul campo e mai pubblicata per ragioni e con modalità su cui torneremo[33]. Pertanto, qui (incluso altrove) si presenta per “inclusivo” ciò che purtroppo non è tale, innanzi tutto perché manca il dove ed il come dovrebbe avvenire tale inclusione, malgrado i già argomentati buoni propositi del CNUDD. Di conseguenza ne scaturisce una sorta di una forzatura autoreferenziale “ottimistica”, dettata secondo presupposti prima ideologici, oggi post-meta-ideologici da spostamento dei fini – modi secondo una perdita, dispersione e trasposizione del senso[34]. Parallelamente, in ambito di dinamiche leggibili in forme politologiche e da sociologia politica, tali costruzioni recano un loro peso ponderale favorito dalle doppiezze delle così dette ONG da un versante[35] e dall’altro versante una crescente forza professionale a fronte di una grande debolezza professionale[36] Detti pesi unilaterali possono produrre questo ed altro, nulla di nuovo o strano. In tutti i casi, le vulgate scientifico-culturali sono inaccettabili, tanto più in contesti accademici. Infatti, stratificando tali assetti sistemici, a fronte di quanto articolato sin qui, in termini metodologici, trattasi di un assetto stocastico comunicato come icastico. Tornando ai contenuti della CRPD, che in vari casi in molti citano, in pochi conoscono e ancor meno applicano, è da sottolineare che nella dimensione accademica va resa esigibile sul crinale fra scienza – cultura per il durante ed il dopo di studenti che dovrebbero diventare studiosi o comunque ceto produttivo dirigenziale, comunque a vari livelli intellettuale e qui va ribadito ciò che abbiamo esternato più volte: “L’ignoranza è un lusso che i disabili non possono permettersi”!….

In merito alla CRPD, qui non si tratta di fare dottrina, ma solo qualche cenno di analisi in termini di sociologia del diritto: innanzi tutto si tratta di una sorta di “Legge Quadro” World System, assumendo cogenza a mezzo Ratifiche in quanto Trattato Internazionale. In sostanza, la CRPD è stata voluta – “imposta” dalle Nazioni Centrali e le rispettive ONG tematiche in interfaccia sinergica, a livello d’area rafforzata da U.E. come Comunità e suoi Stati Parte come singoli. In stretta sintesi, i passaggi cruciali dal punto di vista Accademico stanno in vari concetti, da tramutarsi in categorie analitiche, definiti nel Preambolo. Passando in breve rassega gli Articoli basilari 2, 3, 4, 5, appare chiaro che in essi sono enunciati i capisaldi di una diversità antropologico – sociale fatta di sue peculiarità non confondibili, riducibili, piegabili e omologabili secondo i tratti di altre diversità. Passando agli articoli tematici, rispettivamente quelli dove si devono mettere in atto ruoli e interessi accademici a modello SINAPSI e similari, vanno approfonditi i seguenti: 21, 25, 26, 27, 31, però a fronte di approcci scientifici di ampio raggio, s’intende che va impegnato tutto l’impianto della CRPD-OP, incluso ciò che si può ricavare dal sito web dell’ONU, ma con o senza le incompiute Linee Guida del CNUDD, navigando nel sito web del SINAPSI[37] emerge che la UN.CRPD-OP rappresenti qualcosa di inesistente, per dirla con una categoria prettamente psicologica, assistiamo ad una forma di rimozione…conscia o inconscia?

A fronte di quel che è stato fatto e non fatto presso il SINAPSI dalla Ratifica della CRPD dal 2009 ad oggi, incluso tendenze in atto in materia di violazione dei diritti umani vi sarebbero le condizioni per un ricorso al Comitato ONU -CRPD Art. 34 a mezzo Protocollo Opzionale.[38]

La lista delle istituzioni accademiche italiane spuriamente similari al SINAPSI

Segue un elenco dei lemmi generali a cui corrispondono i profili scientifico-culturali dei Docenti (eccetto uno) Delegati dei Rettori come Direttori di servizi organizzativi spuri, perché in forme variegate forniscono apporti teorici in forma di saperi applicati, servizi e strumenti materiali – immateriali. Anche qui va ribadito che dalla CRPD in poi tali interventi dovrebbero essere omogenei e portabili, nel senso che dovrebbero concernere l’inclusione verso la didattica, la ricerca e la socializzazione a finalità scientifico – culturali per la produzione intellettuale di tutti – fra tutti.

ELENCO DELEGATI DAL RETTORE AL COORDINAMENTO DEI SERVIZI “INCLUSIVI” PER GLI STUDENTI CON DISABILITA’ – DSA PRESSO GLI ATENEI ITALIANI

  1. DELEGATO AMMINISTRATIVO
  2. ORDINARIA DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE, PSICOLOGIA COMUNICAZIONE UNI BARI ALDO MORO
  3. ASSOCIATO, INGEGNERIA, PERSONA CON DISABILITA’ POLITECNICO BARI
  4. ASSOCIATA, MECCANICA AGRARIA, SCIENZE E TECNOLOGIA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DELLA BASILICATA
  5. ORDINARIO, GIURISPRUDENZA, DIRITTO COSTITUZIONALE, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO
  6. ASSOCIATA, DIP. FILOSOFIA, SEMEIOTICA, UNI BOLOGNA ALMA MATER STUDIORUM
  7. RICERCATRICE, INGEGNERIA, LIBERA UNIVERSITA’ BOLZANO
  8. ASSOCIATO, INGEGNERIA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BRESCIA
  9. ASSOCIATO, DIP. PEDAGOGIA, PSICOLOGIA E FILOSOFIA, PSICOLOGIA CLINICA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
  10. ORDINARIO, DIDATTICA E PEDAGOGIA SPECIALE, UNIVERSITA’ DELLA CALABRIA
  11. REFERENTE BIOSCIENZE E BIOTECNOLOGIE, UNIVERSITA’ DI CAMERINO
  12. RICERCATRICE, PSICOLOGIA, UNIVERSITA’ DI CASSINO E DEL LAZIO MERIDIONALE
  13. ASSOCIATO, SCIENZE ECONOMICHE E AZIENDALI, UNIVERSITA’ CARLO CATTANEO LIUC
  14. ORDINARIO, INGEGNERIA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CATANIA
  15. RICERCATRICE, NEUROPSICHIATRIA INFANTILE, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CATANZARO MAGNA GRECIA
  16. ORDINARIO, PSICOLOGIA CLINICA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PESCARA – CHIETI GABRIELE D’ANNUNZIO
  17. ORDINARIO, PSICOLOGIA DINAMICA, UNIVERSITA’DEGLI STUDI DI ENNA KORE
  18. ASSOCIATO, PEDAGOGIA E DIDATTICA INCLUSIVA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI FERRARA
  19. ASSOCIATO, DIRITTO DEL LAVORO, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI FIRENZE
  20. ORDINARIO DI SCIENZE MERCEOLOGICHE, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI FOGGIA
  21. ORDINARIO, DIP. SCIENZE DELLA FORMAZIONE, PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E DELL’EDUCAZIONE, UNIGE
  22. ASSOCIATO, DIP. DI BIOTECNOLOGIE E SCIENZE DELLA VITA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DELL’INSUBRIA
  23. ASSOCIATO, PEDAGOGIA GENERALE E SOCIALE, UNIVAQ
  24. ASSOCIATO, GIURISPRUDENZA, DIRITTO AGRARIO, UNIMC
  25. RICERCATORE, SCIENZE AGRARIE E DEL TERRITORIO, UNIVERSITA’ POLITECNICA DELLE MARCHE
  26. ASSOCIATO, DIP. SCIENZE CHIMICHE, BIOLOGICHE, FARMACEUTICHE E AMBIENTALI, UNIME
  27. RICERCATRICE, DIDATTICA E PEDAGOGIA SPECIALE, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO BICOCCA
  28. ORDINARIO, ECONOMIA DELLE AZIENDE E AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE, BOCCONI
  29. ORDINARIO, PEDAGOGIA SPECIALE, UNIVERSITA’ CATTOLICA MILANO
  30. RICERCATORE, BIOLOGIA APPLICATA, UNIVERSITA’ HUMANITAS
  31. ASSOCIATO, STORIA CONTEMPORANEA, UNI BOLOGNA ALMA MATER
  32. ASSOCIATO, DIP. ELETTRONICA, INFORMAZIONE, BIOINGEGNERIA, POLITECNICO MILANO.
  33. ASSOCIATO, PSICOLOGIA CLINICA DELL’ETA’ EVOLUTIVA, UNI SAN RAFFAELE
  34. ORDINARIO, DIRITTO COSTITUZIONALE E DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA’, UNIMI
  35. ASSOCIATO, DIRITTO PUBBLICO, INTERNAZIONALE ED EUROPEO, UNIMI
  36. ORDINARIO, DIP. CHIRURGICO, MEDICO, ODONTOIATRICO, DOCENTE DI AUDIOLOGIA, UNI MODENA E REGGIO EMILIA
  37. PERSONALE TECNICO AMMINISTRATIVO, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA
  38. ORDINARIO DI SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI E COMUNICATIVI, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DEL MOLISE
  39. ASSOCIATO INGEGNERIA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II
  40. ORDINARIO, DIP STUDI LETTERARI, LINGUISTICI E COMPARATI, ISTITUTO UNIVERSITARIO ORIENTALE DI NAPOLI
  41. RICERCATORE, MEDICINA DELLO SPORT, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI PARTHENOPE
  42. RICERCATORE, DOCENTE DI FOTOGRAFIA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI SUOR ORSOLA BENINCASA DI NAPOLI
  43. ORDINARIO, DIP. PSICOLOGIA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI D LUIGI VANVITELLI DI NAPOLI
  44. ASSOCIATO, DIP. PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E DELLA SOCIALIZZAZIONE, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA
  45. RICERCATRICE, MEDICINA E CHIRURGIA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PALERMO
  46. RICERCATRICE, DOCENTE DI ISTOLOGIA E SOCIOBIOLOGIA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA
  47. ORDINARIO, INGEGNERIA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PAVIA
  48. ASSOCIATA, DIP. SI SCIENZE POLITICHE, ECONOMIA POLITICA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PERUGIA
  49. ASSOCIATO, DIP. SCIENZE UMANE E SOCIALI, SOCIOLOGIA GENERALE, UNIVERSITA’ PER STRANIERI DI PERUGIA
  50. ORDINARIO, DIRITTO AMMINISTRATIVO, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DEL PIEMONTE ORIENTALE
  51. ORDINARIO, DIP. INGEGNERIA DELL’INFORMAZIONE, DOCENTE DI ELETTRONICA, UNIVERSITA’ DI PISA
  52. ASSOCIATO, STORIA CONTEMPORANEA, UNIVERSITA’ NORMALE DI PISA
  53. ASSSOCIATO, DIRITTO COSTITUZIONALE, SCUOLA SANT’ANNA DI PISA
  54. RICERCATORE, ANTROPOLOGIA CULTURALE, UNIVERSITA’ SCIENZE GASTRONOMICHE POLLENZO
  55. ASSOCIATO, SCIENZE E TECNOLOGIE ALIMENTARI, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI MEDITERRANEA DI REGGIO CALABRIA
  56. ORDINARIO, PSICOLOGIA E PEDAGOGIA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA FORO ITALICO
  57. RICERCATORE, STORIA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI INTERNAZIONALE DI ROMA
  58. ORDINARIO, PSICOLOGIA CLINICA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI LA SAPIENZA DI ROMA
  59. ASSOCIATO, PSICOLOGIA CLINICA, UNIVERSITA’ LUMSA DI ROMA
  60. ASSOCIATO, DIDATTICA E PEDAGOGIA SPECIALE, UNIVERSITA’ LUMSA DI ROMA
  61. ASSOCIATO, INGEGNERIA, UNIVERSITA’ TORVERGATA ROMA
  62. ORDINARIO, DIDATTICA E PEDAGOGIA SPECIALE, UNIVERSITA’ ROMA TRE
  63. ORDINARIO, MEDICINA FISICA E RIABILITATIVA, UNIVERSITA’ DI ROMA CAMPUS BIOMEDICO
  64. ORDINARIO, METODOLOGIA DELLA SCIENZA GIURIDICA, LUISS ROMA
  65. ASSOCIATO, PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E PSICOLOGIA DELL’EDUCAZIONE, UNISALENTO
  66. ASSOCIATO, PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E DELL’EDUCAZIONE, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SALERNO
  67. ASSOCIATO, ECONOMIA AZIENDALE, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DEL SANNIO
  68. RICERCATORE, GIURISPRUDENZA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SASSARI
  69. ORDINARIO, DIRITTO AGRARIO, UNIVERSITA’ DI SIENA
  70. ORDINARIO, DIDATTICA DELLE LINGUE MODERNE, UNIVERSITA’ PER STRANIERI DI SIENA
  71. RICERCATORE, SOCIOLOGIA DEI PROCESSI ECONOMICI E DEL LAVORO, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TERAMO
  72. RICERCATORE, VETERINARIA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TERAMO
  73. ORDINARIO, DIDATTICA E PEDAGOGIA SPECIALE, UNI TORINO
  74. ORDINARIO, DIP. ARCHITETTURA E DESIGN, POLITECNICO DI TORINO
  75. ORDINARIO, DIP. DI BIOLOGIA CELLULARE, COMPUTAZIONALE E INTEGRATA, UNITRENTO
  76. ASSOCIATO, FISIOLOGIA, SISSA DI TRIESTE
  77. RICERCATORE, DIDATTICA E PEDAGOGIA SPECIALE, UNI TRIESTE
  78. ASSOCIATO, GIURISPRUDENZA, DIRITTO ROMANO, UNIVERSITA’ DELLA TUSCIA
  79. ASSOCIATO, SCIENZE DELLA FORMAZIONE PRIMARIA, UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI UDINE
  80. ASSOCIATO, METODI E DIDATTICHE DELLE ATTIVITA’ MOTORIE, UNIVERSITA’ DI URBINO CARLO BO
  81. RICERCATORE, PSICOLOGIA DINAMICA, UNIVERSITA’ DELLA VALLE D’AOSTA
  82. ASSOCIATO, LINGUA INGLESE, UNIVERSITA’ CA’ FOSCARI DI VENEZIA
  83. ORDINARIO, TECNOLOGIA DELL’ARCHITETTURA, IUAV DI VENEZIA
  84. ORDINARIO, DIRITTO PRIVATO COMPARATO, UNIVERSITA’ DI VERONA
  85. ORDINARIO, DIRITTO AMMINISTRATIVO, UNIVERSITA’ EUROPEA DI ROMA
  86. ORDINARIO, STORIA CONTEMPORANEA, IULM MILANO
  87. ORDINARIO, DIRITTO PUBBLICO COMPARATO, LUM GIUSEPPE DE GENNARO DI BARI

Tabella attestante la distribuzione dei delegati ripartita per lemmi disciplinari generali

DISCIPLINE PRESENZE PERCENTUALI
PSICOLOGIA 14 16,3
GIURISPRUDENZA 14 16,3
PEDAGOGIA 11 12,8
INGEGNERIA 10 11,6
STORIA – FILOSOFIA – LETTERE 8 9,3
MEDICINA 7 8,1
BIOLOGIA 5 5,8
ECONOMIA 5 5,8
SOCIOLOGIA 4 4,7
ARCHITETTURA 2 2,32
AGRARIA 2 2,32
P.T.A. 1 1,2
FOTOGRAFIA 1 1,2
VETERINARIA 1 1,2
SCIENZE MOTORIE 1 1,2

Al fine di proporre una breve analisi di questi dati, tratti dal web, partiamo dal profilo spurio del delegato rettorale cooptato dal Personale Tecnico Amministrativo, decodificandolo così: apparentemente sarebbe un profilo istituzionale neutro, quindi sopra/sotto le parti. Se trattassimo di altre istituzioni diremmo che trattasi di un “commissariamento”, sicché pro tempore, malgrado in ogni caso il profilo è spurio e bisognerebbe approfondire per capire se in quel contesto accademico vi è disinteresse tematico, dispute fra pari o altro dietro. In tutti i casi, cooptare un profilo dal P.T.A. vuol dire che viene negato, messo da parte o “retro-diretto l’aspetto inerente agli indirizzi inclusivi nella comunità didattica e scientifico – culturale, ammesso abbia una sua riconoscibilità con conseguente coerenza contenutistico – strategica.

Venendo agli Accademici in prima persona, il primo elemento che emerge riguarda una sorta di passaggio di consegne dalla medicina ad altre discipline. Fra queste, quella prevalente è la psicologia, malgrado (ipotizziamo per ora) a pari merito con la giurisprudenza. La ragione sta nell’indirizzo sistemico, perché, come già argomentato, la psicologia reca da un lato, alcuni elementi del nuovo paradigma, ma dall’altro, garantisce quanto basta che non è in discussione il modello multi-sistemico, ma l’adeguatezza / inadeguatezza di quel singolo disabile, ossia di cada uno. La giurisprudenza, comunque, conserva una presenza significativa, poiché la tematica disabilità, per ovvie ragioni, è fortemente giustapposta e dipendente dalle norme, nel bene e nel male. L’altra presenza significativa è la pedagogia, essa è tendenzialmente emergente, innanzitutto perché agisce di concerto con la psicologia, essendo esse propedeutiche, in quanto la disabilità è inadeguata anche perché necessita di eterni interventi educativi a fronte di una condizione reputata endemicamente puerile. In ogni caso, la pedagogia resta propedeutica alla psicologia in forma subalterna, anche perché la prima consta di un ordine professionale, l’altra no; su tale aspetto torneremo dopo. Al terzo posto c’è l’ingegneria con tutte le sue branche, e qui va sottolineato che trattasi di un corpo disciplinare di grande peso e rilievo, perché inerente al vissuto territoriale da un versante e l’accesso alla gamma degli ausili materiali e immateriali. Chiaramente, per le persone con Disabilità e DSA, quest’ultima da intendersi come una tipologia di disabilità separata o accorpata. In tutti i casi, tale apporto è decisivo e irrinunciabile. Per quanto attiene storici, filosofi e letterati, indubbiamente la tematica disabilità, essendo una condizione antropologico – storico – sociale con dinamiche culturali, in vari sensi ha molto a che vedere con queste discipline; tuttavia, riteniamo poco probabile che questi profili stiano lì per questo motivo; è molto più ragionevole ritenere che tali scelte siano state il frutto di equilibri interni ai diversi atenei, oppure fattori contingenti e temporanei. La medicina, e va ribadito che in forme multi-sistemiche per quasi 500 e con posizioni assolutamente apicali dal 1700 al 1900 essa è stata depositaria assoluta della tematica, oggi resta rilevante non solo per ragioni di potere in sé, ma anche perché la correlazione menomazione – disabilità, poi curabilità (presunta o parziale) guaribilità , passano comunque per la medicina; questo, per ragioni economico – socio – culturali, conserva il suo peso ponderale e gli ICF OMS lo dimostrano, così come tale paradigma funziona anche a livello della valutazione medico – legale ,oggi multidimensionale. In merito ad economia e biologia, posto che la loro enorme diversità di certo non li accomuna facilmente, nello specifico va ripreso il discorso fatto per il blocco umanistico, pur rilevando che l’esercizio dei diritti e dei supporti inerenti alla Disabilità-DSA passa preliminarmente – successivamente per l’economia. Per quanto riguarda le discipline meno rappresentate e verso la cui presenza emerge, quantomeno, una forma di perplessità spiegabile in termini di vuoti da riempire, oppure a mezzo di particolari singole competenze e sensibilità, il dato più rilevante riguarda Architettura, essendo essa palesemente sottostimata, mentre la realtà riguardante le barriere architettoniche non rimosse, o, peggio, mal rimosse, costituisce un vuoto serio verso cui le Università non sono esenti da colpe e ritardi scientifico – culturali. In merito alla fotografia, a prescindere dalle intenzioni che sottendono tale incarico, il dato non è da sottovalutare perché sappiamo che l’immagine e l’arte in termini storico – sociologici riguardano segnatamente la disabilità, poi sarebbe da verificare tutto ciò se – come si relaziona con quel ruolo.

Per ragioni non solo di comunicazione, ma anche di sostanza, abbiamo ritenuto necessario trattare la sociologia alla fine, non perché sia ultima in questa graduatoria, malgrado resti la magra consolazione che sia terz’ultima. Ciò già basterebbe per definire la sua collocazione sottostimata e residuale, conseguente al fatto che gli Studi di – da disabilità, quelli Multisistemici – Multidisciplinari a cornice sociologica, eccetto quelli estemporanei – volontaristici, n Italia non sono stati mai realizzati, eccetto appunto elementi controcorrente e a sé stanti, malgrado interessanti. Ecco che potrebbero essere già spiegati i tre casi singoli presenti in quella lista, tutti espressione non di Facoltà – Dipartimenti di Sociologia – Scienze Sociali, ma facenti capo ad altri indirizzi affini: il primo, trattasi di un Professore Ordinario, uno dei pochi sociologi della disabilità italiani facente didattica e ricerca in un’Università, malgrado piccola e ciò già spiega tale posizione; nel secondo caso, si tratta di una sociologa, Professore Associato che fa didattica e ricerca in un’università per stranieri, quindi, quantomeno per ragioni probabilistiche tratta studenti derivanti dalla geo cultura, a contatto diretto e indiretto con gli studi dei Disability Studies, quindi almeno lì, per ragioni d’immagine comunicativa, bisogna dimostrare che tali studi esistono anche in Italia. Nel caso dell’Università di Teramo e di quella di Pollenzo, si ravvisano delle competenze socio – antropologiche culturali, fortemente accomunabili, da parte dei docenti delegati applicate alla tematica, pertanto, anche in questi casi, vi è congruenza. Tirando le somme sulla sociologia, non solo per un fatto percentuale, ma la sua presenza è sottostimata, occasionale, mossa al più da percorsi e meriti soggettivi. Sostanzialmente, la sociologia accademica è lontana, quasi avulsa, dagli Studi di – con Disabilità, finanche il Dipartimento di Trento, ex Facoltà, non consta di un delegato sociologo e ciò costituisce in sé un indicatore di notevole peso. L’insieme di questi limiti, si spiega nella diadica inadeguatezza tematica della sociologia accademica e della sociologia associativa, sottolineando che anche il danno è diadico, ricadendo sui disabili e sui sociologi e fungendo da profezia che si autoavvera.

Stando ai già trattati percorsi inclusivi tematici d’insieme, in questo mare magnum di possedimenti disciplinari e sub-disciplinari è quanto meno poco probabile possa esservi però tale lacuna dalla CRPD in poi riguarda innanzi tutto i due Ministeri che avocano e ripartiscono a sé la tematica disabilità e le così dette Linee Guida dell’O.N.D., Osservatorio Nazionale Disabilità, ma anche la Conferenza dei Rettori. Tali passaggi sarebbero indispensabili e obbligatori, inoltre decisivi nei percorsi diretti (direct) e/o trasversali (mainstream) segnatamente rivolti ai giovani, la Vita Indipendente l’Autonomia, da qui le tecnologie, mass – media – social media, il tutto sul crinale fra reale e virtuale. Qui, esplicito fra quei delegati rettorali nulla emerge e qui ritornano le assenze delle ONG a tema disabilità e della Sociologia Accademica e Associativa. Dimensioni necessitanti di Sinergie Sistematiche. Qui ritornano i “vorrei ma non posso”…. del CNUDD. Tale istituzione dovrebbe spiegare anche come e se utilizza sostanzialmente l’istituto dell’Autonomia Universitaria, sottolineando che dovrebbe farlo nell’ interesse della ricerca – didattica inclusiva verso gli studenti e studiosi con disabilità. Senza Disabilità e senza Sociologia facenti azione sinergica, nutriamo dei dubbi che ciò avvenga.

Contestualizzando tornando alle realtà sincronicamente date presso l’Ateneo Federiciano – SINAPSI, emerge che sussiste un peso deduttivo ed induttivo, nel senso che il generale incide in forma Multi sistemica, il particolare in forma di singoli ruoli di potere – carisma endogeni / esogeni, non escludendo forze distorsive morali possibili a fronte di debolezze etiche.

A suggello e non da ultimo questa situazione dimostra ancora una volta l’efficacia delle così dette “linee Guida” dell’O.N.D. Osservatorio Nazionale Disabilità in ogni sua versione. Però il vincolo è Multi sistemico, non risolvibile fin quando non si porrà la questione inerente alla corretta applicazione della CRPD, Art.33, ma questa è una materia da trattare specificamente in forma Multidisciplinare. Anche qui, a fronte di macro-vuoto, contraddizioni e opacità Multi sistemiche, anche qui dalla Ratifica della CRPD dal 2009 ad oggi ovvero tre lustri, vi sarebbero le condizioni per un ricorso al Comitato ONU -CRPD Art. 34 a mezzo Protocollo Opzionale. Detto ricorso troverebbe motivazioni sostanziali, tanto più a fronte degli ultimi buoni propositi CNUDD del 2023, visto che non si ravvisano ragioni endogene volte ad inversioni di tendenza generali e tanto peggio contestuali. Qui il CNUDD dovrebbe fare autoregolazione programmatica, ma pur essendo una istituzione di rango accademico, non reca gli specifici strumenti istituzionali e l’autorevolezza. Non solo è speculare ad altro, poi non è un organo di Autogoverno ed è meglio non lo sia. Chiaramente, ecco che torniamo agli stabilizzati assetti Sistemici fra centri e periferie, da decodificare in forma di Barriere Multi sistemiche e tutto ciò che si estrinseca in ogni dimensione gerontocratica, padronale ed elitistica, ostacolando la giustapposizione Disabilità e Sociologia.[39]

Per l’emersione di una ricerca sociologica censurata in contesto SINAPSI

Esprimendomi direttamente in prima persona tengo a sottolineare che tutto è analizzabile sociologicamente, anche le vicissitudini di un Disabile con Sociologia e un Sociologo con Disabilità, sottolineando che, cambiando l’ordine degli addendi, il prodotto non cambia, con la seconda combinazione in prevalenza tendenziale. In tutti i casi, ispirato da Spinoza, quindi innanzi tutto un freelance dispiegante potenza in chiave di odierni contesti. Pertanto, le vicende di cui inizio ad articolare vanno lette in chiave di storia di vita, indicatori di fatti risalenti a potere di disposizione declinati in forma di arbitri personali e di consorterie, appesantiti dal contesto istituzionale pubblico. Comunque, in questa fase l’esposizione e analisi dei fatti, per ragione di sequenze logiche, metodi e approccio processuale vertente a porre la questione fra comunità politica e scientifica. stile, non ritengo ancora necessario fare nomi, malgrado essi stiano immediatamente dietro ogni postura elitistico – padronale nonché gerontocratica, e non solo per anagrafe. Pertanto, qui mi attengo all’esposizione critica e possibilmente propositiva inerente ai fatti sociali ubicati in forme molto contaminanti e fluide fra le dimensioni macro – meso come presupposti, micro nella deriva personalistica e discorsiva da parte di profili istituzionalmente agenti, di cui alcuni dotati di poteri di disposizione ad effetti tematici di portata determinante, ed altri demandati al controllo in interfaccia.

Ecco, in sintesi, i fatti: Io Claudio Roberti, a seguito della Legge 17/1999, promulgai formale istanza al SINAPSI dell’Ateneo Federiciano per dare un contributo scientifico – culturale volontario a titolo totalmente gratuito, avvalendomi di essere simultaneamente Disabile – Sociologo, racchiudendo vissuto e saperi in posizione Verstehen, come avviene secondo l’approccio dei Disability Studies, in cui una quota significativa degli studiosi recano tali prerogative diadiche. A quella istanza non ebbi alcuna risposta ufficiale, bensì interlocuzioni di fatto corrive per fini elusivi. In seguito, per sensibilità disponibilità del Coordinatore, che ringrazio, ma evidentemente non basta se a livello Multisistemico predomina il “nulla ostracistico” senza contrasti commensurati. Comunque, iniziai una collaborazione non formalizzata con la Sezione Tecnologie del SINAPSI. Da qui progettammo una ricerca empirica e dopo aver superato varie futili e pretestuose chiusure rette su sedicenti preoccupazioni in materia di rispetto e riservatezza (privacy), ovviamente infondate, sapendo cosa è una indagine statistica a mezzo somministrazione di questionari, finalmente avviammo e realizzammo detto studio sugli studenti con disabilità dell’Ateneo Federiciano fruitori dei servizi del SINAPSI dal titolo: ATENEO FEDERICIANO E STUDENTI CON DISABILITA’ FRA AUTONOMIA, INDIPENDENZA ED AUSILI: UNA PRIMA ANALISI, Anno Accademico 2010[40]. Conoscendo il contesto italiano, tanto più a solo un anno dalla Ratifica della UN.CRPD-OP, questa sconosciuta pressoché ovunque … ritengo di poter affermare che trattasi della prima ricerca empirica multidisciplinare in applicazione laboratoriale sperimentale in materia di Studi di Disabilità da Disabilità e Sociologia secondo i crismi epistemici dei veri Disability Studies, da area Centrale del World. System. Si trattò di uno sforzo volontario in controtendenza, visto come sono messi i contesti accademici oggi, ma anche ieri e non solo presso l’Ateneo Federiciano, bensì in tutta Italia. A sua volta nulla valse che fra i fini istituzionali del SINAPSI vi è la ricerca, evidentemente non quella sociologica e tanto meno questa. Nulla importò al potere di disposizione che in questa analisi pionieristica iniziammo a testare in termini quantitativi i concetti – categorie analitiche di autonomia e indipendenza, integrazione e inclusione, suddividendoli ed articolandoli correttamente, non in termini di caotici e banali sinonimi come troppo sovente avviene anche oggi, incluso da parte di esperti che trattano di disabilità a prescindere da Noi – Su di noi e secondo altri saperi ed esperienze. Nulla importò che in materia iniziammo ad applicare un po’ di statistica parametrica, sottolineando che ancora oggi ISTAT, malgrado la CRPD Art.31, presenta vuoti inaccettabili.

Malgrado tutto ciò detto sforzo all’inizio, durante e dopo con prosopopea, fare stentoreo e autoritario fu prima stigmatizzato, dopo ignorato e archiviato. Tale scelta avvenne da parte dell’allora Direttore del SINAPSI. Precisando che, con metodo scientifico, tutto deve essere verificato e se necessario criticato e confutato, però, dando prova di tale conclusione analizzando il testo nella sua completezza, ma nulla avvenne di tutto questo. Chiaramente all’oggi quel contributo da una data prospettiva resta ancora all’avanguardia e, da un’altra angolatura, è storia della sociologia, e tutto ciò innesca altri significati, tutti ascrivibili ad una data dimensione avulsa inerente un contesto che a tema rappresenta la parte asimmetrica di una data dissonanza periferica, finanche dai tratti para-feudali[41] . Stando ancora a quei fatti, vi furono posture verbalmente denigranti e vessatorie, tendenti a offendere e annichilire intellettualmente l’artefice – autore. Attenzione, trattandosi di uno psicologo accademico in posizione apicale per campo e ruolo in termini di etica e deontologia professionale, vi sarebbe molto da riflettere e non per fare mera teoretica, ma vi torno. In seguito, ebbi anche pressioni da uno zelante e ben notorio psicologo in organico. Costui mi disse che quel lavoro giammai sarebbe stato pubblicato dall’istituzione, e va sottolineato che sin qui i fatti gli danno ragione. Poi, con toni tracotanti fui minacciato di non pubblicare altrove quello studio perché era proprietà non mia, ma dell’Università Federico II di Napoli. Questi i fatti, inerenti azioni definibili in termini di censura con aspetti latenti e manifesti.

Comunque, ieri come oggi, il sottoscritto è persona con disabilità dotata di solida consapevolezza fra empowerment end enforcement ampiamente testati sul campo nelle dimensioni di Alta Politica e giudiziarie da alta Corte come da Curriculum. Sono portatore di una struttura della personalità avvezza all’hobbesiano homo homini lupus e pertanto esposto, ma non fragile, guai lo fossi stato, visto che quella brutta vicenda giace nell’oblio da ben tredici anni e molto probabilmente così resterebbe, qualora non la tramutassi in questione, inizialmente a partire della comunità scientifica. Comunque, è bene si sappia che oltre alle carenze di tipo scientifico, etico e deontologico, magari dettate da appetiti e pre-concetti segnati da recenti rigurgiti[42]), vi sono ulteriori elementi di illegittimità oltre l’agire censorio. Ciò che ebbe a determinarsi è quanto meno ipotizzabile che rientri nella fattispecie della Discriminazione diretta e indiretta secondo la Legge 67/2006. Rafforzata dall’Art. 5 della CRPD. Infatti, il sottoscritto fu discriminato tre volte: come Persona Disabile, come Sociologo della disabilità, come Studioso profondamente ed etnicamente appartenente alla città di Napoli, quindi all’amato Ateneo Federiciano.

A fronte di tutto ciò, questa disamina dei fatti, da contestualizzarsi come effetto di una doppia assenza di disabilità e sociologia, è giunto il momento di porre la questione, certamente non esauribile con una tardiva pubblicazione istituzionale da parte del SINAPSI, malgrado tale atto sarebbe dovuto verso un profilo in comprovata posizione Verstehen e dotato ampiamente di Habitus freelance per indispensabile quota. Tale vicenda ovviamente non è ascrivibile a sgradevoli vicissitudini personali, bensì rappresenta un caso di presa in carico sociale, segnatamente da parte delle ONG che si occupano di Disabilità e di Sociologia[43] Per mera prudenza è solo da ipotizzare (non dandolo per certo) che il CNUDD ignori tale vicenda e solo tale aspetto meriterebbe altre riflessioni in merito ad una forma di tralasciare – nicchiare – rimuovere omertosamente perpetuatasi presso il SINAPSI in vari anni. Anche qui vi sarebbero le condizioni per un ricorso al Comitato ONU -CRPD Art. 34 a mezzo Protocollo Opzionale. Però, qualora si assuma tale azione, occorrerebbe un focus tematico in chiave di enforcement.

Conclusioni VS Connessioni

In premessa, verso le conclusioni va chiarito quanto segue: a fronte di recente Giurisprudenza di Alta Corte[1]  il rinchiudere i disabili nelle RSA –

RSD, ovvero le Istituzioni Totali, oltre ai costi umani e sociali, presenta dei costi finanziari tutti a carico della fiscalità generale, ossia del debito pubblico e tale dato di fatto nei risvolti pecunia almeno potenzialmente risale al 1993, solo che fino ad oggi si preferito tralasciare. Pertanto, servono altre soluzioni ed esse passano anche per la cultura accademica. Sicché, nell’insieme fra fatti ed antefatti, come sovente accade a fronte della giustapposizione fra disabilità e sociologia articolata in contesto W.S. semiperiferico – asimmetrico come questo, trarre delle conclusioni sarebbe a dir poco parziale. Di contro, la tematica è potenzialmente processuale in varie direzioni. Uno dei punti fermi è dato dalla variabile sostanziale inerente a un cenno sulle coperture finanziarie: a fronte di coperture in esercizio gli Atenei in Italia in genere percepiscono circa 14 milioni di €, mentre il SINAPSI percepisce circa 700 mila euro da rimessa nazionale e da fondi dell’Ateneo Federiciano. A sua volta va contemplato che reperire tali dati non è semplice, senza aggiungere altro.[45]. Comunque, la variabile economico – finanziaria ha il suo peso, tanto più a fronte di una condizione antropologico-sociale come la nostra, da cinquecento anni posseduta da vari famelici appetiti, vecchi e nuovi. Pertanto, qui basta solo sottolineare che i danari pubblici a nome della disabilità anche in contesti Accademici si spendono ed anche a fronte di cifre significative. La questione da porre sta nel come e per chi – cosa si impegnano tali danari pubblici e quali – quanti sono i rendimenti in termini di inclusione nella comunità scientifico – culturale. Concludendo, con il CNUDD e sue Linee Guida del 2023, in quel testo si dà per acquisito che si tratti solo di disabilità e le risorse vanno lì indirizzate. Chiaramente, tale posizione reca in sincrono aspetti rassicuranti ed allarmanti, lasciando il tutto in fieri a fronte di una biforcazione ed una serie di dubbi, molti inquietanti, fra certezze e prospettazioni, tutte variabili da affrontarsi altrove in progress, iniziando a porre una questione, poi da definirsi in forma di presa in carico da parte di vari – altri attori fra movimenti ed istituzioni.[46] Pertanto, al culmine di una articolazione che resta in fieri, riteniamo opportuno accennare alle connessioni con la sociologia del territorio in applicazione della LRC 16/2023[47] Sottolineiamo ancora che l’inclusione in ambiente accademico riguarda il contesto della comunità scientifico – culturale fra didattica e ricerca. Di conseguenza il sociologo territoriale, a fronte dei servizi di ambito, dovrebbe mirare il sanitario-sociale e il sociosanitario[48], al fine di fornire indirizzi organizzativi e programmatici in applicazione dei contenuti della CRPD ed anche qui il CNUDD, a partire dalla sua modesta quota di Sociologi che dovrebbe produrre azione ed orientarla, entrando finalmente nel concreto delle esigibilità diadiche. Nel generale, e tanto più nello specifico a dimensione SINAPSI, si tratterà di passare dalla mera e vecchia assistenza all’esercizio esigibile e standardizzato della progettazione sociale vanno approfondite ed ottimizzate le Abilitazioni Giovanili, ovvero il target centrale in ambito di studenti universitari. Ciò vuol dire assumere prioritariamente le applicazioni esigibili del Durante – Dopo – Durante di Noi, Vita Indipendente e Assegno di Cura connessi con le A.V.I., Agenzie per la Vita Indipendente. Attenzione, è necessario ribadire: tutti concetti e prassi che da tre lustri avrebbero dovuto far parte delle attività del SINAPSI, malgrado ancora inesistenti in quel contesto, e basta analizzare quel sito web per prenderne atto, con disincanto scientifico come compete ai contesti accademici. A fronte di un grande vuoto – ritardo, si rendono indispensabili Accomodamenti Ragionevoli secondo contenuti rigorosi[49]

Dal particolare al generale, Comune di Napoli – Area Metropolitana, Regione Campania, Stato Centrale fra MLPS, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con l’afferente OND, Osservatorio Nazionale Disabilità ed in parallelo il MIN.DIS, Ministero per la Disabilità (Dei doppioni dipendenti dal Governo in carica [qualsiasi esso sia] recanti vite consociative parallele: il primo per fini multi-sistemici, il secondo multi-comunicativi, malgrado detti limiti, ottemperino ai loro ruoli. Stessa cose per l’U E-CE, per le sue competenze in materia di istruzione e ricerca scientifica, visto che nel 2011 Ratificò la CRPD come fecero gli Stati Parte; quindi, innanzi tutto controlli come le istituzioni di tali stati, tanto più quelli semi periferici e segnatamente se asimmetrici, dove, come e perché spendono i danari in materia di disabilità. EUROSTAT applichi la CRPD Art.31: in materia inizi a lavorare seriamente su statistiche descrittive e parametriche di prima mano, faccia ricerca mirata, coinvolga disabili & Sociologi sui Territori.

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    1. Claudio Roberti, L’uomo a-vitruviano, Aracne 2011.

    Sul web e in cartaceo vi sono varie presentazioni e articoli in merito a questo studio antropologico-storico-sociologico in chiave di Analisi del Sistema Mondo applicata alla disabilità.

    1. Vedi tipizzazioni ICF-OMS in ogni versione, segnatamente quella culminante nell’ultima del 2001 e Rocco Di Santo, 2013, segnatamente in merito al Quadrilatero Socio-Sanitario/Sanitario-Sociale di Achille Ardigò e relativa fonte. In merito ad Ardigò, per ragioni socioculturali è necessario fare outing per condizione: era un nano deforme, come lo furono due grandi intellettuali della levatura di Giacomo Leopardi e Antonio Gramsci. Mentre Ardigò era conosciuto solo in ambienti sociologici, in merito a Leopardi e Gramsci la letteratura dominante, contestualizzabile al più fra scuola e politica, salvo poche timide eccezioni, ha fatto l’impossibile pur di “normalizzarli”, proponendo ritratti distorti, rendendoli sul serio storpio. Ora, nell’ambito dell’approccio sociale ala disabilità è necessario rompere il vecchio paradigma partendo ad personam, anche grazie a tali uomini illustri. Pertanto, si tolgano quei rispettivi veli pietosi atti solo a sminuire e rimuovere per una necessità perversa di fuga dei “normaloidi” – abilisti, reiterando ipocrite e perniciose stigmatizzazioni. Chi si occupa di sociologia della comunicazione, tanto più giovanile a mezzo mass media – social media, è necessario assuma tali contenuti e li tramuti in didattica e progettazione sociale. Il riferimento contestuale e diretto va al Prof. Lello Savoiardo, Dipartimento di Sociologia Ateneo Federiciano.
    1. Gli studi di disabilità in Italia, salvo poche eccezioni, s’intendono senza la sociologia, vedi bibliografia. Dalla seguente bibliografia, comunque interessante, si evince che di specificamente ed esplicitamente sociologico in sostanza non vi è nulla, perché si ritiene si possano realizzare studi di/da disabilità senza la sociologia: www.assemblea.emr.it/difensore-civico/attivita-1/disabilita/biblio_disabilita.pdf
    1. Alberto Febbrajo 2013
    1. Sul diritto allo studio per gli studenti con disabilità prima e dopo la Ratifica di Italia e U.E. della UN.CRPD, la Giurisprudenza è vasta e articolata, tutta rintracciabile su siti web specialistici. Comunque, a noi interessa l’analisi sociologica che ne deriva.
  1. Jurgen Habermas, 2013
    1. Vedi Paragrafo inerente Elenco Generale dei Delegati dai Rettori degli Atenei in Italia come Direttori demandati ad erogare variegati “servizi” verso studenti con Disabilità-DSA ai sensi delle norme vigenti.
  2. In merito ai Delegati dei Rettori circa i servizi per gli studenti con disabilità, gli altri tre Atenei con sedi a Napoli, ovvero S. O. Benincasa, Università L’Orientale e Università Parthenope, replicano gli assetti riguardanti varie Università italiane raffigurate nell’apposito elenco generale, e la Sociologia è assente. In merito all’Università di Salerno Fisciano, in cui vi è un Dipartimento di Sociologia, in forma induttiva un accenno di contributo sociologico è ravvisabile, almeno dai quadri statistici: https://www.disabilidsa.unisa.it/contatti
  3. In questi anni, il SINAPSI ha fruito largamente del Servizio Civile, come si evince dal portale di questa istituzione. Nello stesso tempo, non ha dato alcuno spazio e ruolo alla Vita Indipendente, prevista dalla CRPD art.19, e presente in varie linee guida U.E.. Ne consegue che gli studenti con disabilità sono stati portati ad assumere come modello prioritario la dipendenza dal Servizio Civile medesimo, e non una progettazione del proprio itinerario accademico finalizzandolo all’ Inclusione nella comunità scientifico – culturale endogena e/o esogena all’ Ateneo. Nel 2024 , su iniziativa di un laboratorio sperimentale nato sul territorio su iniziativa del Comitato per l’ Esigibilità della CRPD-OP,ANS DC, AIAS Napoli ed altri profili Coordinati dal Prof. Alessandro Pepino Ateneo Federiciano (ex Direttore SINAPSI esautorato ex abrupto per ragioni recondite, per dei versi ineffabili…), in interfaccia propositiva – programmatica con il Sindaco di Napoli – Presidente Area Metropolitana, Prof. Gaetano Manfredi, ex Rettore M. Ateneo Federiciano, ex Ministro Istruzione e Ricerca Scientifica. Detto laboratorio, operante in assoluta gratuità ha prodotto un testo progettuale programmatico ancora in fieri al fine di rendere più esigibile la Legge 112/2016 in materia di Dopo – Durante di Noi dotato di A.V.I., Agenzie per la Vita Indipendente, in ottemperanza della citata normativa, nonché estremamente disattesa applicazione territoriale di forme comunque ridotte di Vita Indipendente come da Art.19 CRPD. Anche qui, visto l’enorme ritardo spazio-temporale, è mancata la Sociologia della Disabilità, come è mancata la presenza di O.N.G. che agissero n tal senso.
    1. Attenzione, questo è il piano vigente, ma la materia assume sostanzialità anche per le Università dal 2011 https://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=1484&langId=it

     

  4. Nell’ambito dell’Area Centrale del World System il panorama riguardante gli sviluppi critici sugli studi di disabilità è articolato, ma bisogna premettere che i Disability Studies costituiscono la base di partenza del nuovo paradigma tematico. Chiarito questo, l’applicazione della World System Analysis rivolta a tema si ascrive in un nostro approccio senza precedenti fino al 2011, ascrivibile fra le ulteriori applicazioni degli Studi di/da Disabilità, in tal caso secondo una prospettiva fra geo cultura – geopolitica, a partire dall’antropologia sociale – storica come cornice e viatico multidisciplinare. Però va contemplato che tali precisazioni, nel nostro contesto meso-micro, va ponderata a fronte di contesti circoscritti, limitati e limitanti, dove si continua ad ignorare la via maestra, tanto peggio le altre costruzioni teoriche, di certo più articolate. Questa nota in varie forme si raccorda con nota 3.
  5. L’allora studente Claudio Roberti, Matricola N° 27/5899, nel suo percorso universitario in assidua presenza presso il Corso di Laurea in Sociologia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, per sua forte determinazione assunse di fatto lo status di antesignano del “SINAPSI in Autogestione”, da cui scaturirono vicende che andrebbero valutate in termini di storie di vita da articolare in contesti adeguati e mirati. Infatti, andrebbero narrate tre vicende emblematiche inerenti all’allora Rettore Magnifico, il Prof. Antonio Mango, Ordinario di Statistica ed il Prof. Roberto Gentile, Ordinario di Psicologia Sociale. Verso il primo vi fu solo un contenzioso politico – stragiudiziale, con gli altri due gli elementi di riflessione e gli esiti furono pregevoli, meritevoli di attenzioni utili anche in forma sincronica.
  6. https://www.unina.it/-/1347783-per-una-disabilita-sostenibile http://csdle.lex.unict.it/archive/uploads/up_131242822.pdf
  7. C. Roberti, ibidem, 2021
  8. Linee Guida 2023 CNUDD =Allegato3_Bozza Linee Guida_def_24_07_2023 CORREZIONI PRIUS
  9. C.Roberti ibidem
  10. Elena e Maria Chiara Paolini, Mezze persone, Ed. Aut Aut, 2022C. Maltese e G. Fezliu, Decostruzione antiabilista, Ed. Eris, 2023
  11. C.Il tri-neologismo inteso come categoria concettuale e analitica è di Claudio Roberti e sta per: Mutevole – cangiante in forma poliedrica, malgrado all’interno di una data dimensione – modalità standard nell’ accezione generale.
  12. C.Roberti, Percorsi di sociologia della disabilità, Ed.Key, 2021
  13. C. Roberti ibidem, 2021
  14. Nel gran calderone della post-mega-ideologia woke, constatando un dato macro-trend nel virtuale, sicché probabilmente in tale rappresentazione vi sono finite anche le persone con disabilità. Sempre più spesso si nota che, nelle grandi produzioni di cinema e serie tv, al fianco dei rappresentanti della comunità LGBT o dei movimenti femministi, compaiono persone con disabilità, come se dovessimo adattarci a sopportare l’orrore della loro vista, così come i baci e le effusioni erotiche tra persone dello stesso sesso. Sulla stessa linea si colloca l’iniziativa della Mattel di mettere in commercio bambole con i tratti delle persone con sindrome di Down e in sedia a rotelle, così come esse compaiono tra gli emoticons comunemente usati in tutti i social. Soprattutto nel caso delle persone con disabilità, bisogna stare molto attenti alle strumentalizzazioni. Su di noi, poiché questa ideologia ha il senso di ostentare una grande attenzione per la loro condizione, ma tale attenzione è falsa e declinata solo sul piano della mera comunicazione, per poi venir meno nel sostanziale. L’attenzione autentica alle persone con disabilità si dovrebbe manifestare innanzitutto nel darle voce in Prima Persona in materia di Diritti, da cui politiche sociali d’investimento in azioni concrete di cura e nella rimozione sistematica di tutti gli ostacoli che sbarrano loro il passo ad una vera inclusione, a cominciare da una scuola che sia davvero inclusiva, fino alla eterna questione delle barriere architettoniche, in applicazione dei dettami della CRDP. Sappiamo bene che non è così, allora è probabile che tutte queste forme strumentali-superficiali di sedicente e presunta attenzione abbiano solo il compito di distrarre dal fatto che l’ideologia ordo-neoliberista tende a sbarazzarsi di tutti coloro che sono improduttivi, prime tra tutti le persone con disabilità, rendendo la loro vita un tale inferno che, prima o poi, essi saranno spinti a compiere la “libera” scelta di richiedere l’eutanasia, cosicché di essi possa restare il ricordo di una bambola disabile posta sul fondo della cesta dei giochi dei bimbi dell’opulento Occidente. Pertanto, chi oggi parla alla carlona di suicidio inerente talune disabilità, replicando castronerie del web, forse nel subconscio cela un auspicio, assumendo una postura senza conoscere Emile Durkheim nel suo classico in materia di suicidio.https://www.autistica.org.uk/our-research/research-projects/understanding-suicide-in-autism#:~:text=Autistic%20people%20are%20much%20more,alarming%2035%25%20have%20attempted%20suicide
  15. Il post-moderno globalizzato può anche fare in modo che una istituzione accademica passi dal rigore scientifico alle stravaganze culturali: https://www.sinapsi.unina.it/pubblicazioni
  16. https://www.corteconti.it/Download?id=376390ad-e639-4786-9395-1f02268c8bc4https://it.vlex.com/vid/finanziamento-scopo-vincolo-agevolazioni-223991481
  17. Gli influencer sono il corrispettivo contemporaneo degli opinion leaders, detti anche spin doctors. Vanno chiariti alcuni aspetti in proposito: 1) Ciò che essi attestano come assolute verità, a cui tutti i seguaci desiderano conformarsi, sono mere opinioni, senza alcun fondamento scientifico; 2) essi rappresentano, per dirla alla Debord, il compimento del processo di spettacolarizzazione della politica, poiché essi fungono da megafoni dell’ideologia dominante, muovendosi, però, sul terreno dello spettacolo; 3) nello specifico della disabilità, la comunicazione di tipo politico da essi messa in campo è distorcente, specie se, come spesso accade, si fanno promotori di opere di beneficenza, ammesso siano tali e non truffaldine, che, notoriamente collidono con la legittima rivendicazione dei diritti.
  18. https://www.youtube.com/watch?v=DxOf1fTbXz8
  19. Neologismo di C.Roberti, da intendersi come Concetto – Categoria analitica
  20. Pear counseling for indipendent living:https://www.bing.com/search?q=pear+counseling+disability+independent+living&FORM=AWRE#:~:text=Independent%20Living%20Institute-,https%3A//www.independentliving.org/toolsforpower/tools22.html,-The%20peer%20counselor
  21. È evidente che qualunque forma d’intervento terapeutico debba fondarsi sulla base dell’empatia, cioè sulla capacità del terapeuta di mettersi nei panni del paziente in una dinamica di coinvolgimento/distacco che consenta di comprendere profondamente la condizione dell’Altro e, al tempo stesso, sostenerlo nel percorso di riconoscimento dei suoi bisogni più autentici, da quelli materiali fino a quelli emotivi. Vieppiù ciò vale nel caso delle persone con disabilità, che, spesso, possono avere necessità innanzitutto di comprendere ed accettare la propria condizione, essendo accompagnati ad esplorare le loro risorse e a valorizzarle, compito che sarebbe già della famiglia, ma che spesso essa non è affatto in grado di svolgere. Al tempo stesso, esse andrebbero sostenute nello sviluppare motivazione ad investire tali risorse nella propria realizzazione sociale ed esistenziale. Nel caso del sostegno offerto dai centri nati dall’applicazione della L.170/2010 in tutti gli Atenei italiani, tutti i passaggi indicati andrebbero almeno esplorati, se non affrontati, come dovrebbe accadere in un percorso terapeutico, al fine di comprendere quali siano le difficoltà reali della persona e di che natura esse siano, per poter procedere più compiutamente alla compilazione di un progetto personalizzato che faciliti effettivamente il percorso dello studente con disabilità. Non sempre le cose vanno in questa direzione, sicuramente perché gli scarsi investimenti condizionano la qualità e la quantità di tempo da dedicare al singolo studente, ma anche l’assenza di equipe multidisciplinari in cui sia necessariamente presente la figura del sociologo, determina che manchi lo sguardo olistico sulla condizione socio – antropologica dello studente, con risultati spesso molto parziali, se non, addirittura, controproducenti.
  22. M. D’Eramo, Dominio, Feltrinelli, 2023
  23. C.Roberti, ibidem, 2011
  24. ISTAT, Disabilità in cifre, statistiche descrittive attinenti
  25. C.Roberti, G. Mambelli con Introduzione di Alessandro Pepino. Trattasi di uno studio del 2010 restato inedito per ragioni di fatto ascrivibili ad una forma di censura che verranno qui articolate in apposito paragrafo.
  26. J.Baudrillard, L’illusione della fine, o, Lo sciopero degli eventi, traduzione di Alessandro Serra. – Milano : Anabasi, 1993
  27. ‘G.Moro, Contro il no-profit, 2014,C. Roberti, ibidem, 2021
  28. Posto che tutto è analizzabile sociologicamente, incluso un dato di fatto incontrovertibile: in Italia non esiste un ordine dei sociologi, ma esiste un ordine degli psicologi, finanche degli assistenti sociali.
  29. https://www.sinapsi.unina.it/home_sinapsi
  30. A.Marra, Disabilità e diritti umani, Falzea, 2018
  31. C.Roberti, Percorsi di sociologia della disabilità, 2021; Roberti Sempiterne Barriere (….) in stampa.
  32. Vedi nota 28
  33. C. Roberti, ibidem, 2021
  34. n occasione di un dibattito tenutosi il 05/12/2023 presso la sede Federfarma di Napoli in materia di Durante – Dopo di noi con attinenti carenze in progettualità su cui si tergiversava, nei miei confronti vi è stato del turpiloquio, non potendo esercitare dialettica intellettuale come dovrebbe essere, visto il profilo. https://www.eventbrite.it/e/biglietti-tavola-rotonda-su-autismo-in-eta-adulta-il-durante-ed-il-dopo-di-noi-765155780537
  35. https://www.giustiziainsieme.it/it/diritti-umani/2960-alcune-note-sulla-legge-delega-n-227-del-2021-che-discrimina-le-persone-disabili-parte-i
  36. Ormai è giurisprudenza consolidata che ogni forma di compartecipazione alla spesa per quanto riguarda i ricoveri in RSA – RSD è illegittima, perché tale onere è a totale carico della fiscalità generale. Il punto è sancito a partire da una sentenza di Alta Corte: Cassazione sezioni riunite, 1300/93, che mette una pietra tombale su questo argomento. Ciò comporta che la domiciliarità e l’inclusione sociale delle persone con disabilità gravi – 100% si rende indispensabile anche in termini di sostenibilità della spesa pubblica.
  37. In un quadro riassuntivo in materia di statistiche descrittive e compendiate, si può fare riferimento al seguente testo di consultazione: https://www.google.it/books/edition/Universit%C3%A0_e_persone_con_disabilit%C3%A0_Pe/wOz9CQAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&dq=miur+fondo+legge+17/99+inclusione+studenti+disabili&pg=PA117&printsec=frontcover
  38. C.Roberti, DOSSIER SINAPSI Testo non ancora pubblicato perché soggetto a valutazioni tecnico giuridiche in gran parte già reperite. Per una pubblicazione molto probabilmente bisognerà attendere che “Emerga il Problema”, sapendo da N. Machiavelli quanto sintetizzo: “Il problema è un ostacolo che quando è piccolo è di facile soluzione, ma pochi lo vedono. Da grande molti lo vedono, ma è di difficile soluzione”. Quel problema per una data moltitudine fatta di ignari e/o conformisti – utilitaristi è ancora piccolo, è necessario si sviluppi in forma da recare i connotati macroscopici di “devianza endogena” da suscitare attenzione fra mass media e social media, da qui fare rete sociale ode applicare la CRPD Art.12 C. IV°. Tutto ciò salvo prescrizioni, anche se qualora vi fossero delle devianze, è ipotizzabile verrebbero reiterate, visti assetti e trend ora consolidati.
  39. In sincrono alla pubblicazione o a seguito, sarà mia iniziativa fare istanza formale alle rispettive organizzazioni di riferimento: COMITATO PER L’ESIGIBILITA’ DELLA CRPD-OP; ASSOCIAZIONE NAZIONALE SOCIOLOGI.
  40. M. Cardano e G.Giarelli, Sociologia della salute e della medicina, Ed. Pandora Campus, 2020
  41. Raffaello Belli*, Vivere eguali. Disabili e compartecipazione al costo delle prestazioni, Milano, Franco Angeli, 2014

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Dr. Claudio Roberti, Consigliere Associazione Nazionale Sociologi Dipartimento Campania – Coordinatore Regionale e Nazionale in Sociologia della disabilità.

Sociologo con disabilità, da molti anni si occupa di tematiche in ambito accademico, come C. d M. e presso O n G, come dirigente. E’ autore di vari saggi e articoli, nonché protagonista di convegni, seminari e conferenze. Prossima è la sua pubblicazione dal titolo “Sempiterne Barriere (…) per l’editore La Valle del Tempo. Da vari anni ricopre la carica di dirigente in ANS e presso il Comitato per l’Esigibilità della CRPD-OP.

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Per scaricare il documento in PDF clicca: PAN SINAPSI x Le Sociologie

 

 

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