ALL’INSEGNA DI GRAND HOTEL

ALL’INSEGNA DI GRAND HOTEL

Di Luciano Acateni

È mestiere’ difficile il lavoro di narratore del campo infinitamente ampio, complesso, caleidoscopico, che nel microcosmo della real politic italica analizza il confuso test sul futuro dell’arduo sodalizio socialdemocratico contrapposto alla miscela di associati della destra, malati di incompatibilità, ma tatticamente omogenei nel rapace accaparramento di fette di potere politico-economico. La degenerazione globale dell’etica non risparmia niente e nessuno, si ripercuote con sistematica enfasi anche sul giornalismo, con la rara eccezione di chi lo pratica con coraggio e libertà di pensiero, privo di condizionamenti. Succede che convivano per dissennato accostamento notizie di segno opposto.  Miracolo: destra e sinistra condividono il via a una struttura che vigili e contrasti l’antisemitismo, affidata al generale Angelosanto, protagonista con i carabinieri dell’arresto di Messina Denaro e della lotta alle ‘Brigate rosse’. Nulla compensa la dura, giustificata condanna per l’eccidio del 7 ottobre con la sommessa esecrazione per la strage di civili palestinesi e le condizioni disumane dei superstiti in trappola nella Striscia di Gaza. Questa riflessione precede la censura per il giornalismo trash, fondamentale strumento per la distrazione di massa. Sfogliando le pagine delle news on line ci s’imbatte sul ‘caso Myrta Martino, traslocata dalla Rai a Mediaset, per colmare ‘il doloroso vuoto’ dell’addio di Barbara D’Urso, regina della Tv da ‘Grand Hotel’.  Tale Olga Durano, famosa nel ruolo di professoressa che non indossa le mutandine (programma ‘Drive in’) in un ‘fuori onda’ avrebbe rivelato ai conduttori di Striscia la Notizia la confidenza universalmente interessante di essere amica della Merlino, che a sua volta, secondo lei, non indosserebbe il fondamentale capo di abbigliamento intimo. Scherzi a parte ha dimostrato l’infondatezza dello ‘scoop’, ma non ha estinto il reato di lesa dignità del mezzo televisivo. Come fare a meno del racconto a tappe della gravidanza di show girl come Belen, Diletta Leotta, del loro felice sgravarsi, o del ‘pancino’ prominente di Federica Pellegrini, star mondiale del nuoto, ora mamma felice di una bimba. Un po’ di satira non guasta, ma certo non riconsegna dignità al giornalismo di alto profilo. Indiscrezione: il ministro Crosetto, cofondatore di Fratelli d’Italia, è narratore generoso del suo privato di italiano standard. Se le impellenze dell’alto incarico lo permettono, non disdegna di sfidare gli amici al tavolo del ‘burraco’. Nessuna meraviglia se la conferenza stampa della cristiana Meloni, così condotta, le ha regalato tre ore di visibilità, per un comizio stracolmo di bugie, di tracotanza da potere, promesse di marinaia, grazie al ‘buonismo’ dei giornalisti iscritti a parlare senza diritto di replica, per lo più suggeritori di spunti per risposte fuorvianti.

Queste righe supplementari c’entrano nulla o molto con il contesto della riflessione sul giornalismo d’evasione dalla realtà. Per effetto di misteriose vie della memoria, abitualmente sopite, al risveglio capita di ritrovarti a ripetere mentalmente parole e musica di canti datati. “Aqui se queda la clara, la entranãble trasparencia, de tu querida prensencia, comandante Che Guevara”. (…Il tuo amore rivoluzionario ti spinge ora a una nuova impresa, dove aspettano la fermezza del tuo braccio liberatore). Qui rimane la chiara, penetrante trasparenza della tua cara presenza, Comandante Che Guevara”). Sono parole, scaccia parole, queste dell’inno dei giovani fascisti: Verrà, quel dì verrà che la gran madre degli eroi ci chiamerà. Per il Duce o Patria immortal: A Noi!”

 

 

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