Segnalazione su Renato Barisani di Maurizio Vitiello e testo di Franco Lista.

Segnalazione su Renato Barisani di Maurizio Vitiello e testo di Franco Lista.

Prima di leggere l’interessante scritto di Franco Lista si precisa quanto segue:

1 – Il 10 febbraio 2025 Napoli, alla Biblio-Mediateca ETHOS e NOMOS, al Vomero, in collaborazione con il Museo Minimo di Napoli e l’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Campania, c’è stato il momento visivo-culturale di alto livello con l’incontro-omaggio sulla figura del grandissimo artista e maieuta Renato Barisani, che ha visto la proiezione del documentario del regista Filippo Filetti “CUNEO NEL ROSSO”, nonché un ampio meeting con interventi di Filippo Filetti, regista; Franco Lista, artista e architetto; Davide Guida, videomaker e regista.

Ha moderato Maurizio Vitiello, Vice-Presidente Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Campania e critico d’arte.

 

2 – Il 18 marzo 2025 al Polo delle Arti Caselli Palizzi è stato inaugurato il ciclo di conferenze “L’arte e i giovani, politiche per l’arte, la cultura e la tutela dei beni culturali”.

Primo incontro con il documentario “Cuneo nel rosso” sull’artista Renato Barisani – le cui opere sono presenti anche all’interno delle collezioni del Museo Artistico Industriale del regista Filippo Filetti, che ha presentato il video.

Interventi del critico d’arte Maurizio Vitiello e dell’artista Maria Manna.

A moderare la bravissima Linda Irace, coordinatrice scientifica del progetto.

 

RENATO BARISANI (1)

In un momento di “estetica triste”, adottando il titolo dell’ottimo saggio di Fabio Merlini che criticamente spazia sulle singolari caratteristiche della fruizione e consumo del “nostro mondo estetizzato e performante”, parlare e riflettere sulle opere di Renato Barisani, ritengo che sia una sorta di azione terapeutica, prima ancora di essere una civile e doverosa rammemorazione dell’artista.

Per converso, proprio alla luce della chiave interpretativa di Merlini sulla generale condizione di “seduzione e ipocrisia dell’innovazione” nel cosiddetto sistema dell’arte, questo incontro su Barisani ci ricorda che non si verifica alcun oblio, nessuna eclissi se riguardiamo l’opera di qualità degli autentici maestri.

A questa tipologia appartiene Renato Barisani sul quale, nel tempo, si è sviluppata una intensa attività critica. Solo per fare qualche esempio, penso alla mostra tenutasi a Milano nella Galleria Vismara negli anni ’90. Una grande mostra con testi critici di pari grandezza: Achille Perilli, Nello Ponente, Gillo Dorfles, Filiberto Menna, Enrico Crispolti.

A Napoli, vanno ricordate le mostre alla Galleria Numerosette, diretta da Luca, allo Studio Morra e i saggi critici di Massimo Bignardi, con il suo scritto L’astrazione organica, e di Arcangelo Izzo con Barisani scultore.

Nell’ampio florilegio critico devo riconoscere tutta la mia ammirata simpatia per le cose scritte da Renato De Fusco sul suo sodale Barisani.

In Arti & altro a Napoli De Fusco narra, con rara e scorrevole efficacia, la viva storia delle arti, degli artisti, degli architetti e delle gallerie a Napoli dal dopoguerra al 2000. Inizia infatti dal Gruppo Sud-pittura, creato dall’ottimo Prunas nel 1946, definito da Ferdinando Bologna “la vera spina dorsale del rinnovamento dell’arte napoletana e la matrice di tutti i più importanti movimenti che seguiranno”.

Movimenti che vedono Barisani insieme allo stesso De Fusco, Ezio De Felice, Armando De Stefano, Lippi, Starnone, Guido Tatafiore e altri. Movimenti e tendenze pittoriche decisamente diverse, in un arco che va dal Post-cubismo all’Espressionismo.

Il ruolo importante della galleria Blu di Prussia di Guido Mannajolo, va decisamente sottolineato!

Poi il Mac, acronimo di Movimento Arte Concreta, che nasce a Milano nel 1948 in netta contrapposizione al Realismo politicamente vincolato. Penso a Dorazio, Dorfles, Fontana, Perilli, Sottsass, Veronesi certamente non allineati come Guttuso alle indicazioni del più forte partito comunista europeo.

In linea di creativa correlazione con Milano nascerà il Mac napoletano che si manifesterà pubblicamente nel 1954, con una importante mostra alla Galleria Medea di Mario Mele in via Chiaia.

Barisani, indubbiamente appare l’artista più avanzato di tutti, soprattutto agli occhi di Renato De Fusco che progetta e cura l’allestimento espositivo.

Questa cosa è da ritenersi eccezionale, poiché Barisani in questa mostra realizza qualcosa di nuovo e insieme complesso; la sua è un’opera spazialmente molto articolata, fatta di piani, pannelli, elementi portanti … tutti sospesi, tali da che creare suggestivi percorsi fruitivi.

“Il tutto, sempre ad opera di Barisani, era unificato da dissimmetriche strutture spaziali lignee: tondini si snodavano tramite piccole sfere, partivano da una sagoma geometrica piana o solida per espandersi in ogni direzione, attraversavano quadrati e rettangoli, a loro volta traforati a cerchi”, così dice De Fusco. Angelo Trimarco, nel riportare questa bella descrizione nel suo saggio Napoli un racconto d’arte 1954/2000, considera anch’egli come “le strutture descritte rinviano a un orizzonte concettuale e a una pratica artistica che egli (Barisani), a quel tempo, non conosceva”.

Potremmo definire questa singolare messa in opera da Barisani una vera e propria installazione ante litteram per il suo carattere che precorre e anticipa i tempi.

E l’arte di Barisani poi ritorna a essere una fonte di magia e d’incanto cromatico attraverso l’Informale, quello di matrice materica: un ulteriore impegno operativo e di ricerca a metà degli anni ’50.

L’adesione al Gruppo 58 è rintracciabile nella mostra “dei 13 pittori napoletani” alla Galleria Medea nel 1958; con un eccellente testo critico di Ottavio Morisani.

Con Barisani, espongono Guido Biasi, Lucio Del Pezzo, Mario Persico, Luca Castellano, Sergio Fergola, Guido Tatafiore, Mario Colucci. Essi rappresentavano l’arte contemporanea a Napoli, il potere culturale e creativo della città.

Innumerevoli episodi dimostravano come le radicali trasformazioni stilistiche di questo gruppo di artisti avessero suscitato forti reazioni non solo tra gli amanti dell’arte e i pittori della tradizione, ma finanche tra i critici.

Va, in proposito, ricordata l’aspra e offensiva opposizione all’Astrattismo da parte di Paolo Ricci, autorevole critico del giornale l’Unità, organo del Partito comunista, nonché pittore fortemente impegnato.

Ricordo un suo articolo dal titolo emblematico per la sua netta presa di posizione, Astrattismo alla pizzaiola, nel riferirsi proprio alla mostra del Mac alla Galleria Medea.

Paolo Ricci così scriveva, al limite dell’insolenza: “Quattro dei nostri artisti astrattisti hanno trasferito la loro roba nella sala della Galleria Medea, trasformandola in qualche cosa che sta tra le bancarelle natalizie e l’ingenua scenografia di un interno da pitonessa o da chiromante”.

Barisani, intanto, va avanti e col suo lavoro di ricerca dà la misura della forte incidenza dell’astrattismo, liberandosi dai lacci del conformismo che riveste la pittura della più vieta tradizione. Diventa certamente protagonista: la sua arte prende forma stilistica e rivela le sue particolari caratteristiche estetiche. Un lavoro di pioneristico e raffinato sperimentatore il suo; di autentico e rigoroso battistrada che porta le arti visive a una condizione di necessaria e rinnovata “purificazione”, attraverso l’astrazione.

Peraltro, di “purificazione” parlo nel catalogo Le carte dell’arte scritto insieme a Giorgio Agnisola e a Carlo Roberto Sciascia e, dalla mia critica, Luigi Paolo Finizio ne trae una citazione nel suo saggio Avanguardia a Napoli, 2010.

Naturalmente, queste brevi note sono solo una parte, o meglio l’inizio della lunga e straordinaria stagione dell’astrattismo nella quale la vicenda artistica di Barisani spazia nei linguaggi delle arti più recenti, con esiti di straordinario interesse.

(1) Franco Lista  – Sintesi della conversazione, tenuta a Ethos e Nomos il 10 febbraio 2025, in correlazione a un filmato-intervista su Renato Barisani. Manifestazione ideata e realizzata da Maurizio Vitiello – Maggio 2025

 

 

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