ALLAH È GRANDE, MA QUANTO? E HASHEM?

ALLAH È GRANDE, MA QUANTO? E HASHEM?

Di Luciano Scateni

Cronaca vera, nomi di fantasia. Ebrei e palestinesi chiedono al loro Dio perché di lassù chiuda la finestra che inquadra la Terra, perché spenga l’audio che amplifica le voci vaganti nello spazio del pianeta illuminato dal sole e dalla luna. Il maledetto 7 ottobre del maledetto 2023, Shahar, graduato dell’esercito israeliano abbandona la postazione militare ai confini con Gaza, evita per miracolo l’impatto con un commando di terroristi e arriva trafelato nel kibbutz dove vive con la moglie Leah e sua figlia Ahigail: trova distruzione, macerie, morti. Non ha più una famiglia. Volge gli occhi al cielo: “Hashem, mio dio, Adonai, mio Signore, perché?

IN UN PICCOLO APPEZZAMENTO DI TERRENO FERTILE, Rashid, nella striscia di Gaza, fa il contadino, come i fratelli, il padre, come ha è stato il padre di suo padre. In campagna lo aiutano la moglie Khadira e Ahmed, che alterna lavoro e studio e ha in segreto una fidanzatina ebrea, conosciuta a Tel Aviv, durante un concerto di Ofra Haza. Sono tre dei 28mila palestinesi uccisi dalla vendetta sanguinaria di Netanyau. Ahmed è il vocalist di una band di giovanissimi: ha tradotto una canzone italiana rifiutata dalla direzione artistica dello ‘Zecchino d’oro’. Ne sono protagonisti un bambino palestinese, una bambina israeliana.  L’incipit: “Volano aquiloni tutti colorati, tutti intorno al mondo per portare pace. Prendi la mano Amina, dalle la mano Ahmed…e pace sarà”. Ahmed è ancora sotto le macerie, Khadira, è stata uccisa mentre tentava di liberare il figlio da pietre e calcinacci. Rashid cade a poca distanza, centrato da un avamposto degli israeliani. Allah akbar! Allah è grande! Ma quanto è grande?  I potenti della Terra fingono impotenza, svuotano gli arsenali militari, arricchiscono produttori e trafficanti di armi, che li ripagano condizionando l’elettorato. Ha torto l’ambasciatore di Israele in Italia a lamentare che a Sanremo è stato condannato solo il genocidio dei palestinesi e non l’attacco terroristico di Hamas contro gli ebrei? La denuncia è di Alon Bar: “Diffuso odio, provocazioni e nessun segno di solidarietà per i 1200 morti e gli ostaggi degli ebrei.  Ha risposto il rapper Ghali, ripreso da Mara Venier, evidentemente condizionata dai vertici Rai: “Sono un musicista e scelgo come fare musica. Decido io che messaggio portare. Ci sono bambini che stanno morendo, non possiamo fare finta di niente. Anche io sono stato bambino, lì ci sono le bombe”.

Lì, il numero delle vittime è di 28mila palestinesi, orrendo bilancio che Dargen ha condannato al Festival con un significativo “Stop genocidio”. 

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