Condizione giovanile e rapporti generazionali

sociologia generale

Condizione giovanile

Condizione giovanile e rapporti generazionali

di Pasquale Martucci

La condizione giovanile è tema di strettissima attualità, soprattutto con riferimento alla possibilità di introdurre i giovani nel mercato del lavoro, perché si avverte una preoccupante precarizzazione ed assenza di prospettive e reali opportunità.

Il 2022 è stato proclamato dalla Commissione Europea l’anno dei giovani, forse con la speranza di affrontare con decisione una condizione allarmante: quella determinata dai NEET (notengaged in education, employment or training), cioè i giovani che non studiano e non lavorano, in età 15-29 anni, che sono diffusissimi in Italia più che in ogni altro Paese europeo: rientra in questa categoria quasi un giovane su quattro (23.3%), una percentuale di dieci punti maggiore rispetto alla media europea (13,7%).

Nel 2019, prima della pandemia, in Italia il tasso di occupazione dei giovani (25-34 anni) era il più basso tra tutti i Paesi europei, con una distanza particolarmente ampia per ciò che attiene la situazione femminile. Di recente è intervenuta l’Unione Europea per proporre programmi atti ad affrontare i gravi disagi. Poco più di un mese fa è stato pubblicato il “Rapporto Italia 2022” di Eurispes (1).

Le indagini degli ultimi anni hanno evidenziato la riduzione del margine temporale della progettazione delle vite giovanili e hanno fotografato lo status negativo legato a titolo di studio (al massimo il diploma) e territorio (prevalenza della situazione nel mezzogiorno). La principale misura per contrastare il fenomeno è il Piano “Garanzia Giovani” (Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea, del 22 aprile 2013), nel nuovo PONGiovani, donne e lavoro”, che ha visto la luce già a partire dal 2014. L’intento è di costruire una salda rete tra i soggetti coinvolti, con l’obiettivo di ottenere un movimento sistemico tra gli interventi già presenti e quelli in arrivo, come la nuova Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (GOL). In tal senso, un passo in avanti è stato fatto con la Legge di Bilancio 2022, grazie allo stanziamento di fondi dedicati all’istituzione di servizi per i giovani nei Centri per l’Impiego (CPI). Tali fondi saranno impiegati per la creazione di “Sportelli Giovani” in tutti i CPI, con competenze e professionalità specifiche per i giovani Neet, con la finalità di gestire le eventuali situazioni di disagio sociale e/o psicologico. A questi strumenti si aggiunge la piattaforma online Giovani 2030 (G 2030), nata con l’intento di essere “la casa digitale dei giovani”: un luogo dove trovare informazioni utili per orientare le scelte del proprio futuro nell’ambito della formazione, del volontariato, del lavoro, delle iniziative internazionali e culturali, all’interno del critico percorso di transizione scuola-lavoro. (2)

A Sorrento, dal 27 giugno al 3 luglio 2022, si è svolto il primo summit mondiale GYTS (Global Youth Tourism Summit) per dare una prospettiva contemporanea e moderna al turismo post-pandemico. Su questa linea s’è mosso l’UNWTO, l’Organizzazione Mondiale del Turismo, confrontandosi sui temi del turismo e della sostenibilità. Il tutto in collaborazione con il Ministero del Turismo e l’Agenzia Nazionale del Turismo Enit, che ha coinvolto 130 giovani tra i 12 e i 18 anni, provenienti da 60 Paesi. (3)

L’evento di Sorrento ha riguardato il Turismo Sostenibile Internazionale, attraverso attività interattive orientate al modo in cui si può valorizzare un settore che combini sostenibilità, cultura, gastronomia, innovazione e azione per il clima.
Il Global Youth Tourism Summit ha ripreso un manifesto con tre “P”:
P come Persone (salvaguardia dei diritti umani, delle disabilità, ed attenzione al sociale);
P come Pianeta (riduzione di sprechi e inquinamento, questioni climatiche e legate alla biodiversità);
P come Prosperità (affrontare disuguaglianze e povertà, miglioramento delle competenze digitali, centralità del lavoro).
Il percorso è per lo sviluppo del turismo giovanile, al fine di trovare opportunità concrete per le nuove generazioni. L’obiettivo è connettere passato, presente e futuro, perché da questo dialogo nascono nuove opportunità, in termini di formazione turistica.
Importante è stato il videomessaggio che Papa Francesco ha inviato ai partecipanti al Summit:
Per quanti tra voi sono ancora studenti, il turismo coincide con il tempo delle vacanze scolastiche. Le esperienze che si possono fare in questo periodo rimarranno nella vostra memoria. Oltre allo svago e al riposo, so che alcuni di voi usano questo tempo per offrire volontariamente un aiuto in iniziative di solidarietà; altri si dedicano a piccoli lavori per dare una mano alla propria famiglia o per mantenersi negli studi; altri ancora si ritagliano giorni di silenzio e preghiera per stare con Dio e ricevere luce sul loro cammino. In ogni caso, vi incoraggio a usare bene e responsabilmente il tempo che avete a vostra disposizione: è così che si cresce e ci si prepara ad assumere compiti più impegnativi”. (4)

Il papa non si rivolge alle istituzioni, ma direttamente ai giovani per invitarli a darsi da fare, perché è in gioco il loro destino e dovranno essere loro stessi artefici del loro futuro.

Dopo queste questioni, credo sia importante entrare nella definizione stessa di condizione giovanile, di generazioni, di evoluzione di un fenomeno che ha riguardato molto la sociologia nella sua complessità metodologica e di ricerca. Ciò perché la giovinezza è un periodo della vita della persona e collettiva mutevole, si trasforma in rapporto alla situazione sociale di riferimento.

È solo a partire dal Novecento che i giovani cominciano ad essere considerati sul piano culturale, sociale ed economico. In tutti gli Stati Occidentali, si avvia l’industrializzazione e il processo di urbanizzazione, determinando un massiccio evento migratorio interno ed esterno. A questo punto si sviluppa una forte distanza tra coloro che emigrano e quelli che continuano a vivere nella propria terra. I primi si allontanano dai modi di vivere dei loro genitori, anche perché sono più scolarizzati e vengono abituati a vivere secondo il modello “urbano”. Grazie all’aumentato livello d’istruzione, si assiste ad evidenti cambiamenti, che vedono la nascita di un vero e proprio “movimento giovanile”.

Per poter attuare la ricostruzione storica della tematica giovanile, si deve partire dal dopoguerra, individuando quattro fasi:

  1. dagli anni ’50 alla seconda metà degli anni ’60, l’età del decollo giovanile
  2. dalla fine degli anni ’60 alla fine degli anni ’70, il periodo della contestazione giovanile;
  3. gli anni ‘80, con l’epoca del riflusso giovanile;
  4. gli anni ’90, infine, sono la stagione del simbolismo culturale giovanilistico. (5)

Di seguito, produco in maniera più diffusa il processo storico-sociale che ha determinato l’affermazione del concetto di condizione giovanile.

Nell’immediato dopoguerra e negli anni ‘50, si può affermare che una minoranza aveva preso parte alla guerra partigiana e un’altra aveva militato tra le fila della Repubblica di Salò; la grande maggioranza aveva assistito impaurita e confusa al crollo del regime e alla nascita della Repubblica. L’imperativo dell’epoca era di rimboccarsi le maniche, sgomberare le macerie e ricostruire fisicamente, ma anche moralmente, quanto era stato distrutto. Tra la seconda metà degli anni ‘50 e la prima metà degli anni ‘60 il Paese sperimenta una straordinaria fase di cambiamento. Al decollo industriale si accompagnano imponenti fenomeni di esodo dalle campagne, ingenti flussi migratori dal Sud al Nord, l’urbanizzazione dirompente, l’irruzione di nuovo modelli di consumo di massa. Sono gli anni di quello che passerà alla storia come “miracolo economico”. È il periodo nel quale la classe operaia raggiunge la sua massima espansione e va a popolare i nuovi quartieri operai delle città del Nord. Per i giovani si aprono nuovi spazi di autonomia, di cauta emancipazione dalla famiglia, di adozione di nuovi stili di vita nel tempo libero, di graduale abbandono della sottomissione alle autorità tradizionali.

Subito dopo, c’è la fase di cambiamenti intensi e rapidi che tendono a creare discontinuità tra le generazioni, che si esprimono soprattutto nell’abbigliamento e nei gusti musicali. In Italia, la ripresa delle lotte operaie trova convergenze, sia sul piano ideologico sia su quello delle azioni, con il movimento degli studenti. L’elemento comune è la contestazione dell’autorità costituita per la ricerca dell’uguaglianza: per gli operai l’autorità del padrone in fabbrica; per gli studenti l’autorità dei professori e dei dirigenti scolastici, ma anche dell’intero impianto culturale del sapere che viene trasmesso; poi, è intaccata la stessa autorità della famiglia che stenta ad abbandonare il modello patriarcale fondato su una profonda asimmetria tra generi e generazioni. Queste dinamiche egualitarie si intrecciano, nel corso degli anni ‘70, con il movimento delle donne, innescando profondi processi di mutamento sociale, culturale e anche giuridico. I giovani non raggiungeranno in seguito un livello così elevato di partecipazione politica. I movimenti, tuttavia, come aveva anticipato Alberoni, ebbero vita relativamente breve: diedero luogo alla formazione frammentata di piccoli gruppi ideologici in competizione tra di loro; alcuni cercarono nel terrorismo una illusoria scorciatoia; altri, infine, videro la trasformazione dell’impegno politico in impegno sociale.

Con gli anni ‘80 si apre una nuova stagione. I movimenti giovanili scompaiono dalla scena: di tanto in tanto riaffiorano gruppi pacifisti; quelli delle donne; i movimenti ecologisti, che tuttavia stentano a strutturarsi in modo stabile. Ma non si tratta di ripiegamento nella dimensione individualistica, quanto piuttosto del passaggio da una società incentrata sul collettivo ad una socialità che ruota intorno alla qualità delle relazioni in una dimensione micro-sociale. I giovani continuano ad esistere come categoria, scompare il loro protagonismo in quanto attori in un progetto di cambiamento. Nella seconda metà degli anni ‘70 e soprattutto nel corso dei due decenni successivi il Paese, ma anche l’Europa, entra in una fase di rallentamento della crescita, se non di vera e propria stagnazione e recessione. La disoccupazione giovanile cresce, anche per diplomati e laureati, riducendo la prospettiva di mobilità sociale attraverso il canale dell’istruzione. Di tanto in tanto gli studenti si mobilitano, ma si tratta di occasioni temporanee, che esprimono disagio, ma non si inquadrano in un progetto di medio e lungo termine.

Accade un evento determinante: la categoria della presentificazione del tempo diventa cruciale, si raccorciano le prospettive orientate al futuro, sia individuali che collettive, ma si restringe anche la dimensione della memoria. Il passato, sia quello storico della collettività alla quale si appartiene, ma anche quello più famigliare di nonni e genitori risulta appannato. I giovani sono indecisi sul loro futuro; a volte esitano di fronte a scelte irreversibili; in altri casi aspettano passivamente gli eventi. (6)

Cavalli e Leccardi sostengono che, a partire dagli anni ’80, ha inizio anche una serie di indagini sociologiche, che proseguiranno nei successivi decenni e costituiranno un osservatorio privilegiato sulla condizione giovanile. La caratteristica di queste ricerche consiste nel cogliere la pluralità degli aspetti della condizione giovanile e delle sue trasformazioni: dall’esperienza scolastica ai rapporti con la famiglia d’origine; dalla transizione al lavoro; dagli orientamenti politici e valoriali all’uso del tempo e ai consumi; dalle amicizie alla formazione dei rapporti di coppia, fino agli atteggiamenti e ai comportamenti giudicati devianti. (7)

Su tutto si sottolinea l’aspetto culturale: il fenomeno del “mammismo” degli italiani e dell’edonismo consumistico. Ritengo che la difficoltà del disagio è soprattutto riscontrabile nelle istituzioni che non favoriscono iniziative per affrontare la triste condizione. Uno dei principali indiziati è la scuola, che non valorizza la cultura del lavoro e la formazione professionale a tutti i livelli, medio superiore e universitario, con meccanismi di orientamento poco efficaci.
Tra le altre criticità, ci sono: il mercato del lavoro poco dinamico; le istituzioni socio-economiche, che non offrono sufficienti soluzioni di sostegno al reddito e al lavoro. Infine, esiste un mercato del lavoro dualistico: da un lato favorisce i lavoratori protetti sul piano giuridico e sindacale; dall’altro non viene incontro ai lavoratori precari, giovani e donne. A tutti questi fattori si aggiunga il peso del debito pubblico, che continuerà a gravare a lungo sui bilanci pubblici e quindi sulle opportunità delle generazioni più giovani e di quelle che nasceranno in futuro.

Nella società attuale una parte consistente della popolazione vive in una situazione intermedia: i giovani non sono più dei bambini e degli adolescenti e non sono ancora degli adulti; se pure hanno raggiunto la maturità biologica e psicologica, non hanno ancora la maturità sociale. L’estensione temporale e la diffusione di questi fenomeni di ritardato ingresso nella vita adulta costituiscono la base sulla quale si sviluppano valori, orientamenti, atteggiamenti e stili di vita particolari che vengono comunemente designati col termine di “cultura giovanile”. (8)

Un tratto saliente di tale cultura è un’accentuata valorizzazione del sé. La maggior parte dei giovani non sono più posti di fronte a un destino sociale ineluttabile, non dovranno più seguire le orme dei padri e dei nonni, ma hanno di fronte a sé una pluralità di opzioni e opportunità, reali o soltanto immaginarie. Per poter scegliere, tuttavia, devono interrogarsi sulle loro reali aspirazioni, devono chiedersi quali sono le loro preferenze, le loro scale di valori, gli atteggiamenti e i comportamenti condivisi. I referenti principali diventano i coetanei coi quali l’adolescente e il giovane passano gran parte del proprio tempo, molto spesso, semplicemente a conversare. Un aspetto importante della cultura delle nuove generazioni riguarda il modo di rapportarsi al tempo. I tempi quotidiani relativamente rigidi (quelli dello studio e dell’eventuale lavoro) lasciano ai giovani consistenti quote di “tempo libero” da riempire con attività amicali, ludiche, sportive, di divertimento e, per una minoranza consistente, di impegno sociale e più raramente politico. Tra le attività del tempo libero dominano le attività espressive e, in particolare, la musica. (9)

Il Rapporto dell’Istituto Toniolo, di quest’anno ha rilevato preoccupanti fragilità e diseguaglianze nei percorsi formativi, professionali e di vita delle nuove generazioni. Ma ricadute rilevanti si hanno anche sulla dimensione del disagio sociale, della salute mentale, dell’insicurezza nei confronti del futuro. Le nuove generazioni mostrano tuttavia una grande capacità di resilienza, che trova riscontro nell’atteggiamento personale e nella partecipazione sociale, ma anche in un possibile protagonismo favorito da Next Generation Eu. (10)

Infatti, è dal 2021 che si ipotizza la progettazione della nuova fase di sviluppo del Paese dopo l’impatto inedito e inatteso della pandemia. Il governo italiano ha steso il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), con progetti ambiziosi che vogliono mettere al centro la valorizzazione del capitale umano delle nuove generazioni, rafforzare i percorsi formativi e professionali, con l’obiettivo principale di superare i limiti e gli squilibri passati ma anche per cogliere le opportunità di uno sviluppo inclusivo e sostenibile che valorizzi le competenze necessarie per la transizione digitale e verde.

Nella parte conclusiva, mi sembra opportuno riferirmi al rapporto generazionale. Maurizio Merico ha curato un volume, che contiene in una nuova traduzione due saggi di Karl Mannheim: “Il problema delle generazioni” e “Il problema della gioventù”. Si tratta della più compiuta definizione sociologica del concetto di generazione, nella dinamica dei processi di mutamento. (11)

Mannheim è il sociologo che studiò in modo compiuto il problema generazionale, inteso come esito di una particolare “collocazione” nella struttura sociale, in “uno spazio limitato di esperienze possibili”. Per chiarire questo aspetto, introdusse la distinzione tra collocazionelegame unità di generazione. A differenza della collocazione, il legame di generazione rappresenta “un’unione reale tra gli individui che si trovano nella stessa collocazione”; loro stessi partecipano consapevolmente alle trasformazioni che investono il destino storico-sociale della propria epoca. È nelle unità di generazione che la collocazione generazionale diviene forza concreta di trasformazione sociale e culturale. Si tratta di un “processo continuo”, nel quale la cultura viene sviluppata da uomini che accedono ogni volta al patrimonio culturale accumulato. Quando emerge una nuova generazione si avverte l’esigenza di rimettere continuamente tutto in discussione: le esperienze del passato hanno importanza se esistono nel presente, se sono capaci di offrire agli individui modelli in base ai quali, consapevolmente o inconsapevolmente, orientare il proprio agire nella contemporaneità. (12)

Il passaggio all’età adulta ha presentato, da sempre, difficoltà: si pensi alle prove d’iniziazione cui erano sottoposti i giovani nelle culture primitive per essere ammessi al mondo degli adulti. Oggi si è più attenti al travaglio psicologico che i giovani affrontano per inserirsi in una società competitiva che richiede competenze e abilità da costruire giorno per giorno. Il problema più rilevante riguarda il sapersi orientare tra mille sollecitazioni che provengono dalle agenzie educative e dalle istituzioni: esse non sempre affrontano nella migliore maniera i cambiamenti sociali che dovrebbero adeguare formazione, professionalizzazione, maturazione di capacità di giudizio per poter affrontare le complesse sfide della vita.

Note:

  1. Rapporto Italia 2022” di Eurispes, sulla Condizione Giovanile, 26 maggio 2022.

  2. Ivi.

  3. Global Youth Tourism, adnkronos, 1 luglio 2022, https://www.adnkronos.com.

  4. Sorrento, Global Youth Tourism Summit: il messaggio di Papa Francesco, 28 giugno 2022, https:www.positanonews.it.

  5. Queste definizioni sono in: Alessandro Cavalli e Carmen Leccardi, Le quattro stagioni della ricerca sociologica sui giovani, Quaderni di Sociologia, http://journals.openedition.org/qds, 62/2013, pp. 157-169).

  6. Ivi.

  7. Ivi.

  8. Cavalli A., alla voce: Giovani, in Enciclopedia delle Scienze Sociali, 1994.

  9. Ivi.

  10. La condizione giovanile in Italia. Rapporto Giovani 2022, a cura di, Istituto Giuseppe Toniolo. 10 giugno 2022.

  11. Si tratta di Karl Mannheim, Giovani e generazioni, Meltemi, 2019. Maurizio Merico, nel 2002, aveva già scritto un interessante libro: Giovani come. Per una sociologia della condizione giovanile in Italia, Edizioni Liguori.

  12. Ivi.

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