“Signal for help”, come comportarsi in presenza di una richiesta di aiuto.
Di Alessandra Pinto
Il 30 dicembre 2024 è stato pubblicato sul sito del Ministero dell’Interno
il report che propone un resoconto degli omicidi volontari nel periodo dal 1 gennaio al 29 dicembre 2024.
Sono stati compiuti 308 omicidi: 110 sono le donne uccise, di cui 95 in ambito familiare e/o affettivo e 59 dal partner o ex partner.
Ciò che mi ha colpito è che confrontando i dati con il 2023 si parla di “un calo” delle vittime come a voler dire che l’impegno profuso ha portato effetti positivi; in realtà la flessione è irrisoria.
Solo nella settimana dal 23 al 29 dicembre 2024 sono stati commessi 5 omicidi, le donne uccise sono 4 e la percentuale di violenza che avviene in ambito domestico è costante dal 2023 al 2024.
Mi sono chiesta se vi siano state denunce oppure richieste di aiuto, se le persone circostanti, che avevano o meno un legame affettivo con la vittima, sono riuscite a cogliere i segnali della violenza.
Secondo la mia esperienza, nel ciclo della violenza abbiamo tre protagonisti: la vittima, la persona che commette violenza e gli spettatori (sono minori, parenti, vicini di casa etc…).
Per tale ragione ritengo sia importante continuare a diffondere il “Signal for help”, un gesto della mano (piegare verso il palmo della mano il pollice tenendo le altre quattro dita in alto e poi chiuderle a pugno) per segnalare in modo silenzioso una violenza anche in presenza dell’aggressore; lanciato da una fondazione canadese, Canadian Women’s Foundation, nel 2020 quando iniziarono le restrizioni per contenere il coronavirus.
Esistono altri codici di auto-mutuo-aiuto contro la violenza domestica: nel Regno Unito è stato messo in atto un sistema contro le molestie nei bar o pub: per segnalare un pericolo al personale è sufficiente chiedere di Angela (la campagna si chiama “Ask For Angela”) e in Francia, dal 2015, si usa disegnare un punto nero sul palmo della mano.
Il “Signal for help” è maggiormente diffuso a livello internazionale perché presenta il vantaggio di non lasciare segni ed è riconosciuto dalle associazioni di non udenti (consultate prima del lancio della campagna) poiché non rientra nella lingua dei segni.
Tuttavia, riconoscere una richiesta di aiuto non basta: è importante conoscere quali procedure adottare per soccorrere e proteggere la vittima.
A seconda della situazione in cui ci si trova i comportamenti da attuare saranno differenti.
Pochi suggerimenti per non trovarsi impreparati.
Se chi chiede aiuto è una persona estranea non bisogna avvicinarsi, ma chiamare i numeri di emergenza (112, 113, 118 e 1522) identificandosi, indicando il luogo in cui ci si trova, fornendo dettagli che riguardano la vittima e l’aggressore, specificando se la vittima è ferita e se vi sono minori.
È fondamentale “DOCUMENTARE” per testimoniare ciò che sta succedendo.
Potrebbe sembrare ovvio ma, prima di accendere la videocamera o fotografare, dobbiamo tener presente che stiamo cercando di aiutare la vittima.
È indispensabile chiedere alla vittima cosa vuole fare del video e delle immagini o consegnarle direttamente alle forze dell’ordine; il materiale raccolto non va assolutamente divulgato.
Se ci si trova in un luogo ove è presente una persona che riveste un ruolo di autorità (l’addetto alla sicurezza o il personale di un ristorante) è importante avvertirlo, potrà essere di grande aiuto.
Se vi è una relazione con la vittima (affettiva, amicale, lavorativa) è necessario comprendere di cosa abbia bisogno.
Si può contattare il 1522 (il numero nazionale di aiuto antiviolenza attivo 24 ore su 24 tutti i giorni, accessibile gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un’accoglienza disponibile in diverse lingue) spiegando la situazione; operatori e operatrici esperte sapranno indirizzarvi.
Potreste proporre alla vittima di rivolgersi ad un consultorio o ad un centro antiviolenza: di seguito il link
https://www.1522.eu/mappatura-1522/
(aggiornato ad aprile 2023) ove è indicata la mappa dei centri antiviolenza e quello che indica la mappa dei consultori
Per affrontare la violenza è necessaria competenza, non si può improvvisare: chi nota tale gesto o chi conosce una persona vittima di violenza non deve agire impulsivamente né minimizzare.
Ricordo che mia nonna ripeteva spesso: sii coraggiosa, ma non imprudente.
Nel ciclo della violenza i terzi spettatori possono salvare una vita chiedendo aiuto senza mettere in pericolo se stessi e la vittima: siate preparati e non fatevi prendere dal panico tenendo a mente le poche indicazioni che ho sintetizzato e che troverete sui siti dedicati.
Avvocata Alessandra Pinto del foro di Napoli, mediatrice familiare. Specializzata in diritto di famiglia, diritto tributario e societario.