Sui confini de: “Le Sociologie”

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Sui confini de: “Le Sociologie”

di Pasquale Martucci

https://www.ricocrea.it/2022/05/01/sui-confini-de-le-sociologie/

 In questo scritto, intendo riflettere su una questione che riguarda la rivista online “Le Sociologie” (1), di cui si è posta l’evidenza nell’ambito del Convegno di sabato 30 Aprile 2022, presso l’Ordine dei Giornalisti della Campania, organizzato dalla stessa testata, in collaborazione con l’“Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Campania”, con la consegna del Premio Giornalistico “Robert Ezra Park”, conferito al giornalista Maurizio Bolognetti. In quel Consesso si è discettato sulla rivista e si è introdotta la questione della valorizzazione professionale del sociologo del territorio, seguendo un percorso normativo. Hanno apportato il loro contributo: Franco Picarone, Presidente della Commissione Bilancio della Regione Campania; Domenico Condurro, editore della testata on line “Le Sociologie” e Presidente dell’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Campania; Giuseppe Cotarelli, Direttore Responsabile della rivista on line; Sergio Mantile, Direttore Editoriale de: “Le Sociologie” e Segretario dell’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Campania. (2)

Eppure, insieme alle rilevanze degli interventi, durante l’evento ho verificato soprattutto le tematiche trattate dalla rivista, i tanti ambiti cui si rivolge: dalle professioni sociologiche, dagli strumenti/tecniche/metodologie, per giungere alle professioni di prossimità sociologica e alle narrazioni sociali. Tutto questo conduce a fare qualche riflessione sulla questione dei confini sociali e culturali da considerare, per quanto concerne l’interesse della sociologia.

Fatta questa premessa, apporto alcune riflessioni, partendo da ciò che si può leggere sulla rivista. Mantile ha evidenziato “le ragioni di una pluralità di senso molto familiare ai sociologi”; sulla stessa lunghezza Condurro, che ha spiegato “l’importanza dell’applicazione concreta nelle infrastrutture sociali presenti sul territorio, nei gruppi, tra la gente, delle metodologie, delle tecniche, dei saperi; infine, Cotarelli si prefigge lo scopo di realizzare con la rivista “un focus sui temi di carattere scientifico, culturale e professionale, che afferiscono ai temi della sociologia, rivolta anche agli eventi di rilievo di carattere nazionale e internazionale”. (3)

La tendenza è l’approccio interdisciplinare, passando dal sociologismo intransigente, in cui la ricerca era ricondotta a puro, specifico, sociale, alle scienze sociali specializzate, con processo di atomizzazione, all’interdisciplinarità, con integrazione e sistematizzazione. In quest’ultimo caso, come sostiene Ferrarotti, si tratta di condurre “un’indagine orientata, chiamata a verificare o invalidare un determinato quadro di ipotesi”, partendo dall’uomo come “attore sociale”, inteso globalmente, come totalità psicofisica in una determinata matrice storica e ambientale. (4) Qui giocano un ruolo chiave i rapporti con altre scienze ma anche i “principi differenziatori”, per affermare quella sociologia definita “scienza della società”. (5)

Tutto ciò mi fa pensare al termine confine, o meglio: con-fine, che deriva da finis “solco”. Al di là del confine c’è il caos, ed allora si traccia questa linea che deve essere non spezzata, proprio per evitare confusione e disordine, perché ciò che è al di là è altro. Ora questo concetto di finis è complementare a limes, che rappresenta la zona in cui c’è continuità e contatto, provvisorietà e permeabilità. (6) Silvano Tagliagambe ritiene che il confine debba essere: a) imprescindibile come linea di demarcazione per rilevare una specifica identità; b) poroso e tale da fungere da interfaccia con l’esterno e con l’altro, per permettere lo scambio; c) mobile, in quanto l’osservatore può spostare avanti o indietro il confine che lo separa dal sistema osservato, e questo spostamento determina un diverso modo di vedere e interpretare la realtà. (7)

Questo per dire come siano complicate le cose. “Le Sociologie” è al plurale: implica proprio gli ambiti nel senso di agire nella ed intorno alla sociologia, nella complessità, ramificando gli interventi nei vari territori del sociale. Territori, ben inteso, come confini sempre permeabili.

Andando oltre, il non delimitare, cioè mantenere contiguità e contatto, permette di ampliare la conoscenza, produrre idee e considerazioni, da ricondurre poi entro una capacità di analisi e interpretazione, da affidare allo studioso, pensatore, ricercatore, in grado di districarsi in contesti concatenati, comunque aventi il comun denominatore di essere “pensiero”. In tal senso, il pensiero sconfina. La rivista raccoglie tanti ambiti, li organizza in tematiche, ma con confini del tutto labili. Del resto, cosa potrebbero essere i confini, non quelli oggi di strettissima attualità, ma quelli disciplinari?

Franco Ferrarotti riprese il concetto di “ricercatore come ricercato”, del tutto coinvolto nel processo di ricerca. Esso diventa non una comunicazione ad una sola via ma un “dialogo”, che tende a “cogliere il punto di vista altrui” e mettere in discussione le proprie credenze e conoscenze per acquisire e comprendere “i significati attribuiti da altri alle cose”. Il ricercatore svolge: a) un processo costante di autoanalisi e di esplicazione dei suoi valori e preferenze soggettive; b) la ricerca è rapporto, scambio con l’altro, come dialogo con l’oggetto. (8)

Nel lavoro è necessario porre la dovuta attenzione alla verifica dei dati rilevati, al rapporto tra testo e contesto, legando soggettività e oggettività per attenuare le distanze e realizzare il principio di responsabilità di coscienza. Ferrarotti si riferisce a Weber attento ad un approccio soggettivo, che formula concetti tipici per uniformare i processi empirici, non attraverso opinioni, ma occupandosi di fatti. (9)

La ricerca, affermava Weber, deve seguire procedure ordinarie, osservazione rigorosa, comparazione sistematica. Selezionare una parte di realtà che incarna valori importanti per gli esseri umani, studiare la realtà sulla base di valori condivisi che poi sono quelli di interesse per l’europeo moderno. Approfondendo oltre, giungeva a sostenere che fatti e valori difficilmente potessero essere scissi, ma che fosse importante rendere consapevoli se stessi e il pubblico dei valori cui si fa riferimento. La conclusione è che le scienze sociali sono le ultime che possono arrogarsi il diritto di dire quali scelte fare, ovvero il ricercatore non può dire alle persone cosa fare. E’ il principio della non scelta, ma è soprattutto il principio del distacco dal proprio interesse per trovare risposte universalmente valide alle domande che il ricercatore si pone, e che riguardano: rigore nella ricerca; etica della responsabilità, azioni come mezzi-fini; etica della convinzione, agire secondo i propri personali sentimenti, secondo coscienza. (10)

Questi spunti sono utili strumenti metodologici per coloro che svolgono importanti ricerche sui fenomeni sociali, e riconducono a discipline a tratti differenti. Vale a dire che il terreno dei confini, è poco stabile, difficoltoso nell’attraversamento ma certamente importante nelle sue suggestioni e connessioni. La sociologia non può essere settorializzazione ma allargamento, per avere tanto materiale in cui districarsi. Esso non è mai troppo; si può anche accantonare e riprendere nel tempo. Tutto ciò era nella mia mente nell’alternarsi degli interventi nel Consesso di Napoli. Parole che entravano ed uscivano ed erano possibilmente interconnesse, nel senso che saltando dall’uno all’altro interlocutore lasciavano il segno nell’ascoltatore. Qui è il sociologo il punto di riferimento centrale per modificare la stessa capacità di fare “azione sociale”, con attenzione ai problemi del territorio.

Concludo con Franco Ferrarotti, che sostiene come la sociologia non si insegna solo sui manuali o dalla cattedra, perché è ricerca sul campo. Afferma che teoria e ricerca sono complementari: “I concetti sociologici (…) sono gli strumenti di lavoro del ricercatore sociale che si autoconcepisce come un artigiano intellettuale, interessato a descrivere situazioni umane in un dato contesto, analizzarle, eventualmente spiegarle, quanto meno interpretarle e comprenderle”. (11)

Note:

https://www.lesociologie.it.

Convegno, Ia Edizione Premio Giornalistico “Robert Ezra Park”, Napoli, 30 aprile 2022.

Condurro D., Cotarelli G., Mantile S., interventi, in https://www.lesociologie.it.

Ferrarotti F., Opere. Scritti teorici, vol. 1, Marietti, 2019, p. 275.

Ivi, p. 282.

Gentili D., Confini, frontiere, muri, Lettera Internazionale, 98/2008, pp. 16-18.

Tagliagambe S., Epistemologia del confine, Il Saggiatore, Milano, 1997, p. 59.

Ferrarotti, F., Opere. Scritti teorici, vol. 1, cit., p. 295.

Ivi, pp. 239-240.

Cfr.: Weber M., Il metodo delle scienze storico-sociali, Einaudi 1958, ed in seguito 1966 e 1989.

Ferrarotti F., Opere. Ricerche, vol. 1, Marietti, 2020, p. 5.

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